L’Erbaluce di Alfonso Rinaldi: Rock’n’Roll!!!

No, non sono impazzito. Anche se quando si tratta di Rock’n’Roll come si fa a restare seri, andiamo.
Cosa centra questo con il vino? Certi vini, quando li bevi, suscitano le stesse emozioni di certi riff di Keith Richards, pensate a jumpin jack flash. Certi personaggi quando li conosci ti entrano nel cuore perché sono autentici e fuori delle righe, come Alfonso Rinaldi.

A mio avviso quest’uomo è il più grande intenditore e storico di musica Rock che abbia mai incontrato in vita mia oltre che re indiscusso dell’Erbaluce o Greco Novarese, storico vitigno autoctono a bacca bianca piemontese. Da splendido settantenne qual’è, stessa età di Mick Jagger, maglietta dei Guns N’Roses praticamente tatuata addosso, capello lungo, sguardo sorridente, Alfonso, la storia della musica Rock l’ha vissuta in prima persona, da Elvis ai Nirvana. Sempre in prima linea, come dimostra la sua hall of fame, vero e proprio santuario della storia della musica Rock all’interno della sua cascina a Suno (No), sede dell’azienda, che dai primi anni ottanta ad oggi conduce assieme alla sua dolce metà.

Io e Alfonso davanti alla storia della musica Rock
Io e Alfonso davanti alla storia della musica Rock

Non spenderò un secondo a parlare della diatriba storica con i cugini di Caluso nel Canavese provincia di Torino, per alcuni zona di elezione di questo vitigno, che ne rivendica l’autenticità e l’esclusività del nome in etichetta. Il bello è che ci sono pure riusciti, perché nel novarese in etichetta non si può scrivere Erbaluce ma Colline Novaresi bianco, ma queste a mio avviso sono le solite pagliacciate all’italiana, non meritano una riga di approfondimento sul mio blog, anche perché di cose da dire su Alfonso ce ne sono tante, nonostante il fatto che la “gamma di vini” è costituita da un solo gioiello che produce in soli quattro mila esemplari, si chiama: Colline Novaresi Bianco Costa di Sera dei Tabacchei.
L’ho conosciuto per puro caso l’anno scorso durante il primo Lago d’Orta Wine Festival, ricordate? Ho scritto pure un articolo a riguardo e già accennavo al suo vino che mi aveva stupito.
Perché questo nome,”Costa di Sera dei Tabacchei”. E’ molto semplice come spiega Alfonso, è la costa dei suoi vigneti che guarda verso sera, e Tabacchei è il nome della regione dove sono situate, possiede mezzo ettaro di vigna che circonda la sua bellissima cascina, un luogo ever green, come lui.
Alfonso è così: semplicità, chiarezza, rigore, essenzialità, rese per ettaro non certo da stress da vendemmia verde, mi spiega che se vengono rispettate con amore e passione tutte le fasi della vegetazione ed i bioritmi naturali del luogo e della vigna, non serve a nulla dannarsi l’anima per entrare nel guinnes dei primati da resa per ettaro.

i vigneti di Erbaluce di Alfonso Rinaldi a Suno
i vigneti di Erbaluce di Alfonso Rinaldi a Suno

La Vinificazione è condotta rigorosamente in acciaio per preservare e rispettare il varietale, il vino ha un massimo di 12-12,5 % vol., a seconda dell’annata, questo aspetto si traduce in autentica bevibilità e freschezza, un vino da bere nel quotidiano come dice lui, considerato anche il prezzo. Mi ricorda che il vino lo vende solo in cantina, perché ama conoscere chi lo compra, se andrete a trovarlo ve lo consiglio caldamente, rimarrete a bocca aperta, rapporto qualità prezzo siamo ai livelli del Gavi di Bergaglio, ricordate?
Abbiamo passato ben tre ore in azienda a discutere di musica Rock, cucina, la moglie è una persona squisita come la sua crema di zola ed erbaluce con peperoncini rossi che mi ha fatto assaggiare e che prepara con tanto amore, e per finire abbiamo discusso di vino e letteratura. A tal proposito, Alfonso è anche uno scrittore, si firma con lo pseudonimo “anonimo novarese” ha già scritto tre romanzi che sono stati pubblicati e mi ha omaggiato dell’ultimo dal titolo: ” una notte a Torino”. Un noir metropolitano dalle intriganti atmosfere cupe e tenebrose.

Costa di sera dei Tabacchei 2014
Costa di sera dei Tabacchei 2014

Ma veniamo al campione degustato. L’annata è la 2014, assaggiata il 3 Ottobre 2015, gode di un ulteriore affinamento in bottiglia di 6 mesi, direi il minimo sindacale, visto che questo vino è molto longevo come tutti i grandi vini bianchi.
Il colore è un paglierino algido di accattivante luminosità, nuances verdoline, buona consistenza, archetti fitti e regolari nel bicchiere, quindi buon estratto secco.
Il naso sprigiona tutta l’eleganza ed il fascino dei grandi vini del nord Europa. Si susseguono note di erbe aromatiche fresche, come ad esempio il timo limonato. Tanto agrume, la scorza di limone su tutti, un erbaceo netto di fieno fresco, frutta a polpa bianca/gialla: la susina, la pesca, la mela e tanta mineralità gessosa che ne impreziosisce notevolmente l’insieme.
Il vero miracolo però lo si avverte portandolo alla bocca, l’insieme è armonico, vibrante di acidità, ben sorretto da una sensazione sapido-dolce che riempie la bocca rendendolo quasi succoso, corrisponde magistralmente alle note agrumate che ne rinfrescano la beva. Continua su note fruttate dolci che ne protraggono la notevole persistenza. Un vino davvero riuscito, frutto di un’annata piuttosto classica dalle mie parti, non eccessivamente calda, che rende il vino ancora giovane e particolarmente teso e minerale, sarà interessante assaggiarlo nuovamente tra due o tre anni, al contrario dell’annata 2013, che ricordo più pronta, con vini decisamente più morbidi, grassi e fruttati oltre che notevolmente più intensi a livello di intensità aromatica, forse più ruffiani? No, ogni annata ha le sue particolarità, i vini ruffiani si fanno con tecniche esasperate di cantina, non con la passione di questi grandi vignaioli che rispettano il loro terroir e intervengono il meno possibile.
Il vino lo vedrei magistralmente abbinato ad un piatto di tagliatelle di Campofilone con ragù di verdure fresche dell’orto o ad un filetto di orata al tegame con aglio, pomodori datterino e olive taggiasche.
La mia visita si conclude con un abbraccio strappa lacrime e la frase di Alfonso che guardandomi fisso negli occhi mi dice:
” Andrea mi raccomando, non venire a trovarmi solo quando devi comprare il vino, perché ne faccio poco e quindi non ne ho quasi mai, vieni più spesso durante l’anno, così ci facciamo due chiacchiere come oggi e soprattutto due risate, cosa ne pensi?”.
Lo ammetto mi sono quasi commosso, pane per i miei denti. Il mondo del vino è ormai per me solo questo, ma è solo il mio punto di vista.
Fatemi sapere il vostro, ci tengo.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

4 Risposte a “L’Erbaluce di Alfonso Rinaldi: Rock’n’Roll!!!”

  1. Buongiorno Andrea. Anche questa volta sei riuscito a farci sentire il profumo di questo vino bianco, come lo avessi qui davanti a me…!!! Articolo bellissimo su un grande uomo e la sua maestria nel portare dalla pianta al bicchiere l’Erbaluce in modo puro e come sottolinei tu senza le esasperazioni di rese bassissime che concentrano e a volte appesantiscono il piacere dei sensi ne bersene un paio di bicchieri in buona compagnia o se preferisci un paio di jerobom…. Questa é l’essenzialitá che vorremmo avere nalla nostra cantina ed assaporarne una bottiglia ogni 6 mesi e avere la fortuna di scoprire che prima di trovarlo pensionato ce ne siamo guduti un paio di cartoni!! A presto mitico e continua a regalarci queste belle storie di ottimi vini e di grandi anime GRAZIE

    1. Ciao Gabriele, cosa dire, vorrei solo avere più tempo da dedicare a tutto questo, conoscere personaggi come Alfonso è un qualcosa di indescrivibile a parole, anche se mi ostino a provarci con il blog, credimi personaggi di questo calbiro ce ne sono tanti in tutto lo stivale e se superiamo i nostri confini di stato e anche mentali ne troveremo anche di più, grazie per le tue belle parole e per il fatto che ci segui costantemente, so che stai per ultimare il terzo livello ais, sai che potrai contare su di me per ogni cosa, nel frattempo studia, che questa materia è unica, al contrario di quelle
      che ci propinavano a scuola, letteratura a parte ovviamente 🙂 a presto!

  2. Davvero una gran bella descrizione che rende bene l’idea di una grande persona, grande vignaiolo e grande amico

    1. Ciao Francesco, grazie davvero, il tuo complimento mi rende felice. Io vado alla ricerca di questi personaggi, solo di queste realtà che ad oggi riescono
      a mantenere viva la mia passione per il vino, un altro di questi personaggi indovina chi è? Presto leggerai, secondo me lo conosci ti do un suggerimento, lui le colline le chiama Mot, non indovinerai mai. Colgo l’occasione ancora una volta per ringraziarti a nome di tutti per la tua simpatia e per la tua grande sensibilità, senza parlare del tempo che ci hai dedicato, in cantina come in vigna, momenti davvero unici, i tuoi vini sono come te, autentici. A presto e saluta la tua splendida famiglia.

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