Il mio nome è Valentino, sono un Rosé BrutZero.

Per la serie non facciamoci mancare nulla, questa settimana vi parlerò del Valentino Rosé BrutZero, uno spumante metodo classico, davvero particolare prodotto nel comune di Monforte d’Alba, punta di diamante del comprensorio langarolo, patria dei vini rossi più importanti del Piemonte e quindi d’Italia.
L’azienda in questione è Podere Rocche dei Manzoni, situata in Località Manzoni a Monforte d’Alba, nata nel 1974 per volere di Valentino Migliorini, colui che da il nome a questo particolarissimo vino. Oggi viene condotta da Rodolfo, il figlio, che porta avanti l’azienda con la stessa determinazione. Mi sembra doveroso segnalare l’innovazione che ha sempre contraddistinto quest’azienda che ad oggi possiede cinquanta ettari, tutti facenti parte dello stesso comune con proprietà nei migliori e più vocati appezzamenti dell’area vitivinicola.

Pensate che nel 1976 fu creato da loro il primo vino in assemblaggio in Langa e nel 1978 furono i primi ad utilizzare, sapientemente, le barriques per la vinificazione della loro gamma di vini, a questo proposito ritengo che il loro Barolo D.O.C.G.”Vigna Cappella di Santo Stefano” sia uno dei migliori dell’intera denominazione, considerando la tipologia di affinamento descritta. Nello stesso anno iniziarono la produzione di spumante metodo classico, ad oggi quello che considero il vero fiore all’occhiello dell’azienda. A mio avviso il riserva BrutZero ed il riserva BrutZero Rosè, di cui vi parlerò oggi, rappresentano il top che si possa bere in Piemonte per quanto riguarda questa particolare tipologia di vini prodotti con la rifermentazione in bottiglia.

Valentino Rosé BrutZero Riserva 2006
Valentino Rosé BrutZero Riserva 2006

Dunque veniamo al vino in questione. “Valentino riserva 2006 BrutZero Rosè” sboccatura 2011, da uve 85% Pinot Nero, 15% Chardonnay coltivate in Monforte d’Alba in località Rocche dei Manzoni, Santo Stefano di Perno, Madonna Assunta di Castelletto. Rese bassissime, 45-55 quintali per ettaro, da suoli particolarmente ricchi di minerali, marne ed arenarie. Lasciato in maturazione sui lieviti per almeno 60 mesi, questa particolare tipologia di spumante metodo classico viene prodotto in totale assenza di liqueur d’expedition. Un vino senza compromessi, come dovrebbero essere tutti i vini di questa tipologia, o si amano alla follia o si odiano, io e Danila li amiamo.

Si presenta brillante più che mai, cerasuolo con riflessi rosa antico, una vivacità di colore spiazzante. Le bollicine sono finissime e regolari creano numerosi cordoni perfettamente allineati e nonostante i 3 anni dalla sboccatura il perlage è persistente anche a parecchi minuti dalla mescita. Servito inizialmente ad una temperatura di 6-8 gradi in calici piuttosto ampi da vino bianco, data la struttura, il naso risulta piuttosto inteso, di estrema complessità ed eleganza. Si apre su note fruttate di piccoli frutti di bosco: lampone, ribes e fragolina. Prosegue su note agrumate di arancia sanguinella e mela rossa che si integrano magistralmente ad una sensazione floreale di violetta e iris. Con l’aumento della temperatura ad 8-10 gradi e lieve ossigenazione si percepisce nota di menta e talco unite ad una spezia dolce, il pepe rosa e dolci ricordi di pralina alla fragola. Il finale è nettamente minerale, una nota ferruginosa conclude a mio avviso uno dei quadri olfattivi più complessi ed eleganti mai annusati in uno spumante metodo classico italiano.

Il bellissimo colore
Il bellissimo colore

Il palato è morbido, cremosità allo stato puro. Nonostante l’alta percentuale di Pinot Nero la bolla è cremosa e si espande lateralmente sul palato, complici a mio avviso gli ulteriori tre anni di affinamento nella mia cantina. Inizialmente morbido e cremoso si percepiscono le note fruttate descritte, mela rossa e lampone, ma ben presto arriva una sferzata di acidità che riporta subito all’arancia sanguinella con un finale speziato che lascia un irresistibile voglia di berne subito un altro sorso. Questa è la sensazione che non deve mai mancare a mio avviso in un vino di questa tipologia. Complimenti davvero alla famiglia Migliorini non solo per l’alta qualità raggiunta con questo millesimo, ma anche perché il rapporto qualità prezzo di questo metodo classico, 26 euro in azienda o 32 in enoteca, rappresenta una valida alternativa allo Champagne Rosè dove, per lo stesso livello di qualità, servono dalle 50 alle 60 euro, come minimo.
Ma veniamo all’abbinamento del week-end. Mi sono divertito ad abbinare un piatto di mia invenzione, una sorta di rivisitazione della pasta alla Norma siciliana.
Ho semplicemente sostituito alle melanzane previste nella ricetta originale, tagliate a cubetti e fritte nell’olio bollente, le cipolle di Tropea, le ho tagliate ad anelli e saltate in padella, sfumate con lo stesso vino di cui vi ho parlato, che ho utilizzato per avvinare i bicchieri.

Procedimento:
Preparate la salsa di pomodoro fresco, possibilmente utilizzando pomodori San Marzano maturi.
Fate soffriggere uno spicchio d’aglio in camicia e appena dorato toglietelo dalla padella, aggiungete la salsa e portare a cottura, aggiungete sale q.b. e un pizzico di zucchero, aggiungete a metà cottura il basilico spezzettato grossolanamente. Fate saltare gli anelli di cipolla di Tropea, spessore di 3 mm in una padella con un goccio d’olio, sfumate con il vino e portate a cottura, ricordatevi di lasciarle croccanti.
Unite gli spaghetti di Gragnano, ovviamente scolati al dente, alla salsa di pomodoro.

Il piatto
Il piatto

Posizionate al centro del piatto alcuni anelli di cipolla, adagiatevi sopra un gomitolo di pasta, decorate con altri anelli di cipolla, alcune foglie di basilico, un giro d’olio extra vergine d’oliva, una spolverata di pepe nero e la vera protagonista: la ricotta salata. Cosa darei per vedere le vostre facce quando assaporerete l’abbinamento che a mio avviso è perfettamente riuscito. La tendenza dolce della pasta e delle cipolle di Tropea trovano un contrasto perfetto con l’acidità del pomodoro e la sapidità della ricotta salata, stessa sensazione che avvertiamo nel nostro vino, sapidità e freschezza mitigata da una perfetta cremosità della bolla e un finale perfettamente equilibrato. La lunghezza del vino è pari a quella del piatto, si crea nell’insieme un’armonia gustativa molto interessante.
Non mi resta che salutarvi, come sempre sperando di avervi incuriosito. Al prossimo weekend, di degustazione ovviamente.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

8 Risposte a “Il mio nome è Valentino, sono un Rosé BrutZero.”

  1. Buongiorno Andrea!!! Ma che degustazione che vi siete fatti… Complimenti!!! Nn ho mai provato questa bollicina che mi sembra eccezionale a leggerla, tu sai davvero raccontare un vino! Ma due domande,mi son perso qlc con la ricotta, va in cottura o a parte? Poi questo Rosé lo hai preferito al Perlé rosé?? Poi perfavore dimmi la tua sulla conservazione a medio termine (tipo 12/24 mesi) di questa tipologia di vini incredibile… Temperatura ad esempio, xé un elemento importante ieri sera mi ha sconvolto, anzi rovinato la vita con una rivelazione…P.s. ho capito xé usi sempre gli stessi calici adesso……….hihihi!!! A presto e cmq la tua battuta migliore é “collega”!!! Ciao e grazie

    1. Ciao collega, futuro sommelier ed eno-blogger. La ricotta salata devi grattugiarla sopra tipo Parmigiano. Trovi la ricotta salata ovviamente in un negozio di formaggi di fiducia, non al supermercato. Sono due vini diversi, mi è impossibile dirti con certezza il mio preferito dipende anche dall’annata, zone diverse, forse il BrutZero rosè l’ho trovato ancora più persistente al palato e complesso la naso rispetto al Perlè rosè, incentrato più su finezza ed eleganza ma son cmq entrambi grandi vini! 12/24 mesi?????quelli come minimo li faccio trascorrere a tutti gli spumanti di livello che compro per il semplice motivo che a livello gustativo la bollicina diventa meno aggressiva, i profumi si distendono acquisiscono le giuste sfuamture. Anche un semplice, ma onesto brut Ferrari che trovi al supermercato, se lo bevi un anno dopo la sboccatura sarà sicuramente più equilibrato. Ovvio su questa bottiglia non puoi aspettare dieci anni come il riserva del fondatore Giulio Ferrari. Qual’è questa rivelazione che ti ha sconvolto? Non ho capito il fatto dei bicchieri delle volte sei ermetico come Eugenio Montale…. ahahahah… a presto!

  2. Scusa stavo scrivendoti mentre ero in autostrada e qlc homtralasciato… la rivelazione é che nn si possono tenere queste bottiglie di metodo classico x piú di 60/70 giorni ed una temperatora di 10 gradi???… Io nn ho una cantina “naturale”, ma elettrica che contiene 52 bottiglie ed ha doppia temperatura per stratificaxione… Vorrei metterla a 15 gradi x le 2 zone, quindi x 52 bottiglie, ma funziona che impostando la temperatura della parte bassa (26 bottiglie) appunto a 10 gradi dove tengo i bianchi i rosati e le bolle, appunto x stratificazione soppra ne ho 5/6in piú…. Esempio, se sotto la imposto a 15° soppra x le altre (24 bottiglie) ne avró 20/21!! Ne ho anche aquistata un’altra piccola da (16 bottiglie), ma é caricata coi rossina 15 gradi… É un male come dice lui tenere un’anno o due le bolle a 10 gradi?????? I bicchieri che usi tu sono quelli AIS giusto??? Da degustazione professionale appunto, univervale in un certo senso… Grazie Andrea e chissá quante ne avrete voi di bottiglie…….Hihihihi!!! A presto

    1. Ciao Gabri, il problema è che io non credo molto in quelle cantinette elettriche, cioè quelle vanno bene per conservare vini, anche pregiati, ma da bere appunto nell’immediato, infatti vengono usate molto spesso nei wine bar, perchè si spera che il vino vada venduto nell’immediato, non per far affinare ad esempio uno Champagne o un Barolo per dieci anni, i motivi sono tantissimi: l’esposizione alla luce, le vibrazioni, una temperatura inadeguata, umidità inadeguata…ti ricordo che in un vino conservato a dieci gradi per troppo tempo il tappo si restringe e fa passare aria, ergo ossidazioni anticipate sicure,fermentazioni indesiderate. E’ molto meglio a mio avviso se non disponi di una cantina adeguata, scovare all’interno della tua casa un angolo particolarmente buio, tipo stanzino per le scope dove al suo interno non ci sia un termosifone e dove non arriva calore diretto. Fidati è mille volte meglio che la cantinetta elettrica. Non uso sempre e solo bicchieri Ais, dipende ovviamente dal vino, quelli ais vanno bene per bolle importanti ad esempio grandi millesimati e bianchi giovani o mediamente strutturati o vini rossi giovani. Per vini bianchi particolarmente strutturati o biodinamici o rossi particolarmente strutturati e invecchiati non vanno bene, ci vuole un’ampiezza maggiore. Mi raccomando Gabriele non ti fissare e non prendere alla lettera tutto quello che ti viene spiegato ricordati che l’ais è molto didattica in alcune parti, sentirai dire anche che il metodo classico in generale post sboccatura non è fatto per essere invecchiato….ahahaahhahahahahahahahaha….che ridere!Un caro saluto e a presto

  3. Questa degustazione mi sembra davvero interessante. Sono amante delle bollicine.
    Non so se conosci Buvoli e il suo pinot noir (probabilmente si visto che si un intenditore), ma te lo consiglio vivamente e ne rimarresti entusiasto se ti piace questo tipo di bollicina. Ho scritto un articolo nel mio blog se hai tempo di leggero! http://cenedimary.blogspot.it/2014/06/buvoli-real-pinot-noir-artist.html
    Buon proseguimento e complimenti per il blog! 🙂

    1. Ciao Maria, ti ringrazio davvero tanto per i complimenti, io cerco “solo” di trasmettere la mia passione, sperando che arrivi ai lettori
      nella maniera più semplice e diretta possibile. Assieme a Danila, la mia ragazza, anche lei scrittrice e curatrice del blog nella parte tecnica, riteniamo che tutto ciò che gravita attorno al mondo del vino sia un qualcosa di troppo bello per rilegarlo ad un ristretto numero di fanatici estremisti.
      Conosco Buvoli, ti dirò: un mio amico, proprietario di un enoteca in centrto a Novara, alla cieca una volta mi ha proposto un bicchiere del suo “Super-Otto Extra Brut”, ti dico solo che ho sparato “Fidele” di Vouette et Sorbee che sei appassionata di Champagne non potrai non conoscere, in caso contrario mi raccomando rimedia subito. Penso che questo mio piccolo aneddoto possa farti capire cosa penso di Buvoli, grande! Vorrei un giorno andarlo a trovare in cantina. Ho visitato il tuo blog è davvero ben fatto, in confronto a noi, guardando i numeri sei una gigante, noi abbiamo cominciato da poco, quindi spero che continuerai a seguirci perché io farò altrettanto. A presto e grazie ancora.

  4. Grazie Andrea!!!! Ho un’armadio a muro, ma in estate puó arrivare a 27/28°… Lo avevo preso in consideravione, ma temo e se mi contraddirrai ne saró FELICE, che sia troppo alta questa temperatura visto il fatto che in inverno nn va mai sotto i 19/20° ed in estate appunto a temperature da valle della Morte…… Forse é megglio che alzi un pó la remperatura elettrica se é bassa, faró 12 sotto e 18 soppra!?!?!?…. Cmq grazie ancora sei sempre gentile e disponibile…. P.S. ho letto che i Fracia dicono che uno Champagne che passa 10 Anni sui lieviti ne ha bisogno minimo di 2 post sboccatura, se ne ha fatti 20 va atteso minimo 4 prima d’essere bevuto… Ebbene dopo anche la tua rivelazione, che nn solo mi fa temere x le mie bolle preziose, ma mi preclude dal bere un Barolo affinato nelle mie “cantine” penso che la faró finita, mi imuleró alla causa della Coca Cola!!!! Del resto é la bollicina piú bevuta al mondo Ahahahahahahaha…. Helppppppppp!!! Buona Domenica Ragazzi

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