Chianti Classico Gran Selezione 2016, Villa Rosa

Torno molto volentieri sul concetto già enunciato riguardo al Chianti Classico Gran
Selezione: questa particolare categoria di vino, che si colloca un passo avanti rispetto alla stessa menzione
Riserva – all’interno della scala del Gallo Nero – non deve mai perdere credibilità e soprattutto quell’ariosità
ed equilibrio tipici del sangiovese allevato con cura tra le Colline Senesi.

Il Territorio

L’etichetta di punta di Villa Rosa, brand della Famiglia Cecchi facente parte della linea Le Tenute, deriva principalmente da quattro
microaree: Casetto, vigna dove il galestro toscano è prevalente situata a circa 425 metri d’altitudine,
Palagione e Villa, qui le uve crescono su suoli ricchi di alberese e ciottoli con esposizione a sud, e infine
Ribaldoni, vigneto caratterizzato da una buona percentuale di argilla e limo, pieno nord-ovest e
un’altitudine che va dai 255 ai 290 metri sul livello del mare.

La prima etichetta prodotta riguarda il millesimo 2015, lo scopo di Villa Rosa è tradurre fedelmente ciò che la natura è stata in grado di donare al territorio attraverso un vino che possa soprattutto emozionare attraverso la classe, l’eleganza e non certo l’estratto o peggio i muscoli.

Chianti Classico Gran Selezione 2016 Villa Rosa

 

Chianti Classico Gran Selezione 2016 Villa Rosa

 

Sangiovese 100 % da un millesimo straordinario, 2016, che ha fatto della sua
regolarità l’arma vincente, viti allevate a cordone speronato orizzontale, densità pari a 4800 piante per
ettaro e una resa che si attesta attorni ai 50 quintali. Fermentazione a temperatura controllata, 25-28°C,
per 6 giorni e macerazione a contatto con le bucce per altri 22; affina 15 mesi in tonneaux più un trimestre
in cemento prima di essere imbottigliato dove riposa per un altro anno almeno. Rubino vivace e luminoso
attraversato da lampi granata. Immergendo il naso all’interno del calice un tripudio di fiori freschi prende il
sopravvento: rosa rossa, violetta, dolci ricordi di susina rossa e durone nero di Vignola, more selvatiche e
una coltre balsamica molto elegante che rinfresca il quadro olfattivo, ispessito ulteriormente da tabacco,
lentisco, mirto, e pietra arsa al sole. In bocca la silhouette è degna delle indimenticabili dive del cinema anni
Sessanta, carnose eppur leggiadre; è un vino che mostra spessore senza ostentare muscoli inutili o
concentrazione esasperata; è la sapidità, unita ad un timbro deciso a convincere, la freschezza a
conquistare in un finale che sa di mandorla e spezie decisamente pulito e convincente.
Vino da abbinare a formaggi stagionati di latte vaccino o a del Pecorino Toscano DOP 12 mesi.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.