Ungheria, la terra antichissima del Re Tokaji.

Quando si pensa ad una nazione come l’Ungheria il pensiero vola subito al re dei vini dolci, sicuramente il più antico e famoso al mondo, un vino che non mancava di certo nella tavola di re ed imperatori di mezzo mondo, sto parlando del celebre Tokaji, vino dolce prodotto con l’utilizzo di uve Furmint in prevalenza, vitigno autoctono ungherese.

L’Ungheria vanta una tradizione antichissima ed una legislazione vitivinicola addirittura più antica di quella francese, pare che la classificazione dei vigneti del Tokaj-Hegyalja risalga al 1700, la zonazione dei vigneti di 1°, 2° e 3° classe e dei non classificati sia del 1737 e la classificazione di merito in cru del 1732, ben ottant’anni prima dei grands cru classes Bordolesi.

Tokaj
Tokaj

Ciò che mi ha spinto a scrivere questo articolo non è solo l’amore verso questo nobile vino dolce, affascinante ed estremo se vogliamo. Pensate che i grappoli di Furmint vengono attaccati dalla botrytis cinerea, una muffa nobile che rende queste uve orribili a vedersi, ma in grado di conferire al prodotto finale proprietà organolettiche indescrivibili a parole. Ho voluto scrivere questo articolo per valorizzare tutta la gamma di vini bianchi prodotti in Ungheria, partendo da “semplici” vini fermi a base Furmint e Harslevelu, altro celebre vitigno autoctono ungherese a bacca bianca, arrivando ovviamente al celebre Tokaji. Credo fermamente nelle potenzialità del terroir ungherese, le diverse situazioni climatiche unite ad una componente geologica molto variegata: terreni vulcanici, terre rosse con arenaria e sabbia, lòss, terreni scistosi e sassosi, terreni calcarei ed argillo sabbiosi sono in grado di offrire vini con spiccata mineralità ed ammirabile eleganza. Buona dose di acidità e sapidità li rendono piacevoli e beverini anche in presenza di gradazioni alcoliche piuttosto elevate dai 13,5 ai 14,5% vol. Le zone qualitativamente migliori sono senza dubbio il Transdanubio Settentrionale e Meridionale, il Massiccio Montuoso con le zone di Eger, Matraalja e Tokaj raggiungono vette di assoluto pregio con l’utilizzo di uve autoctone quali Furmint, Harslevelu e Muscat Lunel.

Tralasciando quest’ultima, parente stretta del Moscato Giallo coltivato in Alto Adige e il Muscat a Petit grain in Valle d’Aosta, mi soffermerò in questo articolo a parlarvi delle prime due. Ho avuto occasione di partecipare ad una meravigliosa degustazione organizzata da Massimo Lombardi, proprietario dell’omonima enoteca situata nel centro di Novara. Massimo, conoscendo i miei gusti in fatto di curiosità enologiche, mi ha subito invitato.

I sei vini in degustazione
I sei vini in degustazione

I sei campioni degustati sono il frutto di un suo viaggio effettuato pochi mesi fa proprio in Ungheria. Tra le tante azienda visitate ci illustra i vini di Balassa Bor, giovane azienda che ha sede proprio nella cittadina di Tokaj. La cosa interessante della degustazione a mio avviso è proprio il fatto che ci propone non solo due splendide versioni di Tokaji dolci, ma ben tre campioni su sei sono vini secchi a base furmint ed uno a base Harslevelu, vini davvero difficili da reperire in Italia anche perché prodotti in quantità davvero limitate e penalizzati da costi di trasporto troppo elevati che li farebbero risultare troppo cari per il mercato italiano. Pensate che i campioni degustati vanno dalle 20 euro alle 85 per i vini secchi e arrivano alle 120 per i dolci.

Ma parliamo di questi meravigliosi vini, tutti provenienti da cru specifici. In Ungheria questo concetto è sacro. Cominciamo dal primo: “Tokaji Furmint Nyulászó 2012” un vino 100% da vitigno Furmint, proveniente dal cru di Nyulászó. Si presenta giallo paglierino, luminoso e vivace con riflessi dorati, buona consistenza, un naso di frutta esotica molto intensa, soprattutto il mango e l’ananas maturo, subito rinfrescato da una piacevole nota agrumata di limone con una fragranza di frutta secca tostata, spezia dolce e nota minerale salata. Il palato è morbido, giustamente sapido, equilibrato e persistente, corrispondono in bocca le note fruttate descritte con un finale inaspettato di liquirizia, la sapidità prevarica leggermente l’acidità ma nel complesso risulta equilibrato e piacevole.

Tokaji Furmint Nyulászó 2012
Tokaji Furmint Nyulászó 2012

Il secondo vino è il Tokaji Furmint Mézes-Mály Villö 2012, sempre 100% da vitigno Furmint, il cru è Mézes-Mály.
Si presenta vivace e cristallino, un giallo paglierino meno caldo ma di sorprendente luminosità, buona consistenza, note di frutta a polpa bianca fresca, sorprende e affascina la nota iodata unita ad un incredibile nota di incenso e cera di candele. Fino ad ora ho difficilmente riscontrato in un vino bianco una nota così netta come questa che vi ho appena descritto, eleganza allo stato puro. Il palato non è da meno. Sicuramente più equilibrato del primo. La freschezza è notevole, sapidità meno preponderante, corrispondenza fruttata e persistenza incredibile. Sicuramente il vino più equilibrato dei 4 secchi proposti da Massimo, quello che ho preferito.

Tokaji Furmint Mézes-Mály Villö 2012
Tokaji Furmint Mézes-Mály Villö 2012

Il terzo vino è il Tokaji Hárslevelü Betsek 2011, questa volta 100% da uve Hárslevelü coltivate nel cru di Betsek.
La veste è giallo paglierino classico, assenza di sfumature, buona consistenza. Il naso è incentrato su note fruttate a polpa bianca quali la pesca e il melone d’inverno, una fresca nota agrumata di limone ed erbacea si fonde magistralmente al floreale molto elegante che con l’aumento di temperatura diventa miele millefiori e pepe bianco.
Il palato ancor più dei precedenti è incentrato sull’acidità, media persistenza, un estratto inferiore, ma buon equilibrio e corrispondenza di note erbacee e speziate. Un vino più semplice ma di estrema piacevolezza.

Tokaji Hárslevelü Betsek 2011
Tokaji Hárslevelü Betsek 2011

Concludiamo la serie di vini secchi con il Tokaji Furmint Betsek 2011, stesso cru ma questa volta 100% da uve Furmint. Una veste leggermente più calda, simile al primo vino degustato. Buona consistenza che fino ad ora ha contraddistinto tutti e quattro i vini. Il naso è da subito minerale, ricorda molto il secondo vino sulle note ci cera di candela e incenso, sicuramente meno intense e nette. Si percepisce una sfumatura di pepe bianco e fiori freschi che lo rendono sicuramente meno complesso del secondo, ma ugualmente fine ed elegante. Palato con buona spalla acida che rimanda a note citrine e di mandorla. Media persistenza ed estrema piacevolezza.

Tokaji Furmint Betsek 2011
Tokaji Furmint Betsek 2011

Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, arriviamo alla perla della degustazione. Anche in questo caso il termine perla risulta appropriato visto che una bottiglia da 500 ml. di questo Tokaji 6 Puttonyos (termine che indica il livello di dolcezza del vino) Aszú Villö 2009, da uve 100% Furmint attaccate da botrytis cinerea, ha un prezzo in Italia di circa 120 euro.
Ovviamente non mi faccio influenzare dal prezzo, il vino ha una luminosità non comune, è proprio il caso di dirlo brilla di luce propria, una luminosità color dorato inteso. Consistente con archetti fitti e regolari si apre al naso con note intese di frutta candita, soprattutto scorza di arancia e agrume da panettone a cui si aggiungono eleganti note di zafferano, cioccolato bianco, terziari di lacca e smalto ed una nota balsamica e minerale ancora non espressa al meglio, causa la giovane età del vino. Il palato è incredibilmente equilibrato, se solo pensiamo al grado zuccherino composto da un residuo maggiore di 200 grammi litro, la freschezza di questo vino è sbalorditiva. E’ questa la vera forza del Tokaji ungherese, palato morbido e cremoso, suadente, ma con sferzata acida che si corre il si rischio di finire la bottiglia da soli, soprattutto se abbinato ad un meraviglioso formaggio Stilton Inglese gentilmente offerto da Massimo, fornito dalla salumeria Moroni, una delle più fornite di Novara, vero tempio per grandi golosi. Un vino che difficilmente scorderò da qui a molti anni.

Tokaji 6 Puttonyos Aszú Villö 2009
Tokaji 6 Puttonyos Aszú Villö 2009

Chiudiamo la degustazione con l’ultimo vino ovvero il Tokaji Zéta Mézes-Mály 2010, il cru lo conosciamo già, un vino passito, con residuo zuccherino maggiore del precedente, svolge parzialmente la botrytis cinerea, a seconda dei grappoli che vengono selezionati.
Il colore è giallo dorato inteso e vivace con riflessi ambra, grande consistenza, naso intenso di miele di castagno, albicocca secca ed in confettura, un lieve terziario di cera e lacca, un finale di zucchero vanigliato. Il palato è cremoso, pieno, dolce senza risultare stucchevole grazie alla solita acidità che ha contraddistinto tutti questi vini dal primo all’ultimo.

Tokaji Zéta Mézes-Mály 2010
Tokaji Zéta Mézes-Mály 2010

Personalmente ritengo che degustazioni di questo tipo siano più uniche che rare, ma per comprendere a pieno il terroir ungherese il miglior modo è visitare quei luoghi, attraversare quei fiumi, le sue colline, respirare quell’aria, abbinare i vini ai piatti della cucina locale, parlare con questi vignaioli appassionati che credono nel loro terroir come pochi altri al mondo, come ha fatto Massimo e come conto di fare presto anche io.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

Una risposta a “Ungheria, la terra antichissima del Re Tokaji.”

  1. Ciao Andrea! Avevi proprio ragione “una sorpresa”… Invidia pura cavolo!!! Il vino nn smette mai di sorprendere!!! BRAVI a presto

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