Georges Lacombe Grande Cuveé, da Ay il talento di Francis Tribaut.   

Non si può parlare a ragion veduta di Champagne senza fermarsi nella celebre Ay, l’assaggio di qualche buon vino è tappa obbligata, perlopiù che questo comune è classificato Grand Cru nella Vallèe de la Marne. Molte aziende affermate hanno sede ad Ay: Bollinger, Deutz, solo per citare alcuni esempi,  maison che hanno fatto la storia di questa antica regione vitivinicola, altre più recenti, stanno guadagnando anno dopo anno un posto di tutto rispetto nelle cantine degli appassionati delle nobili bollicine francesi.

Una di queste è senza dubbio la maison Georges Lacombe, avviata per mano dell’enologo Francis Tribaut nel 2004, ma con una storia che risale al 1989, per carità un’anzianità insignificante messa a paragone con le già citate aziende vicine di casa, ma se c’è una cosa che ho imparato nel mondo del vino è di non lasciarsi mai influenzare dalle apparenze o da poche informazioni utili.

La Maison

Georges Lacombe, inizia la sua attività di viticultore nei pressi della cittadina di Cahors, nel Lot, un dipartimento della regione francese dell’Occitania, che prende il nome dall’omonimo fiume che l’attraversa.

Nel 1989, sua figlia sposa un enologo della Champagne, Francis Tribaut. George si innamora subito di questa regione, acquista un piccolo vigneto che gradualmente cresce fino a comporre un suolo di 12 ettari.

Nel 2004, per mano del talentuoso enologo Francis Tribaut nasce il marchio di Champagne George Lacombe. Francis è l’erede di quattro generazioni di viticoltori e produttori di Champagne della Marna. Dopo gli studi presso la facoltà di enologia di Digione, attorno al 1991, Francis segue personalmente l’azienda di famiglia e offre la sua consulenza a molte altre maison prestigiose.

Ai giorni nostri, oltre ad essere l’enologo della maison Georges Lacombe, Francis è anche proprietario al 100% della società. Ciò gli consente una totale indipendenza nelle scelte strategiche, questo comporta rischi, oneri, ma anche onori, visto che i suoi Champagne bevuti in più ricorrenze li ho sempre trovati costanti, nonostante i capricci di certe annate non proprio favorevoli. Tutto sta nella conoscenza del proprio territorio e nell’esperienza acquisita vendemmia dopo vendemmia.

La maison oggi vanta 80 ettari di uva, tra cui Grand Cru e Premier Cru. Parte del vigneto si trova sulle pendici della città di Aÿ, addirittura alcune vigne sono tra le più antiche in Champagne.

Il 50% del vigneto è piantato a pinot noir sul territorio della Montagne de Reims e nella Côte des Bars. Il 30% di chardonnay proviene dalla Côte des Blancs e dalla regione di Epernay. Infine, il vitigno pinot meunier rappresenta il restante 20% della produzione.

Lo stile della maison Georges Lacombe e dunque il talento di Francis Tribaut, nascono da un rispetto profondo del territorio. Pur non vantando un’agricoltura biologica, la filosofia aziendale è quella di ridurre al massimo gli interventi in vigna, condivido questa linea di pensiero perché a mio avviso preservare il territorio significa preservare il proprio futuro aziendale, ma al centro ci dev’essere sempre il rispetto per la salute dei consumatori.

Un’altra arma vincente della maison è la sapiente unione dei vini d’annata con le varie riserve, ciò assicura un prodotto definito e caratterizzato, costante negli anni. Questo elemento l’ho notato un po’in tutta la gamma aziendale.

Iniziamo proprio dal prodotto base dell’azienda, il biglietto da visita, il vino che più di ogni altro inquadra a mio avviso il marchio Georges Lacombe in tutta la sua integrità stilistica.

Champagne Grande Cuvée Georges Lacombe Brut s.a.

 

E’ il frutto di un uvaggio composto dal 35% di pinot noir della Montagne de Reims, 30 % di pinot meunier della Vallèe de la Marne, 35% di chardonnay dellla Côte des Blancs.

Nella cuvée sono stati utilizzati per il 75% della massa vini d’annata, a saldo i vini di riserva. Il vino rientra nella categoria brut ed il dosaggio è di 9 grammi litro. 12% vol., sosta sui propri lieviti per 24-36 mesi.

Questa maison riporta la data di dégorgement in etichetta, almeno per questa volta non dovrò fare pronostici, si parla di Gennaio 2017, questo campione ha sostato dunque un ulteriore anno e mezzo nella mia cantina. A mio avviso è il minimo sindacale per permettere alla bollicina una maggior distensione gustativa e favorire lo sviluppo di una buona parte degli aromi.

Il vino

Si presenta paglierino intenso, vivace, il perlage minuto e continuo evidenzia riflessi beige solitamente tipici della prevalenza di pinot.

Al naso è un tripudio di frutti tropicali di buona intensità, il mango, l’ ananas, alternati ritmicamente da un’elegante nota d’agrume dolce che ricorda la scorza del mandarino, anche il ribes bianco fa la sua parte. Il pinolo e la mandorla, anticipano dolci note di pan brioche e miele d’acacia su uno sfondo minerale di iodio e salsedine. Un bel naso, colpisce per la precisione millimetrica, a metà strada tra il gourmande e l’austerità.

 

Il palato è sulla stessa linea d’onda, bolla carezzevole è denso, ha buona materia e si avverte una sensazione di rotondità sostenuta dalla giusta maturità del frutto. Al contempo la stessa è bilanciata da una verticalità gustativa incentrata su freschezza e lunga scia sapida che lo rende abbastanza impegnativo, sicuramente persistente, adatto ad accompagnare un buon piatto di affettati misti quali prosciutto di Parma DOP, Mortadella IGP, ma anche scaglie di Parmigiano Reggiano 30 mesi.

Un altro elemento che mi ha convinto è il prezzo, dalle 15-18 euro (Gdo) alle 20-22 (on line), soprattutto considerando il fatto che ho attribuito al vino 87 punti.

Non c’è dubbio, è un buon esordio quello di questa maison nella mia rubrica “Champagne a tutti i costi” non ci resta che approfondire anche il resto del satellite Georges Lacombe.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

2 Risposte a “Georges Lacombe Grande Cuveé, da Ay il talento di Francis Tribaut.   ”

  1. Ciao Andrea! Molto interessante questa rubrica e questo champagne stuzzica molto il desiderio… Bravo

    1. Grazie Gabriele, come sempre cerco di dar voce al mondo del vino a 360°, anche a coloro che non possono”gridare con un megafono”. Tranquillo che ne leggerai delle belle…e berrai delle buone. A presto.

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