Il Boca, un vulcano di Nebbiolo.

Parlare di uno dei grandi vini del Nord Piemonte in terra Sarda ha un sapore particolare lo ammetto, soprattutto considerando il fatto che questo sapore è influenzato fortemente dal ricordo di un maialetto sapientemente preparato oggi da Linda, la mamma di Danila, già nota ai lettori di questo blog per quest’ articolo, ricordate?Siamo a Cagliari per le consuete vacanze estive, leggermente in anticipo quest’anno, ma a giudicare dal caldo abbiamo fatto bingo perché in spiaggia si sta benissimo non c’è la consueta massa di gente, l’ideale per rilassarsi e riposarsi dalle dure fatiche di un anno di lavoro. Dunque Boca, ma cosa centra?

Non potevo parlare di un buon Vermentino, di un buon Cannonau? No ragazzi, la quarantacinquesima mostra del vino locale organizzata dalla pro loco di Boca,

45° mostra mercato del vino locale di Boca
45° mostra mercato del vino locale di Boca

a cui ho assistito settimana scorsa per me ha la massima priorità e questa pace e questo relax mi permettono di organizzare bene le idee per scrivere questo articolo a cui tengo molto, lo ammetto.
Quando mi ricapita di parlarvi di uno dei vini che amo di più al mondo, scrivendo da uno dei posti più belli e che amo di più al mondo. Non so spiegarvelo ma questa atmosfera è molto particolare, una sorta di abbinamento spazio-temporale-mentale che abbatte tutte le frontiere della logica per dar spazio solo alle emozioni, del resto cerco di farlo sempre ormai l’avrete capito.
Ma iniziamo dal nome di questo articolo, cosa c’entra il vulcano, non ci troviamo ai piedi dell’Etna ve lo posso assicurare, Boca è un piccolissimo paese in provincia di Novara, noto ai più per il famoso santuario, uno dei grandi capolavori del celebre Alessandro Antonelli. Stiamo parlando di uno dei più grandi architetti italiani, sua la celebre Mole Antonelliana di Torino, oltre alla basilica di San Gaudenzio, stupendo simbolo della mia città, Novara ovviamente. Questo grande artista è nato a Ghemme, comune che da i natali alla famosa ed unica Docg novarese, il Ghemme Docg appunto, altro grande Nebbiolo italiano di cui contro presto di tornare a parlarvi.
Ma torniamo a parlare di Boca, un vulcano di Nebbiolo, insisto. Cominciamo col dire che questa antica Doc novarese, nata nel 1969, ormai quasi “splendida cinquantenne” tra le più antiche dell’intero stivale si può produrre solo da uve provenienti dai seguenti vitigni, con queste proporzioni: Nebbiolo, chiamato Spanna localmente, 90-70%; Vespolina e Uva rara (chiamata Bonarda novarese) da sole o congiuntamente dal 10% fino al 30%. Il vino che ne deriva non può essere messo in commercio se non dopo un invecchiamento minimo di 34 mesi, di cui minimo 18 mesi in botte di rovere o castagno.
Le uve devono essere raccolte nella zona di produzione compresa nei comuni di Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco tutti in provincia di Novara.

Ma veniamo alla curiosità che spero stia affiorando in voi, cosa centra questo benedetto vulcano? Le particolarità di questa Doc, come gran parte delle Doc e Docg dell’Alto Piemonte comprensorio vitivinicolo che assembla le province di Novara, Vercelli e Biella, sono date dal fatto che circa 180 milioni di anni fa, la Pangea si divise, dando origine ai vari continenti. Più di recente invece, “appena” 60 milioni di anni fa, la collisione tra la placca africana e quella europea, formò le stupende Alpi, in corrispondenza di quella che ora è la Valsesia e provocò un ripiegamento della crosta terrestre, affiorarono la parti più profonde che alimentarono un vero e proprio “Supervulcano”. L’area geologica è del tutto unica e particolare, nella fattispecie quella del Boca è nota come “Complesso dei porfidi quarziferi del Biellese”, ed è composta da rocce acide. Bisogna ricordare inoltre che queste meravigliose colline rappresentano la parte terminale della conoide, formata dal detrito abbandonato dai ghiacciai del mio amato Monte Rosa. Questi suoli alluvionali particolarmente alterati, si alternano a sabbie, ghiaie e argille della più antica deposizione, è un terreno roccioso, sassoso, ghiaioso che presenta un elevato grado di acidità (Ph 4.7).

Bellissima vista dai vigneti

Allora, vi siete convinti di quanto sia unico il vino di questa piccolissima quanto rinomata e misteriosa denominazione? E pensare che agli inizi del ‘900 questo comprensorio era uno dei più vitati d’Italia, ad oggi conta appena 25 ettari.
Purtroppo per via della difficoltà nel coltivare terreni così particolari, che danno vini complessi quanto meravigliosi ma difficili da comprendere ai più per via dell’elevata acidità se non dopo anni di invecchiamento, i vignaioli del tempo contestualmente allo sviluppo del settore industriale abbandonarono i vigneti per dedicarsi al lavoro in fabbrica che offriva una stabilità economica maggiore, lontana dalle cattive sorprese della vendemmia.
E secondo voi, fatta questa complessa quanto curiosa ma a mio avviso necessaria introduzione storico culturale geologica per capire davvero cosa si cela dentro al bicchiere, potevo farmi scappare l’opportunità di assaggiare gratuitamente in una sola giornata tutti i produttori di questo nobile e prezioso vino?
La risposta è scontata e per questa stupenda esperienza non smetterò mai di ringraziare, oltre ai produttori che hanno gentilmente offerto il vino, la pro loco di Boca ed i suoi organizzatori,  oltre ai sommelier che hanno reso possibile questo evento.
Ma ora diamoci dentro e concentriamoci sul vino.
I campioni degustati sono dieci, non li descriverò tutti ma solo quelli che mi hanno colpito maggiormente per maggior aderenza al territorio, equilibrio di insieme e fatemelo dire: bontà! Che è un parametro troppe volte sottovalutato, il vino va soprattutto bevuto, deve appagare in tutti i sensi ed è inutile a mio avviso fare roboanti performance enologiche se poi manca questo requisito.
A voi l’elenco dei produttori in degustazione:
Cantine Rogiotto, Podere ai Valloni, Cascina Montalbano, Le Piane con sede in Boca.
Terrini, Vallana, Conti con sede in Maggiora.
Poderi Garona con sede in Borgomanero, Antico Borgo dei Cavalli di Sergio Barbaglia con sede in Cavallirio e Davide Carlone con sede in Grignasco.
Per quanto riguarda Terrini, Cascina Montalbano, Poderi Garona e Cantine Rogiotto, a parte quest’ultima che si distingue per un eleganza olfattiva superiore alla media dove le note ferrose ed agrumate colpiscono oltre che ad una discreta persistenza e sapidità gustativa, devo ammettere che gli altri tre vini non mi hanno entusiasmato. Trattasi di aziende molto giovani, alle prime esperienza di vendemmia quindi è normale che non ci sia ancora un insieme di equilibrio ben definito nel bicchiere.
Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte è un terreno arduo da coltivare ci vogliono mani esperte e tanta esperienza fatta soprattutto di errori, tanto in vigna quanto in cantina, passione e voglia di migliorarsi giorno dopo giorno, vendemmia dopo vendemmia.
Ci tengo ad augurare tutto il bene possibile a queste giovani aziende che vogliono continuare a coltivare e vinificare queste nobili uve, allo scopo di valorizzare e portare avanti questa grande Doc piemontese.Ma ora passiamo al primo campione che mi ha colpito, andrò in ordine di degustazione.

Podere ai Valloni
Boca Vigna Cristiana Podere ai Valloni
Boca Vigna Cristiana Podere ai Valloni

L’azienda è Podere ai Valloni, ne avevo già parlato nell’articolo di Casa Bossi, ricordate?
E’una delle tre aziende storiche assieme a Vallana e Conti che hanno il merito di aver portato avanti la Doc anche nei periodi di magra, prima della rinascita avviata da Christoph Künzli titolare dell’azienda Le Piane che ha rilevato le vigne del celebre e storico personaggio di questa denominazione, ovvero Antonio Cerri.
Il Boca Doc ” Vigna Cristiana” 2008 di Podere ai Valloni, 13,5 % vol. è prodotto esclusivamente con uve Nebbiolo 70%, Vespolina 20%, Uva Rara 10%.
Il colore è intenso e vivace, caldo, tendenzialmente rubino con unghia granato. Il naso è subito mentolato, fresco, vegetale, si apre su note tipiche di agrume a mio avviso su tutte il pompelmo rosa, piccoli frutti di bosco, e un floreale di violetta e geranio, fa da collante una continua sensazione minerale di grafite e pepe verde.
In bocca l’attacco è caldo, pieno, quasi grasso con una vena glicerica. La sensazione fruttata è matura, ma una sottile vena di acidità agrumata e speziato/balsamica ravviva il sorso riequilibrando l’insieme. E’ un Boca ancora giovane, per via del tannino ben presente anche se già abbastanza addomesticato dal tempo, ha una buona persistenza e sapidità.

Vallana
Boca 2009 Antonio Vallana & Figli
Boca 2009 Antonio Vallana & Figli

Il secondo campione degustato è il Boca Doc 2009 dell’azienda Antonio Vallana e figli. 13 % vol. taglio classico Nebbiolo 70 % il restante tra Vespolina e Uva Rara. Come narra il sito, “l’azienda che nella sua forma attuale risale al 1937, si fonda su di una tradizione vitivinicola secolare che la famiglia Vallana si tramanda fin dal diciottesimo secolo”, questo giusto per farvi capire il concetto di tradizione ed esperienza che citavo prima, non che sia sempre un deterrente, ma qui è senza dubbio notevole e riconosciuta.
Il manto è granato chiaro, bella trasparenza e vivacità di colore, il centro è lievemente rubino.
Apre su inconfondibili note agrumate, vero paradigma di questo terroir, arancia navel su tutte. Spezia dolce, pepe rosa, si susseguono note vegetali molto eleganti di sedano, nota minerale di porfidi e ghiaia, a chiudere un naso davvero elegante e di grande territorialità. In bocca è morbido ed equilibrato, acidità immancabile richiama sentori agrumati, si distingue per grande bevibilità e un tannino davvero fine, media persistenza e sapidità.

Conti
Boca 2007 Conti
Boca 2007 Conti

Chiudiamo casualmente la trilogia delle aziende storiche di questa Doc con un altro grande Boca, il 2007 dell’azienda Conti, che dal 1963 nello storico e caratteristico castello sede dell’azienda a Maggiora imbottigliano a mio avviso uno dei Boca più aderenti al territorio, tra i più complessi a livello d’insieme.
Ma scopriamolo, 70% Nebbiolo, 25% di Vespolina e 5% Uva Rara, 13 % vol. il colore è nebbioleggiante più che mai, un granato autentico di grande trasparenza e vivacità di colore, “il discreto” invecchiamento, e credetemi in zona il 2007 è solo un discreto invecchiamento, evidenzia già alcune note tendenti all’aranciato sull’unghia.
Naso da subito minerale porfirico, frutti di bosco leggermente maturi, mirtilli, more, un floreale nitido e ancora fresco di viola e geranio, una spezia nera marcata ed una lieve percezione di cuoio sigilla l’insieme, che affascina davvero. Il palato è davvero equilibrato, evidenzia ancora tannini non del tutto maturi che fanno presagire un radiante futuro, molto lungo e sapido impegna il palato mantenendo una sensazione finale di freschezza.

Le Piane
Boca Le Piane 2009
Boca Le Piane 2009

Come già anticipato è riconosciuta universalmente a Christoph Künzli, con la sua azienda Le Piane, la rinascita del vino Boca Doc.
Questo simpaticissimo e sorridente Svizzero, all’inizio degli anni novanta con l’enologo e amico Alexander Trolf ha visitato più volte questa regione ed entrambi si sono entusiasmati per la sua bellezza. Cito il sito: “Abbiamo conosciuto Antonio Cerri, uno degli ultimi produttori di quegli anni, aveva 80 anni, ci ha convinto con il suo vigneto e i suoi vini vecchi, a continuare la sua avventura.” Grazie anche alla sua attività parallela di esportatore di grandi vini italiani è riuscito a convincere i mercati esteri e italiani riguardo le grandi potenzialità di questo eccellente vino Piemontese.
Ma parliamo dunque di uno di questi grandi vini piemontesi, il suo, che ormai da anni ha raggiunto traguardi davvero notevoli ed universalmente riconosciuti, in Italia quanto all’estero.
Il suo Boca Doc 2009 “Le Piane”, 13,5 % vol. costituito da un importante percentuale di Nebbiolo 85 %, a testimoniare quanto Christoph creda in questo grande vitigno, e dal restante 15 % di Vespolina si distingue subito per un manto granato classico di grande luminosità e trasparenza. Il naso è da subito spezia pura, in bilico tra una sensazione di pepe nero appena macinato e la noce moscata, si sviluppa in maniera esemplare su note fresche di arancia rossa sanguinella, tamarindo e piccoli frutti rossi, tanta mineralità porfirica e di grafite a chiudere un naso incantevole. Ma la vera eccellenza la dimostra in bocca, perfettamente integrato tra durezze e morbidezze, affascina la grande persistenza data da una coerenza olfattiva impeccabile, il tannino fa salivare e si avvertono dolci sensazione agrumate che anticipano la grande sapidità che lo contraddistingue.

Barbaglia
Boca 2011 Antico Borgo dei Cavalli di Sergio Barbaglia
Boca 2011 Antico Borgo dei Cavalli di Sergio Barbaglia

Ma continuiamo con Sergio Barbaglia e la sua azienda Antico Borgo dei Cavalli di Cavallirio. Dal 1946 questa bella realtà commercia vino prodotto in zona, il padre Mario già a suo tempo viaggiava spesso allo scopo di far conoscere lo Spanna dalla Valsesia ai vicini laghi, fino alla periferia di Milano.
Il campione che ho degustato è dall’annata 2011, 13,5 % vol. anche qui un importante percentuale di Nebbiolo pari all’80 % la restante parte sempre Vespolina.
Color rosso rubino di media trasparenza, sfumature granato, cromaticità intesa e vivace data la giovane età. Lo stesso discorso vale per il naso, note freschissime e vegetali di sedano e pepe verde anticipano una sensazione floreale molto elegante ed intesa dove la fanno da padrone la violetta e la rosa. Particolarissime note di chinotto ed arancia rossa si alternano a ribes e lampone, continuano su sabbia bagnata, ferro e mentolo ed impreziosiscono l’insieme.
L’impatto gustativo e pieno ed intenso, tannino scalpitante di buona fattura, sensazione fruttata notevole, sorso appagante per lunghezza e sapidità, lascia un finale fresco dove l’agrume e la sensazione balsamico/speziata la fanno da padrone.

Carlone
Boca 2011 Davide Carlone
Boca 2011 Davide Carlone

Chiudiamo questa impegnativa quanto emozionante degustazione di Boca Doc con un vero talento a mio avviso, un vignaiolo che seguo da tempo, Davide Carlone di Grignasco. La sua famiglia vanta tradizioni secolari datate 1880, ma il talento e la dedizione di Carlo hanno saputo valorizzare al massimo i vigneti storici ovvero Montalbano e Traversagna, questo grazie anche alla sua filosofia incentrata sul rispetto di un grande ambiente conducendo una lotta guidata, che esclude l’utilizzo di qualunque diserbante. Un vino naturale nel vero senso della parola.
Il suo Boca Doc 2011, 14 % vol. 85 % Nebbiolo, 15 % Vespolina rivela da subito una cromaticità molto profonda, rubino smagliante di media trasparenza con un’elegante unghia color granato.
Il naso ha un impatto intenso, incentrato su note fruttate mature di visciole e frutti di bosco maturi, mora, mirtilli, note leggermente pungenti di tamarindo quasi piccanti di pepe di Sichuan, ravvivate da una sensazione balsamica di mentolo chiude su note minerali di grafite e noce moscata.
Il palato è succoso, molto fruttato, morbido ma al contempo ravvivato da un tannino pungente ma piacevole che ricorda durante la salivazione l’acidità dei frutti di bosco e la sapidità minerale tipica del territorio. E’ un vino lungo in bocca, forse il più inteso della batteria, non il più persistente comunque in grado di reggere con estrema disinvoltura uno stracotto d’asino o come lo chiamano dalle mie parti un “tapulone” con polenta.

Sono consapevole che in Italia come nel resto del mondo esistano centinaia di realtà vitivinicole di questo livello, di produttori appassionati con la loro storia da raccontare, ma parlarvi di Boca, dello Spanna, del Nebbiolo di casa mia insomma, lo ammetto ragazzi, mi emoziona sempre di più.
E’ questo che deve fare il vino, appassionare chi lo studia ma anche semplicemente chi lo beve, in poche parole chi ha deciso per l’ennesima volta di provare un’autentica emozione.
Spero che dopo aver letto quest’articolo a voi sia venuta voglia di provare un emoziona targata Boca (No).

Alla prossima ragazzi.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

8 Risposte a “Il Boca, un vulcano di Nebbiolo.”

  1. E bravo Andrea come sempre, anzi un’articolo piú bello di sempre! Complimenti sia per quello che scrivi e di cosa hai scelto di scrivere, un grande vino che purtroppo conosco solo come tanti altri sulla carta…. Ma come mai o meglio é tradizione cosí e cosí deve rimanere smarcandosi ancora di piú da altre zone che qui il Nebbiolo o meglio spanna non viene vinificato in purezza!? Grazie per queste perle e buona Domenica aspettando il prossimo articolo! Un’abbraccio anche a Danila

    1. Grazie Gabriele, mi fa piacere che sia arrivata la passione vera che si cela dietro ad un bicchiere di Boca, è un vino davvero antico, autentico, unico
      vero orgoglio della mia provincia. Ad alti livelli per eleganza, leggiadria e grande bevibilità se la gioca ad armi pari con le altre grandi denominazioni della provincia di Vercelli, ovvero il Gattinara o di Biella con le mitiche Doc di Lessona e Bramaterra, presto ve ne parlerò.
      Caro Gabriele, lo Spanna vinificato in purezza è un arte e solo la Docg Gattinara è riuscita nel tempo a consolidare questa verità, per tradizione, terroir e … non mi fare anticipare troppo, se non poi chiudo il blog…ahahah… Scherzi a parte la Vespolina, grande vitigno autoctono di questa zona dona al vino maggior rotondità, serve soprattutto inizialmente a smussare gli spigoli dello Spanna, che in un terroir così ricco di acidità sono davvero notevoli, inoltre conferisce un’aroma speziato tipico di quest’uva per via della sua molecola il rotundone, pochi altri vitigni al mondo ce l’hanno, tra questi cito il Pelaverga o il Syrah. Dai comunque davvero ora mi fermo se no alla fine pubblica un nuovo articolo solo con questa risposta.
      Ti ringrazio ancora anche a nome di Danila. Un abbraccio fresco e sapido dai, perchè no?

  2. Buongiorno,non trovo molta obiettivitá in questo suo scritto,ma i gusti sono gusti e vanno rispettati..scrivere in merito al lavoro dei produttori di Boca dopo un simplice assaggio non rende giustizia a nessuno.Buon Lavoro!

    1. Buongiorno, innanzitutto la ringrazio per il commento. Un semplice assaggio? Bevo Boca in maniera ricorrente da quando ho compiuto 17 anni. Mi perdoni ma non capisco cosa intende per “rendere giustizia a nessuno”, l’unica nota leggermente negativa espressa tra l’altro con tanto rispetto, è stata nei confronti nei nuovi produttori che a mio gusto mi sono piaciuti meno, ho espresso apposta il termine “non mi hanno entusiasmato”, il che ovviamente significa che sono vini tecnicamente ben fatti ma privi di quello slancio emozionale che li rende indimenticabili, che solitamente si traduce in complessità olfattiva, eleganza e persistenza in bocca, e le stesse si riscontrano anche in un semplice assaggio a meno che il vino non sia difettoso, al contrario di quasi tutti gli altri che ho degustato che mi hanno convinto ed emozionato, se non è rendere giustizia questo. Mi permetto comunque di farle notare, anche qualora fossero stati descritti negativamente cosa che ribadisco non ho fatto, che la libertà di pensiero espressa in maniera educata e rispettosa è l’ultima vera forma di libertà che ci è rimasta, cerchiamo di non uccidere pure questa. Grazie ancora. A presto spero.

      1. Questo giusto per ribadire il mio rispetto riportandole quanto scritto nell’articolo:
        “Trattasi di aziende molto giovani, alle prime esperienza di vendemmia quindi è normale che non ci sia ancora un insieme di equilibrio ben definito nel bicchiere.
        Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte è un terreno arduo da coltivare ci vogliono mani esperte e tanta esperienza fatta soprattutto di errori, tanto in vigna quanto in cantina, passione e voglia di migliorarsi giorno dopo giorno, vendemmia dopo vendemmia.
        Ci tengo ad augurare tutto il bene possibile a queste giovani aziende che vogliono continuare a coltivare e vinificare queste nobili uve, allo scopo di valorizzare e portare avanti questa grande Doc piemontese.”

        1. Certo,credo di conoscere abbastanza bene Boca e i suoi prodotti..nei vini che ho coltivato,realizzato e venduto di tecnico c’é ben poco..piuttosto esperienza,seppur piccola!..la mia esperienza.Se vorrá parlare di Boca
          e dei suoi Produttori sono a sua disposizione per darle suggerimenti…approfondisca se é veramente interessato e curioso,approfondisca..

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