Ciao ragazzi! Dopo aver capito quali sono i presupposti per degustare il vino (trovate qui l’articolo) cominciamo ad entrare nello specifico dell’analisi, e come avevo già annunciato si parte dal colore.
Prima di parlare del colore è bene capire dall’osservazione del vino nel bicchiere il suo stato di “salute”. Vogliamo che il vino sia limpido, quindi non dovrebbero esserci particelle in sospensione, a meno che non si parli di un vino che non è stato filtrato come un biodinamico o di un vino d’annata che può, se non lo si è versato con le dovute cautele, presentare delle piccole particelle sul fondo del bicchiere, esclusi questi due casi il vino velato o torbido non va bene.
Per quanto riguarda invece gli spumanti metodo classico o metodo charmat valuteremo il perlage, ovvero le bollicine che risalgono il bicchiere, è preferibile che queste siano numerose, fini come la cruna di un ago e devono rimanere nel bicchiere quanto più possibile. In ogni caso, se presentano bolle meno numerose o non proprio microscopiche non vuol dire che non sia uno spumante apprezzabile, a meno che le bollicine non siano grosse come quelle dell’acqua gassata che rimangono attaccate al bordo del bicchiere, non è certo questo che ricerchiamo in questo tipo di vino.
Facendo ruotare il vino nel bicchiere (attenzione, ho detto ruotare non vorticare, non vorrete certo rimetterci la maglietta con degli schizzi di vino!!) valutiamo la consistenza del vino, osserviamo come si muove nel bicchiere, non deve mai muoversi come l’acqua, vorrebbe dire che è un vino al quale mancano le ossa, ne tanto meno dovrebbe avere l’aspetto di uno sciroppo, a meno che non si tratti di un vino liquoroso dolce o di un passito.
Ok, ora possiamo ammirare quello che io preferisco: il colore.
Nell’immagine sopra ho cercato di riprodurre le tonalità dei colori, nella prima fila vediamo i colori dei vini bianchi che vanno dal verdolino, ovvero un giallo dai riflessi freddi, al giallo ambrato, che è il colore dei vini “da dessert” quindi liquorosi o passiti, un vino bianco secco non dovrebbe avere mai un colore ambrato, ma anche in questo caso fanno eccezione i vini biodinamici vinificati nelle anfore di terracotta, scelta di alcuni produttori principalmente friulani-sloveni, su modello georgiano.
Nella seconda fila abbiamo i colori dei rosati e infine nell’ultima quelli dei rossi.
Di solito i riflessi verdolino o porpora danno l’idea di giovinezza, mentre se sono dorati o granati, di maturità, ma anche queste non sono regole ferree ma sono solo linee guida per capire quale può essere l’età del vino che stiamo osservando, sensazioni che devono essere confermate anche dai profumi e dal gusto.
La teoria del colore che da l’idea dell’età del vino non si può applicare ai rosati, il loro colore è una scelta del produttore che ne decide il tono in fase di vinificazione.
Bene ora abbiamo qualche altro pezzo del puzzle della degustazione. La prossima “lezione” sarà sui profumi..Stay Tuned
Danila