Champagne “a tutti i costi”.

Chi l’ha detto che per comprare un ottimo Champagne è necessario ipotecare la vostra casa?
Non è così credetemi, la trama è sempre la stessa basta non farsi abbindolare da stupidi luoghi comuni e magari evitare di ordinarlo in discoteca nel privè, dove 99 volte su 100 vi servono sempre lo stesso marchio con sopra le candeline che scintillano più delle stesse bollicine contenute all’interno della bottiglia, le stesse le troverete aggressive come Mike Tyson nel match contro Holyfield o come Jimi Hendrix al festival di Monterey che disintegra la sua mitica chitarra, ricordate? Fate conto che la chitarra è il vostro palato.

Lo champagne è una cosa seria ragazzi e mi piace ripetervelo sempre per farvi entrare in testa questi nomi. Quindi vai per l’ennesima volta di Pinot Nero in Borgogna, Nebbiolo in Alto Piemonte o in Langa, Riesling in Mosella..Dai che ormai li sapete a memoria, non vi resta che berli un giorno sì e l’altro pure.
Oltre a non potersi improvvisare produttori in Champagne, non è nemmeno possibile improvvisarsi acquirenti di queste mitiche bottiglie, perché così come in Borgogna si rischia di spendere davvero tanto e rimanere delusi.
Fresco e Sapido qualche emozione ve la regala anche questa volta e vedrete che vi rimarrà pure il resto per fare il pieno di benzina, se non acquisterete le solite grandi maison da cento euro in su, seppure di pregevole qualità, queste aziende offrono spesso vini “onesti” di corretta fattura, il più delle volte muscolosi, ma abbastanza omologati, senza quello slancio emozionale che vi permette di rimanere incollati al bicchiere e desiderare ardentemente di conoscere il vigneron che con tanta passione e sudore vi ha regalato questa grande emozione.
Il mio uomo si chiama Jean Paul Hébrart, figlio di Marc Hébrart che avviò l’attività nel 1967 e che ancor oggi da il nome alla maison, dal 1997 Jean Paul è a capo di questa piccola realtà della mitica Vallée de la Marne, una delle zone più vocate dell’intero comprensorio. Per comodità ricordo che le altre zone vocate sono: la Montagne de Reims, patria dei più grandi Pinot Nero spumantizzati e la Côte des Blancs dove lo Chardonnay, sempre spumantizzato, raggiunge vette di assoluta poesia degustativa. Esiste anche l’Aube, la zona più a sud della regione dello Champagne, dove negli ultimi anni stanno venendo fuori un sacco di realtà degne di nota, soprattutto se si considerano vini prodotti in prevalenza con base Pinot Nero, sicuramente diverso da quello prodotto nella Montagne de Reims, ma con peculiarità ugualmente affascinanti.

La maison Marc Hébrart ci regala solo 100 mila perle all’anno, cifre minime, se si pensa alle grandi maison che superano il milione di bottiglie con facilità in un sacco di casi, è senza dubbio uno tra i miei vignerons indépendants preferiti e fa parte del selezionatissimo Club Trésors de Champagne.
Possiede circa 14 ettari, distribuiti su molti comuni, tutti altamente vocati: Oiry, Chouilly, Avize, Aÿ, Hauvillers, Dizy e soprattuto Mareuil sur Aÿ, dove ha sede la cantina, e dove in prevalenza l’azienda possiede la maggior parte dei vigneti, alcuni esperti considerano questo Premier Cru tra i migliori dell’intera Champagne.
I vini di Hébrart, come lui stesso dichiara, “sono una continua ricerca tra il frutto dei Pinot e la finezza e l’eleganza dello Chardonnay”, in continua ricerca di un equilibrio costante e perenne che si avverte già dall’esame olfattivo, per poi trovare l’esplosione e la piacevolezza al palato, vini dal solito rapporto uno a uno, ovvero un uomo/una bottiglia, presto farò anche della magliette con la stampa di questo motto, e dietro troverete il nome di tutte le aziende che regalano questo mitico rapporto, ahimè sempre più difficile da trovare.
Ma veniamo al campione degustato, ovvero:” Champagne Marc Hebrart Brut Selection Premier Cru”, in questo vino è presente tutta la stoffa di tre importantissimi Premier Cru della riva destra della Marna: Mareuil, Avenay, Val d’Or e Bisseuil.

Champagne brut Premier Cru Tradiction Marc Hebrart
Champagne Marc Hebrart Brut Selection Premier Cru

Il campione degustato riporta sboccatura 2014, è in prevalenza Pinot Nero 65% e restante Chardonnay 35%, ha una gradazione alcolica classica di 12% vol.
Già dal colore si può notare una classe fuori dal comune, è proprio il caso di dirlo brilla di luce propria.
Un paglierino elegantissimo e vivace, luminoso, con nuances oro antico, bolle fini ed innumerevoli.
Il naso è un tripudio dolce di frutta esotica come mango, papaya e pera kaiser che si alternano ad una prorompente ventata fresca di piccoli frutti di bosco quali ribes, lampone e uva spina, un agrume netto di cedro e spezie dolci, oltre ad una netta sensazione floreale di iris, compongono un insieme passatemi il termine quasi “rieslingheggiante”. La forte componente minerale percepita al naso impreziosisce l’insieme e ci regala uno degli Champagne più eleganti mai provati dal sottoscritto in zona Vallée de la Marne.
Il palato è da considerarsi quale esempio indiscutibile di equilibrio. La bolla sembra ricamata a mano.
L’importante trama quasi salina oserei dire, data dal terroir di tipo argilo-calcareo, riempie il palato crea profondità, ma viene subito coadiuvata da una grande componente acida che fa salivare, rende piacevole la beva e dimostra quanto questo vino sia equilibrato, corrispondente, con un finale di sensazione dolce-sapido-speziata che dimostra carattere e tanta persistenza gusto olfattiva.
Questo vino l’ho abbinato magistralmente, devo ammetterlo, ad un risotto Arborio ai carciofi mantecato e rifinito con lamelle di bottarga di muggine di Cabras. L’acidità del vino è servita a sgrassare il palato. La bolla ripeto, ricamata a mano, è servita ad abbracciare la tendenza amarognola del carciofo e la grande salinità del vino si sposa magistralmente alla sapidità della bottarga, in un allungo gustativo di pari durata tra vino e piatto.
Ma il bello viene adesso, provate ad indovinare quanto costa questa bottiglia che amo tanto?
Incredibile, 26 euro on line, massimo 30 in enoteca.

Risotto carciofi e bottarga
Risotto carciofi e bottarga

Senza denigrare nessuna zona vitivinicola italiana che produce nobili bollicine, questo è il prezzo di un prodotto che di solito si colloca a metà della gamma di una qualsiasi importante realtà italiana, non per colpa dei produttori che magari lavorano seriamente, ma gli stessi non potranno mai ambire a questi livelli di complessità e qualità, perché manca proprio ciò che amo definire “terroir di Champagne” che nel metodo classico o champenoise fa ancora la differenza 99 volte su 100. Rispondete pure così a quei buffi personaggi e alle loro nauseanti e scontate domande di fine anno, gli stessi vi chiederanno: ma è meglio lo champagne o lo spumante? Che fatica…

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

2 Risposte a “Champagne “a tutti i costi”.”

  1. Buongiorno Andrea grande articolo come sempre del resto… Nn sbagli un colpo praticamente!! Anche se una piccola dimenticanza ti é scappata… pinot Nero, Nebbiolo, Riesling e manca il Lambrusco Mantovano!!! Dai battute a parte ti ringrazio ancora per questi racconti/articoli che ci regali con queste idee di abbinamento che con la mia cultura nn avrei pensato di fare! Ma la vita insegna che c’é sempre da imparare ed in questo caso sognare una finezza di abbinamento bravo Andrea e brava Danila. E come cantava il Luciano ti saluto, ora che ho imparato a sognare nn smetteró piú….

    1. Grande Gabriele come sempre, ti chiamerò Gabriele Leopardi, cosa dire, hai capito lo spirito del mio blog, la sincerità delle cose che scrivi si avverte,
      un po’ come la verità che c’è dietro queste bottiglie, spero che i lettori le provino più che altro, perché sono davvero entusiasta di averle condivise non essendo realtà“da grande schermo”. Grazie di cuore, alla prossima.
      p.s Lambrusco Mantovano, è la mia più grande passione, sono geloso non lo condivido con nessuno…ahahahah…

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