Torno a parlare di Mandrarossa e lo faccio con il giusto spirito, il mio pensiero è perfettamente in linea con la filosofia della Cantina di Menfi (Ag), ovvero: mentalità aperta, approfondimento e sperimentazione, la stessa è il frutto di continui studi atti ad individuare le cultivar migliori in grado di esaltare il più possibile le peculiarità del territorio vitivinicolo sud-orientale della bella Sicilia.
Mandrarossa Winery
L’Azienda, negli anni, ci ha abituato alle sfide, alle “Storie” così come ama definirle: etichette ben precise prodotte in edizione limitata, ma non solo, che raccontano la tradizione sicula, il passato, gli usi e costumi di una terra a tratti unica al mondo. Questa volta scende in campo il vermentino, varietà in grado di leggere squisitamente il carattere isolano come dimostra ampiamente la produzione sarda, e l’idea del Larcéra 2021, prima etichetta prodotta dalla Cantina in tal senso, non è certo affidata al caso – o peggio alle mode del momento – è il risultato di studi su ceppi particolari che nel tempo hanno saputo adattarsi perfettamente alle colline del territorio, soprattutto a livello microclimatico. Le vigne sono state impiantate nel 2005 su un’area di circa 290 ettari. Per la cronaca la Cantina in questione appartiene al Gruppo Settesoli, un colosso che gestisce la bellezza di 6.000 ettari vitati, Mandrarossa – circa 1.000 ettari – rappresenta il cosiddetto fiore all’occhiello; inoltre l’aspetto sbalorditivo è dato dal fatto che, nonostante i numeri, l’Azienda abbia voluto puntare a tutti i costi sull’agricoltura biologica, progetto non certo facile da realizzare – considerando i mille capricci della natura in relazione al luogo in questione – e i vari controlli sui tanti conferitori coinvolti.
Il Territorio e i Vigneti
Nel 2014 l’agronomo Filippo Buttafuoco, coadiuvato del suo staff, ha avviato un progetto di zonazione che nel tempo ha messo in risalto una microarea di 5 ettari, allevati in regime biologico, dove il vermentino – uva a bacca bianca protagonista del Mediterraneo – ha saputo restituire risultati sorprendenti. I comuni in questione sono: Menfi, Contessa Entellina e Santa Margherita di Belice caratterizzati da terreni di origine calcarea a medio impasto, sabbiosi, elemento importante che permette alla vite di affondare le proprie radici per cercare nutrimento, il giusto apporto idrico soprattutto nei momenti di siccità piuttosto frequenti in quest’area dell’isola. Veniamo al vino, figlio di un’annata indubbiamente calda, tuttavia priva di fenomeni particolarmente penalizzanti riguardo il buon risultato del raccolto; semmai è l’esperienza di Mandrarossa in vigna ad aver fatto la differenza. Vermentino 100% da uve biologiche, vendemmiate durante la quarta settimana di agosto e allevato a controspalliera e potati a guyot, le rese sono basse (4000 piante/ha). L’esposizione dei vigneti è a sud, sud-ovest e sud-est ad un’altimetria che varia da 50 a 390 metri sul livello del mare.
La Vinificazione
Riguardo la vinificazione le uve, dopo essere state diraspate e raffreddate a 8°C, vengono pressate, il mosto ottenuto viene posto a decantare per circa 36 ore e successivamente si aggiungono lieviti; la fermentazione avviene ad una temperatura di 10-12°C. L’Affinamento si protrae per 6 mesi in contenitori di acciaio a bassa temperatura.
IL Vino
Versato all’interno del calice rivela una trama paglierino solare, vivace, attraversata in controluce da riflessi beige-verdolini; media consistenza. Al naso rivela tutto il carattere isolano del vermentino: agrumi e fiori freschi di campo, toni stimolanti quali cedro, melone gialletto e fieno secco, olive verdi pestate e la vera protagonista del bouquet, una lunghissima scia salmastra che richiama fortemente il carattere delle coste sud-orientali della Sicilia. In bocca vi è perfetta sinergia tra parti sapide ed acide, quest’ultime in leggero vantaggio in questa fase – il vino è ancora molto giovane – tuttavia rivela buon equilibrio e un alcol ben amalgamato alla materia (12.5% Vol.). Il finale è fresco, stimolante, lievemente ammandorlato, invoglia il secondo, terzo sorso e così via.
L’abbinamento
L’ho abbinato ad un piatto di cavatelli all’agrigentina, ricetta tipica del territorio che prevede l’utilizzo di pasta fresca all’uovo, olio evo, melanzana, cipolla, pomodoro fresco, basilico e ricotta salata.