Alto Agide – Valle d’Isarco, i vini più nordici ed eleganti “d’ Italia”.

Sono particolarmente legato a questa regione “d’Italia”, più nello specifico a questa micro area, la Valle d’Isarco, che si estende per 80 miglia da Bressanone a Rio di Pusteria, nome quest’ultimo che non può non ricordarmi la Val Pusteria, altra grande regione a cui sono affezionato per ragioni personali non strettamente enologiche, ma prettamente sciistiche, perché è la che si trova Dobbiaco dove spesso andiamo a sciare con Danila, vi si trovano alcune tra le piste di sci di fondo più belle al mondo.

Ma non divaghiamo. Valle d’Isarco dunque, siamo a nord della provincia di Bolzano, deve il nome ovviamente al fiume che l’attraversa. A mio avviso questa è una delle aree che ad oggi produce vini bianchi fermi tra i più eleganti al mondo, a mio avviso i migliori d’Italia, senza dubbio i più nordici, perché le viti sono poste nel parallelo più a nord dell’intero stivale.
Se i brasiliani sentono dopo pochi anni di lontananza da casa la famosa saudade, personalmente questa meravigliosa ed al contempo triste sensazione la avverto dopo pochi mesi di lontananza da questo magnifico terroir.
Non sarò retorico con le solite frasi tipo: terra di confine, terra rubata all’Austria, non è Italia…
Qui, le persone, italiane o non italiane pensatela come vi pare, attraverso la loro grande passione e senso di responsabilità verso il terreno che la natura ha deciso di donare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia, producono vini che sono l’esatta trasposizione nel bicchiere del concetto di terroir nel senso più assoluto del termine, senza compromessi o li ami e te ne appassioni in maniera viscerale perché riesci a comprendere al massimo le doti di finezza, eleganza, bevibilità e capacità di evoluzione nel tempo o magari, soprattutto se sei alle prime armi con un bicchiere in mano, potranno risultarti insulsi ed anonimi, perché non ti ricordano i succhi di frutta concentrati o le marmellate, ma quello è un altro discorso non voglio diventare polemico, i gusti sono gusti, i miei cambiano giorno dopo giorno ma vanno sempre di più verso un concetto di essenzialità, nel senso più autentico del termine.

Ma parliamo di terroir dunque, cosa permette a questi vini di essere così unici in Italia?
Ripidi pendii terrazzati esposti a sud-est si estendono tra 550 e 700 m sul livello del mare, le notti fresche, i giorni tiepidi e la buona ventilazione della valle contribuiscono a conferire al vino della Val d’Isarco: Sylvaner, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Kerner, Veltliner, Pinot Grigio e soprattutto Riesling, qui ancor più che in altre zone dell’Alto Adige un sapore tipicamente acido e secco, grande freschezza ma con un corpo robusto e pieno, quindi grande equilibrio gustativo unito ad aromi sottili ed elegantissimi perlopiù minerali, floreali ed erbacei, ma questo dipende sempre dai comuni dove ci troviamo, tutti altamente vocati per la produzione di queste nobili uve.
Inizialmente non esistevano piccoli produttori i vignaioli, come in tante altre zone d’Italia, conferivano le loro uve a grandi realtà come la mitica ed antichissima Abbazia di Novacella o la Cantina Sociale della Valle Isarco di Chiusa, tuttora realtà più che valide da oltre un milione e mezzo di bottiglie, ben presto alcuni di questi vignaioli a partire dagli anni novanta decisero di cominciare a vinificare in proprio le loro uve, uno dei primi fu sicuramente Peter Pliger, che ho avuto l’onore di conoscere personalmente in cantina, persona incantevole che trasuda passione per la sua terra da ogni poro sudorifero, ad oggi titolare di una delle cantina che più mi è rimasta nel cuore, ovvero Kuenhof che prende il nome da un podere antico oltre 800 anni, proprietà di famiglia da più di 200 a Bressanone, assaggiate il suo Riesling Kaiton soprattutto dopo 3-5 anni dalla data di imbottigliamento e la Mosella (distretto vitivinicolo tedesco dove si producono tra i più grandi Riesling al mondo) credetemi non vi sembrerà poi così tanto lontana.
Per tornare al terroir il suolo è composto da terreni di disgregazione, scarni, scistosi ricchi di scheletro, questo ne caratterizza il sapore donando loro tanta finezza eleganza ed una particolare ed intensa nota minerale che con il passare degli anni sviluppa nel vino tutta la complessità possibile ed immaginabile, obbligatorio chiuderle in cassaforte e dimenticare la combinazione per non incorrere nel errore di aprirle troppo presto, sono pochi i vini bianchi così al mondo, credetemi.

Vigneti in Valle d'Isarco
Vigneti in Valle d’Isarco

A mio avviso le varietà più nobili e tipiche in questa area sono senza dubbio il Riesling, il Grüner Veltliner, tipicamente coltivato in Austria, il Kerner e il Sylvaner, questo rispetto agli altri vitigni già citati, prodotti anche il altre zone e che comunque in questa vallata a mio avviso conservano sempre maggior equilibrio gustativo soprattutto nei confronti della sapidità, in questo caso più contenuta e maggiormente in sinergia con le doti di freschezza date dall’acidità.
Ma veniamo a i vini degustati, vi parlerò dunque di questi quattro vitigni, quelli che amo e preferisco.
Ho scelto quattro aziende, a mio avviso le migliori dell’intera vallata non me ne vogliano le altre, grandi o piccole che siano, nell’intera vallata credetemi la media dello standard qualitativo è altissimo, ma questi quattro piccoli artigiani a mio avviso hanno saputo interpretare questo terroir in maniera ancora più autentica ed essenziale.

Riesling Kaiton Kuenhof
Riesling Kaiton Kuenhof 2010

La prima che ho scelto la conoscete già, è Kuenhof con sede a Bressanone di Peter Pliger, il pioniere, vero baluardo dell’intera denominazione, 26 mila perle di produzione.
Il vino che ho scelto è il suo “Kaiton” 2010, un Riesling autentico che rappresenta ai massimi livelli il potenziale di questo nobile vitigno in Valle d’Isarco. 6 mesi tra acciaio e botti di acacia da 15 hl. Il colore è giallo paglierino, algido ma dotato di grande luminosità, si distingue subito per le inesauribili note minerali pietrose e salmastre che lasciano ben presto spazio a tanti piccoli fiori di campo e scorza d’agrume, pompelmo, pesca bianca con note di pepe bianco, è ancora giovanissimo ma già ben definito. In bocca è dotato di grande equilibrio perché tanta freschezza ed acidità sono controbilanciate in maniera esemplare da un palato estremamente morbido e pieno, il finale è tutto erbaceo con richiami minerali sapidi e una stupenda scia agrumata.
Prezzo in cantina 16 euro.

Grüner Veltliner Köfererhof
Grüner Veltliner Köfererhof

Il secondo vino è un Grüner Veltliner dell’azienda Köfererhof di Günther Kershbaumer, situata a Varna-Novacella, piccola azienda da 75 mila bottiglie, annata 2011 vinificato esclusivamente in acciaio. Questa volta veste paglierino-dorato, con note iniziali di mela gialla e pesca, un bel floreale bianco tante erbe aromatiche, su tutte le maggiorana e tocchi minerali di pregevole finezza. Palato pieno, rotondo ma graffiante, dotazione acido-sapida di grande equilibrio e persistenza. Un vino che in cantina non supera i 15 euro. Soldi davvero ben spesi. Azienda da visitare.

Kerner 2011 Manni Nössing
Kerner 2011 Manni Nössing

Il terzo vino di cui vi parlerò è del più istrionico ed esplosivo vignaiolo d’Italia, un vero cavallo matto altoatesino, esplosivo nel suo atteggiamento quanto nei suoi vini, in grado di rompere ogni schema fisso sui luoghi comuni dei classici Tirolesi freddi e algidi. Signore e signori ed ecco a voi: Manfred Nössing dell’azienda Manni Nössing situata a Bressanone, con 26 mila perle al suo seguito, vini in grado di regalare la gioia, quella vera.
Vi parlerò del suo Kerner 2011, solo acciaio, abito paglierino con riflessi verdi, un naso bombardato letteralmente da un tripudio fruttato di ogni genere: pesca bianca, kiwi, melone d’inverno, potrei andare avanti per ore ma mi soffermo sulle note maggiormente percepite, ben presto rivela note erbacee di menta e salvia, alternate a scorza di limone ed immancabile mineralità pietrosa. La bocca è perfettamente corrispondente, inizialmente calda ed avvolgente rivela ben presto grande sapidità e sferzanti note acide/agrumate e minerali. Lungo in bocca, oserei dire inesauribile. In cantina il mattacchione praticamente ve lo regala, appena 12 euro. Pazzesco, Manfred Nössing santo subito!

Sylvaner 2011 Taschlerhof
Sylvaner 2011 Taschlerhof

Ma veniamo all’ultimo vino che chiude questo mio articolo, anche lui un personaggio molto appassionato, ha dedicato la sua intera vita ai vini in Valle d’Isarco, da sempre conferitore all’Abbazia di Novacella, come lui stesso mi racconta, dal 2000 titolare dell’azienda Taschlerhof. Quest’uomo gentile e garbato, un pò come il suo Sylvaner 2011, si chiama Peter Wachtler la sua azienda ha sede a Bressanone, ormai l’abbiamo capito un pò la “Reims” della Valle d’Isarco.
Il suo Sylvaner 2011 è un vino incentrato sulla freschezza e vivacità, vinificato esclusivamente in acciaio, già dal colore si denotano queste caratteristiche, un paglierino brillante e luminosissimo, il naso è incentrato su note fresche di scorza di limone, mela, una nota lontana di zenzero e davvero tanta mineralità, qui più definita rispetto agli altri vini forse a causa del vitigno stesso che si rivela prima degli altri e ha bisogno di meno tempo in bottiglia per svelare tutta la sua complessità minerale di roccia al sole e magnesite. Il palato è sapido e sostenuto da tanta freschezza, ha un corpo più esile rispetto agli altri, ma essenziale e davvero lungo.

Scorci bellissimi
Bellissimi paesaggi

Il mio intento è quello di trasferire con il massimo della semplicità le emozioni che provo degustando i vini che amo, in questo articolo più che in altri spero di avervi davvero incuriosito, perché la Valle d’Isarco è a mio avviso il paradiso terreste dei vini bianchi e siccome è raggiungibile in questa vita, al contrario del paradiso vero, perché non farci una scappata per vivere finalmente tutte queste grandi emozioni?

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

2 Risposte a “Alto Agide – Valle d’Isarco, i vini più nordici ed eleganti “d’ Italia”.”

  1. Ciao Andrea grande articolo, come sempre del resto si annusa tanta passione!!! Che dire se nn che in questo momento sto stappando un Silvaner Eisacktaler 2012 Kellerei st Magdalena… Amo la finezza di questi vini eleganti e dissetanti,il mio di stasera é piú economico 6,90€ in enoteca, ma cmq la mineralitá é tanta! Nn hai detto nulla sull’abbinamento mannaggia, io lo provo con frittata hihihi!!!!

    1. Ciao Gabriele,
      grazie per i complimenti, ti dirò ho voluto lasciare più spazio alla descrizione del territorio dei personaggi e del vino, i miei articoli già non sono proprio sintetici e cerco di suddividerli in diverse rubriche, in questo caso quando parlo di terroir devo concentrarmi solo su questo, ma presto dedicherò tanto spazio all’abbinamento vedrai non rimarrai deluso, almeno spero.
      A presto mitico.

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