Barbera “Vignota”di Conterno Fantino con un grande spezzatino.

“Barbera e Champagne, stasera beviam…” queste le parole del grande Giorgio Gaber che aveva già capito tutto.
Siccome di Champagne, vista la mia sconsiderata passione, ve ne ho già parlato abbastanza, ma non illudetevi perché come diceva il grande Corrado “e non finisce qui…”, oggi ho deciso di parlarvi di un vino altrettanto nobile, magari leggermente più proletario, confrontando i prezzi tra queste due tipologie di vino, ma di sicuro ciò che li unisce è l’emozione che si prova quando li se beve, se buoni ovviamente.

In questo caso puntiamo al sole, perché la Barbera di cui vi parlerò è la mia preferita, il mio parere è condiviso da molti perché viene considerata tra le migliori e costanti del comprensorio langarolo, siamo in Piemonte non si scherza.

Barbera D'Alba doc Vignota 2009 azienda agricola Conterno Fantino
Barbera D’Alba doc Vignota 2009 azienda agricola Conterno Fantino

Il vino si chiama Barbera D’Alba Doc “Vignota” dell’azienda Conterno Fantino, con sede a Monforte d’Alba(Cn) uno degli undici comuni dove si produce il celebre Barolo, uno dei vini più importanti d’Italia, tra i migliori al mondo, a base 100 % Nebbiolo, questo comune è tra quelli più vocati e importanti, di sicuro tra i più splendidi paesaggisticamente parlando.
Lo si avverte subito appena arrivati in azienda, sui 500 metri di altitudine, la sede della stessa è in cima ad una collina che domina il paese vecchio con una straordinaria vista sull’arco alpino, è nata nel 1982 dall’incontro tra Claudio Conterno e Guido Fantino, ho avuto l’onore di incontrarli parecchie volte in azienda, entrambi curano la parte enologica, Claudio si occupa anche della parte agronomica, ama stare in vigna più di ogni altra cosa, lo si avverte perché non l’ho mai visto una volta con le mani linde e non macchiate e segnate dal duro lavoro tra i filari.
Ma veniamo alla Barbera dunque. E’ un vino ottenuto dall’assemblaggio di uve provenienti dai seguenti vigneti:Ginestra, Pajana, Mosconi, Bussia sottana e Ornati, è presente sui versanti collinari migliori ed in particolare su creste ventose e su terreni con elevata presenza di sabbia e limo.
Al contrario di molte aziende del comprensorio langarolo, per Conterno Fantino, la Barbera non è un vino da catalogo come lo chiamo io, ovvero un vino presente solo per far numero e dare al consumatore una scelta diversificata di bottiglie come se il Nebbiolo da solo non bastasse, l’azienda crede fedelmente in questo grande vitigno e lo valorizza al massimo sacrificando al re Nebbiolo alcuni filari tra i più vocati e meglio esposti, questa è la scelta vincente, perché ne deriva un vino di assoluto livello, con tutti i crismi e le peculiarità tipiche di questo prestigioso terroir, nel rispetto di questo antichissimo e famoso vitigno autoctono piemontese.
Ma veniamo al vino. L’annata è la 2009, ebbene si, quattro anni di cantina mi sembrano davvero una sfida importante.
Con la Barbera, rispetto al Nebbiolo che può arrivare fino ad oltre trent’anni di invecchiamento, bisogna fare un filo di attenzione in più, non avere fretta di berla se si tratta di prodotti come la “Vignota”, ma nemmeno pensare di berla quando ha già presentato la domanda per il prepensionamento, ogni vitigno ha le sue peculiarità e la sua curva di evoluzione.
Il vino fermenta a contatto con le bucce in vasche di acciaio, con accurato controllo della temperatura di fermentazione, l’affinamento, data l’importante struttura della materia di cui stiamo parlando è svolto in barriques di secondo passaggio per circa 10 mesi, questo passaggio ne arricchirà l’insieme, senza snaturarlo e sempre nel rispetto del varietale.
L’annata 2009 ha una gradazione alcolica di 14,5 % vol. manto rubino di estrema vivacità, unghia granato.
Archetti fitti e regolari, consistenza notevole.

Il suo stupendo colore
Il suo stupendo colore

Il naso, dopo 20 minuti di ossigenazione nel bicchiere, sprigiona eleganti note floreali ancora fresche di violetta e geranio, un fruttato scuro e abbastanza maturo di amarena, mora e mirtilli. Si alternano spezia dolce di noce moscata, vaniglia in stecca e tabacco in foglie e si percepiscono anche note fresche di mentolo, dopo un ulteriore quarto d’ora di ossigenazione il vino sprigiona note minerali di terra bagnata e grafite ed una particolarissima nota di origano. Per una Barbera direi complessità ai massimi, questo grazie all’ulteriore affinamento in bottiglia.
Il palato è morbido ed estremamente equilibrato, sapidità e freschezza si integrano perfettamente, il tannino ancora percettibile è levigato e setoso, lascia la bocca fresca e pulita grazie alla corrispondenza di note fruttate leggermente acide dei frutti di bosco descritti, ma chiude su un dolce finale speziato. Ciò che sorprende maggiormente è la persistenza più che l’intensità, è un vino davvero fine per la struttura importante che ha.

La Barbera è considerata tra i più classici vitigni dell’intero stivale, per molti è il vino del quotidiano, magari non la “Vignota” che ha un prezzo in cantina tra i 12 e i 15 euro, ma di sicuro ce ne sono molte, anche di qualità, che non superano le 5-6 euro.
Ma veniamo all’abbinamento. E’ un altrettanto classico all’italiana, un piatto della tradizione.
Ho pensato ad uno spezzatino di manzo con contorno di purè di patate che se cucinato con passione, e nel rispetto della ricetta originale, è quanto di più appetitoso si possa desiderare.
Ho utilizzato delle patate gialle valdostane per il purè e per lo spezzatino della carne di reale di manzo, è un taglio di seconda categoria, ricavato dai muscoli che ricoprono le prime cinque vertebre dorsali, adatto a questa ricetta.

Spezzatino di manzo con purè di patate valdostane
Spezzatino di manzo con purè di patate valdostane

Ingredienti per lo spezzatino:
Cipolle 1, Sedano 2, Carote 1, Olio di oliva 4 cucchiai, Vino rosso 1 bicchiere, Farina q.b., Sale q.b. Pepe macinato a piacere Brodo 1 lt. circa Burro 30 g Carne di reale di manzo per spezzatino 1 kg.
Poggiate lo spezzatino di manzo su di un tagliere, tagliatelo a fette piuttosto spesse e poi a cubetti regolari per una cottura uniforme, infarinate i pezzi leggermente. Tritate la cipolla, la carota e il sedano e fateli rosolare qualche minuto a fuoco moderato in olio e burro.
Aggiungete anche i pezzetti di carne e fateli rosolare molto bene assieme alle verdure, versate il vino rosso e lasciate sfumare a fuoco vivace, coprite poi la carne con del brodo meglio se vegetale, salate, pepate, e coprite la pentola con un coperchio. Lasciate cuocere per almeno un’ora e mezza a fuoco dolce, aggiungendo del brodo se necessario. Servitelo caldo.

Ingredienti per il purè di patate:
Patate Valdostane 1 kg, Latte fresco 300 ml, Burro 80 g, Sale q.b. Noce moscata q.b.
Per il purè di patate è meglio se le stesse siano di uguale dimensione, non molto grosse. Lavate le patate e lessatele con tutta la buccia in acqua salata per circa 30 minuti. Sono cotte quando la forchetta entra nella patata senza troppa difficoltà. Scolatele e sbucciatele ancora calde, riducetele a tocchetti e passatele nello schiacciapatate.
Versate la purea ottenuta in una padella antiaderente a fuoco basso, aggiungete la noce moscata, del sale e mescolate. Aggiungete il burro a pezzetti e mescolate fino a quando il burro non si sarà distribuito in maniera uniforme.
Aggiungete lentamente il latte bollente fino a quando il purè sarà liscio e abbastanza sodo, ma soprattutto cremoso. Come lo spezzatino, l’importante è servirlo caldo per esaltarne l’aroma.
L’abbinamento risulta azzeccato sotto ogni punto di vista perché la succulenza del piatto incontra il tannino ancora presente del vino e l’acidità ne deterge il palato sgrassandolo dai succhi della carne e dalla tendenza dolce del purè, la lunghezza del vino è pari a quella del piatto, si crea un insieme di armonia gustativa notevole.
Come di consueto in questa rubrica, spero di avervi fatto venire l’acquolina in bocca ma soprattutto tanta curiosità e voglia di degustare il vino che ho descritto.
L’italia ha un patrimonio vitivinicolo e culinario unico al mondo, ed a mio avviso la vita è troppo breve per bere vini mediocri sempre uguali e mangiare sempre le stesse pietanze tirate fuori da un congelatore e pronte in cinque minuti. Questa è la mia opinione, voi cosa ne pensate?

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.