Taste Alto Piemonte, Novara presenta i vini del territorio.

Ricordo con affetto un produttore di vini che ad un banco di degustazione mi disse: “Andrea, sei di Novara tu? E sei appassionato dei vini delle Colline Novaresi?” Questa è bella. Fai prima a trovare la Vernaccia di Serrapetrona dalle tue parti che un Gattinara o un Ghemme.
Novara è una città a cui sono profondamente legato, per diverse ragioni, ma ciò che le ho sempre rimproverato è di non aver mai valorizzato seriamente i prodotti del proprio territorio o non abbastanza.
I motivi possono essere molteplici, probabilmente la vicinanza strategica con Milano che ne ha influenzato negativamente le mode o per il fatto che un tempo fu provincia lombarda, oggi piemontese. Beh insomma la mia città forse ancor oggi è alla ricerca di una sua identità e per trovarla bisogna iniziare senza alcun dubbio dal territorio e dai suoi protagonisti.

Quale migliore occasione: “Taste Alto Piemonte”. Il Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte, capitanato dalla sua presidentessa Lorella Zoppis, protagonista dell’azienda vitivinicola di Gattinara Antoniolo, ha dato vita sabato 1 e domenica 2 aprile 2017, ad un evento senza precedenti nella città di Novara.

Ben 46 aziende del territorio a rappresentare le denominazioni di origine: Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane, situate nelle province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli.
Sono stati due giorni intensi di degustazione, ma non solo, Ais Piemonte ha gestito egregiamente svariati seminari di approfondimento tematico dedicato alle varie denominazioni, l’evento oltre ogni aspettativa ha visto la partecipazione di 1700 visitatori, 38 giornalisti internazionali e 60 nazionali.
Per la fortuna dei lettori di Fresco e Sapido, tra questi 60 sono stati conteggiati anche il sottoscritto e Danila, infatti voglio ringraziare ancor oggi Lorella che ci ha invitato ufficialmente con tanto di accrediti stampa, è stato un gesto che ho apprezzato molto, mi ha fatto sentire parte di un gruppo di persone che da sempre si impegna costantemente al solo scopo di rendere l’Alto Piemonte un grande territorio vitivinicolo.

La location: Il Castello Sforzesco di Novara

Ma veniamo alla ciliegina sulla torta: l’evento si è tenuto nella splendida cornice delle sale del Castello Visconteo Sforzesco di Novara, quale migliore cornice, situata nel cuore pulsante di questa splendida città.

Non spenderò più di un minuto a parlare delle tre ingombranti assenze che hanno destato curiosità tra gli appassionati, dirò solo questo: come può mancare ad un evento del genere Christoph Künzli, titolare dell’azienda Le Piane, l’autore della rinascita di un’intera denominazione, nello specifico quella del Boca.
Vogliamo parlare dell’azienda Travaglini di Gattinara? Tra le realtà più grandi del comprensorio, da sempre il marchio più noto dell’Alto Piemonte. Concludiamo per fortuna con l’azienda Antichi vigneti di Cantalupo, storia del Ghemme Docg, denominazione che ha da poco compiuto i vent’anni di esistenza e colgo l’occasione per farle i miei auguri, preferisco, perché non sprecherò altre righe a parlare delle motivazioni che hanno spinto queste tre grandi realtà a snobbare un evento del genere, spero sia stato solo un grossolano errore di valutazione perché la grandezza di un territorio si conquista solo con la coesione e l’impegno di tutti i suoi protagonisti.

Ho scritto diversi articoli sui vini dell’Alto Piemonte perché ci credo profondamente. Ho descritto le zone, le differenti tipologie di territorio, i vitigni, alcuni eventi ed i suoi protagonisti (qui l’articolo sui vini del Supervulcano del Sesia)
Continuerò a farlo, dunque veniamo ai vini che mi hanno colpito maggiormente.
Nell’interesse dei miei lettori e per non ripetermi, salvo alcuni casi che non posso ignorare, darò maggior spazio a nuove realtà che hanno catturato la mia attenzione.

Alfonso Rinaldi

Io e il grande Alfonso Rinaldi

“Costa di Sera Dei Tabacchei” 2016, azienda Alfonso Rinaldi in Suno.(No) (Qui il mio articolo sul suo vino)
Solitamente si inizia da un bianco quindi è una grande scusa per tornare ad abbracciarlo, ricordate di che personaggio stiamo parlando? Unico nel comprensorio, come il suo Greco Novarese, anche in quest’annata colpisce per freschezza ed equilibrio, con un bouquet a metà strada tra fresche note di piccoli fiori di montagna, agrume, erba falciata ed una mineralità che si riscontra soprattutto in bocca, “sapiderrimo”, come lo descrisse facendomi sorridere un mio amico la prima volta che lo assaggiò.

I Rosati: Pietraforata, Paride Chiovini, Vigneti Valle Roncati

Ma passiamo a tre vini rosati, quelli che a mio avviso hanno saputo cogliere al meglio le sfumature del Nebbiolo in purezza considerando questa difficile categoria di vini, con orgoglio prendo atto che sono tre vini della Doc Colline Novaresi.

Orezza 2016, cantine Pietraforata

“Orezza” 2016, cantine Pietraforata. Azienda in Ghemme.(No)
Il titolare Gianni Brugo, persona squisita oltre che grande appassionato di vino, l’ho conosciuto tempo fa durante i corsi Ais, diciamo pure un compagno di classe con il quale mi sono diplomato, oggi titolare di questa recente realtà. Il suo rosato, colpisce per freschezza ed eleganza, al naso un susseguirsi di aromi floreali molto delicati che ricordano la violetta, note di fragolina di bosco e sensazioni quasi balsamiche. Il sorso è fresco ed immediato, sapido e mediamente intenso, soddisfa per questa sua grande bevibilità caratteristica che nei rosati a mio avviso è fondamentale.

Poderi di Sopra 2016 azienda Vigneti Valle Roncati

“Poderi di Sopra” 2016 azienda Vigneti Valle Roncati, in Briona.(No)
Famosa anche per il celebre Sizzano doc, denominazione che purtroppo ad oggi vede pochi protagonisti impegnati seriamente nella produzione di questo antichissimo vino. Il “Poderi di Sopra” colpisce già dal colore, un cerasuolo vivace e luminoso che si esprime da subito su dolci sensazioni fruttate di scorza di arancia, ribes e lampone. Si alternano note speziate di pepe nero e paprika dolce molto originali per la categoria. Il sorso è fresco, lungo e sapido, ma la chiusura è tutta incentrata sulla frutta rossa descritta. Davvero notevole.

Eros 2015 azienda Paride Chiovini

“Eros” 2015 azienda Paride Chiovini, in Sizzano.(NO)
Eclettico produttore che ho avuto la fortuna di conoscere meglio proprio in questa circostanza, lui a mio avviso è davvero il protagonista di questa zona. Tanto il suo Sizzano doc, quanto il suo rosato riflettono al meglio la sua personalità.
Questo rosato possiede maggior struttura rispetto agli altri due campioni appena descritti, qui si percepisce di più l’essenza dello Spanna, un po’ di mineralità ferrosa incuriosisce il naso, la spezia è più fitta, più pungente così come le note dei frutti selvatici, il floreale di viola si alterna a note che ricordano i piccoli fiori di campo. Il sorso è sorretto da una grande acidità che richiama i frutti di bosco, è lungo, sapido, con una lieve nota tannica che impreziosisce l’insieme.

La Vespolina: Guido Platinetti, Azienda Vitivinicola Barbaglia

Prima di inaugurare la sezione ovviamente dedicata al protagonista indiscusso di “Taste Alto Piemonte” lo Spanna, ovvero il Nebbiolo così chiamato in Alto Piemonte, è doveroso da parte mia descrivere un altro vitigno autoctono del comprensorio, la Vespolina, celebre per il suo inconfondibile aroma di pepe nero.
Oltre che ad un terroir influenzato dalla presenza di minerali di ogni genere, questo vitigno fa da spalla al Nebbiolo in percentuali che variano a seconda della denominazione, e contribuisce a rendere i vini dell’Alto Piemonte complessi e fortemente caratterizzati.

Colline Novaresi Doc Vespolina 2016″ azienda Guido Platinetti

“Colline Novaresi Doc Vespolina 2016” azienda Guido Platinetti, in Ghemme.(NO)
Andrea, l’attuale proprietario ed enologo di quest’azienda che ha radici già ad inizi ‘900 la descrive così: un vino goloso, dal carattere fortemente minerale e speziato, e come dagli torto, la vinificazione condotta esclusivamente in acciaio ne esalta le componenti di freschezza e sapidità, un vino da bere nel quotidiano ma capace di attrarre per le sue mille sfumature.

Colline Novaresi Doc Vespolina “Ledi” 2015. Azienda Vitivinicola Barbaglia, in Cavallirio

Colline Novaresi Doc Vespolina “Ledi” 2015. Azienda Vitivinicola Barbaglia, in Cavallirio.(No)
Una vecchia conoscenza di Fresco e Sapido, una realtà a cui sono particolarmente legato, papà Sergio e sua figlia Silvia Barbaglia stanno facendo un successo clamoroso con il loro celebre Boca, non posso che esserne entusiasta.
La loro Vespolina “Ledi” è sempre tra le più rappresentative, anche qui vinificazione esclusivamente condotta in acciaio, manto rubino con riflessi violacei, naso da subito fruttato, la ciliegia e la mora lasciano presto spazio ad un aroma di pepe nero su sfondo minerale ferroso davvero esemplare per finezza ed eleganza, la sapidità è pronunciata, tannino esemplare, asciutto, coerente il retro nasale incentrato sulla spezia, vera protagonista di questo vitigno.

Il Nebbiolo

Ma finalmente è tempo di Nebbiolo, anzi di Spanna come lo chiamano dalle mie parti, dunque affrettiamoci a conoscere i protagonisti che mi hanno maggiormente colpito durante la prima edizione di “Taste Alto Piemonte”.

Fara

Fara Doc “Bartòn” 2014. Azienda Gilberto Boniperti

Fara Doc “Bartòn” 2014.(70 % Nebbiolo, 30% Vespolina). Azienda Gilberto Boniperti, in Barengo.(No)
Gilberto è un produttore appassionato di Spanna, ho avuto la fortuna di conoscerlo tre anni fa a Pettenasco, sul lago d’Orta, durante una degustazione dedicata all’Alto Piemonte, il suo sorriso e la sua gentilezza sono autentici come il suo vino di punta, il Bartòn, da pochi anni eletto a Doc Fara un tempo Colline Novaresi Doc.
Rubino con riflessi granato, colpisce per immediatezza fruttata matura e dolce di frutti di bosco, che pian piano si trasforma in qualcosa di più, punte speziate/minerali e sbuffi mentolati completano il bouquet, il sorso è preciso, netto, giustamente tannico, slanciato e di media intensità, ma grandissima persistenza. Un vino davvero ben fatto con un glorioso futuro davanti a se.

Sizzano

Sizzano Doc 2012″. Azienda Paride Chiovini

“Sizzano Doc 2012″(60% Nebbiolo, 30% Vespolina, 10% Uva Rara). Azienda Paride Chiovini, in Sizzano.
Come promesso, eccolo qui, il Sizzano di Paride, mostra tutto il suo potenziale già dal colore. Rubino intenso, con lievi sfumature granato, grande consistenza e vivacità di colore. Olfatto clamorosamente incentrato su frutti di bosco maturi, quali more e mirtilli. Un accenno floreale di viola ed una mineralità che rimanda al goudron, anticipano un finale che sa nettamente di liquiriza e cacao. Il gusto è pieno e coinvolgente, non privo di una certa rotondità, ben sorretto da una freschezza e da un tannino che ravvivano notevolmente il sorso, lasciando una piacevole sensazione amaricante sul finale.

Ghemme

Ghemme Docg “Oltre il Bosco” 2011.Azienda Francesco Brigatti

Ghemme Docg “Oltre il Bosco” 2011.(100 % Nebbiolo). Azienda Francesco Brigatti, in Suno.(No)
Un vero “vin de garage” prodotto in pochissimi esemplari, dimostra tutta la stoffa e la passione del suo produttore, Francesco Brigatti, dal 1995 titolare di questa storica azienda del Novarese, celebre per il suo MötZiflon, vino di punta dell’azienda, a mio avviso il miglior Colline Novaresi Doc di tutto il comprensorio.
Ma parliamo del suo Ghemme perché è davvero un evento raro riuscirne a bere un bicchiere.
Granato “Nebbioleggiante” di media trasparenza, si distingue per un eleganza di aromi da vero fuori classe.
Piccoli frutti rossi, quali lampone, ribes, fragolina di bosco e melograno, anticipano un naso che si sviluppa su note di viola, pepe bianco e tratti balsamici molto frequenti e noti nei vini di Francesco. Sono i suoi vigneti, al confine tra Suno e Ghemme, divisi da un fitto Bosco, a donare al Nebbiolo questa nota balsamica ancor più percettibile nel MötZiflon, di cui conto presto di tornare a parlarvi. Il gusto è pieno, molto persistente e sapido, tannino addomesticato dal tempo ma ben percettibile, freschezza davvero notevole che ne ravviva l’equilibrio. Un grandissimo Nebbiolo, davvero.

Ma veniamo al versante vercellese, valichiamo il fiume Sesia che divide a livello enologico la provincia di Novara da quella di Vercelli e Biella, qui lo Spanna acquisisce ancor più struttura e complessità soprattutto
nella denominazione Gattinara Docg.

Gattinara

Gattinara “Pietro”2012. Azienda Paride Iaretti
Io e il grande Paride Iaretti

Gattinara “Pietro”2012. (100% Nebbiolo). Azienda Paride Iaretti, in Gattinara.(Vc)
Paride Iaretti è un vignaiolo vero, innamorato della sua terra, coltiva lo Spanna con la stessa attenzione con cui scopre giornalmente nuovi sentieri che lo portano ad esplorare le cime più suggestive del suo amato Monte Rosa.
Questa montagna dal profilo himalayano è la vera protagonista del successo dei vini dell’Alto Piemonte, influenza sia il microclima dei vigneti circostanti, sia la composizione del terreno che ricorda proprio quello delle Alpi: molto granito, porfido, ferro. Soprattutto nelle denominazioni di Gattinara, Boca e Bramaterra.
Ma veniamo al suo “Pietro” 2012. Il colore è affascinante, granato acceso, molto luminoso. Il naso è da subito speziato, il chiodo di garofano e la foglia di tabacco si alternano a note di viola leggermente appassita. Il frutto è maturo ricorda la ciliegia ed un accenno li liquirizia dolce, la nota balsamica/minerale di ferro e mentolo ravviva l’insieme. Il sorso è davvero ricco e potente, coerente nelle note speziate, sapido, ha buona scorrevolezza ed un tannino ancora giovane. Un vino che avrà ancora molto da raccontare.

Gattinara Docg 2012. Azienda Mauro Franchino

Gattinara Docg 2012. (100% Nebbiolo). Azienda Mauro Franchino, in Gattinara.(Vc)
Parlare di Mauro Franchino mi emoziona sempre un pò, nutro un sentimento di stima e riconoscenza per questo vignaiolo davvero di altri tempi. Produce vino dalla fine degni anni’50 e tra le sue vigne mi ha insegnato il rispetto per questo territorio e il concetto di essenzialità nel coltivare e vinificare lo Spanna. Ad oggi, il suo è senza dubbio il Gattinara più autentico, quello di cui scriveva Mario Soldati. Mauro ha visto passare ogni tipo di moda legata al vino, ma il suo Gattinara è rimasto sempre lo stesso.
Massimo rispetto per la vigna ed utilizzo di botti grandi per l’affinamento portano, a detta dello stesso Mauro, il millesimo 2012 a rispettare la più autentica tradizione legata al Gattinara Docg.
Granato vivace di media trasparenza attraversato da lampi rubino, esordisce al naso con la più classica delle mineralità ferrose, il pepe nero infittisce la trama e la viola ne ingentilisce il profilo. La frutta di bosco matura e le erbe officinali rendono complesso l’insieme, davvero un naso autorevole.
Il palato è teso, sapido, fresco. Il tannino, ancora ruvido come dev’essere uno Spanna che si rispetti, mostra tutta la sua stoffa ed il potenziale di invecchiamento. Un vino ancora giovane, che possiede già un suo equilibrio gustativo, considerando il finale che ricorda la frutta descritta.

Bramaterra

Bramaterra Doc “a Paulin” riserva 2007.Azienda La Palazzina

Bramaterra Doc “a Paulin” riserva 2007.(Nebbiolo 70%, Croatina 15%, Vespolina 10%, Uva rara 5%).Azienda La Palazzina, in Roasio (Vc)
Come vi ho già anticipato, un’altra delle storiche denominazioni dell’Alto Piemonte, fortemente caratterizzate dalla presenza del Monte Rosa.
Questa piccola cantina fondata nel 1986 è condotta oggi da Leonardo Montà, un giovane vignaiolo che nel giro di pochi anni è riuscito a guadagnare consensi grazie alla suo vino di punta che a seconda delle annate può uscire in commercio con la menzione riserva.
Il 2007 è uno di questi casi, il vino è dedicato al nonno Paolo Montà detto “Paulin”. Granato di media trasparenza, con qualche riflesso aranciato sull’unghia, esordisce al naso con note pungenti di erbe aromatiche/officinali quali timo e china, alternate da fiori appassiti e scorza di agrume, pepe nero, per concludere con un’elegante ed immancabile nota ferrosa. Il palato, di media intensità ma lunga persistenza, richiama una “dolce sensazione amaricante” che lo caratterizza enormemente, è quasi dissetante tant’è la freschezza ed il tannino cesellato dal tempo. Un vino goloso, con una bevibilità davvero pericolosa.

Per quanto riguarda il Boca Doc, denominazione a cui ho dedicato un articolo approfondito qualche tempo fa, ci tengo a segnalare la costante qualitativa dell’azienda Podere ai Valloni con un Vigna Cristiana 2010 in splendida forma. Stessa musica per il Boca 2012 dell’azienda vitivinicola di Sergio Barbaglia di Cavallirio, di cui ho già abbondantemente parlato all’interno del mio blog (qui l’articolo sulla degustazione dell’Alto Piemonte al Lago d’Orta)

Lessona

Il Lessona Doc in provincia di Biella, è un’altra denominazione a cui sono profondamente legato, perché in grado di elevare lo Spanna a livelli di eleganza e finezza davvero incredibili. La causa è sempre legata al microclima ed al tipo di terreno, in questo caso diverso rispetto alle denominazioni descritte prima. Costituito da sabbie plioceniche di deposito marino miste a loess argilloso, varia a fondi valle perché composto da giacimenti di sabbie marine e fossili di conchiglie. Il pH di questi suoli li fa classificare tra i terreni più acidi dedicati alla viticoltura nel mondo intero. Incredibile.

Lessona Doc 2013. azienda La Prevostura

Lessona Doc 2013. (100% Nebbiolo) azienda La Prevostura in Cossato.(Bi)
Vi ho già parlato del Lessona di casa Bellini nell’articolo dedicato alla degustazione di Casa Bossi ma ci tengo a ribadire la costante qualitativa di questa azienda relativamente giovane, nata nel 2001.
Anno dopo anno questo Lessona Doc sta raggiungendo livelli di finezza ed eleganza che nel millesimo 2013 davvero vengono fuori in maniera esemplare.
Granato classico, buona trasparenza e vivacità di colore. Il naso è un tripudio di fiori, spezie fini, balsamico oltre ogni modo. Frutti di bosco, agrume, menta. Davvero slanciato il sorso, appagante per la sinergia fresco/sapida. Medio corpo, grande bevibilità, lunghissimo il finale che richiama l’acidità dei frutti rossi.

Le conferme

Ci tendo a concludere il mio articolo segnalando la bella prova sostenuta da altre aziende del territorio che in futuro saranno protagoniste del mio blog.
Tra le storiche, segnalo l’azienda Nervi di Gattinara con due tra i vini più importanti di sempre: il Gattinara Docg “Molsino” e il “Valferana” di spessore e classe, come sempre del resto.
Per restare in tema di classici, la già citata azienda Antoniolo, con due Gattinara Docg 2012 di grande impronta territoriale, ovvero il base e l'”Osso San Grato” vera icona del territorio.
L’azienda Tenute Sella di Biella, sempre al vertice rispettivamente con il loro Bramaterra “i Porfidi” e il Lessona “Omaggio a Quintino Sella”.
Il grande Odillio Anotoniotti, di cui ho già scritto, che si riconferma tra i grandi protagonisti del Bramaterra Doc con un 2013 a dir poco strepitoso. Notevole l’impegno dell’azienda Colombera e Garella di Masserano (Bi) che recentemente oltre al buon Bramaterra, già testato in altre circostanze, produce da poco anche un Lessona Doc che mi ha colpito nell’annata 2013.

Il Prunent

Dedico le ultime righe di questo articolo ad un vino che ultimamente sta conquistando l’interesse di molti appassionati e rappresenta una nuova frontiera per il Nebbiolo dell’Alto Piemonte, qui altissimo, considerando che ci troviamo nelle Valli Ossolane, vicino Domodossola (Vco). Il Valli Ossolane Nebbiolo Superiore Doc “Prunent” 2013 di Cantine Garrone. Un anno fa ho dedicato un articolo a questa interessante realtà e non posso che constatare che il livello qualitativo è destinato a crescere sempre di più, perché il millesimo 2013 è davvero un vino che ha classe da vendere e farà parlare di se ancora per molto tempo, statene pur certi.

Faccio il mio personale in bocca al lupo a tutti i produttori che giorno dopo giorno si impegnano costantemente per rendere l’Alto Piemonte sempre più alto, sempre più grande, perché è grande la passione che ci accomuna.
Eventi come ” Taste Alto Piemonte” sono grandi occasioni per raccontate il territorio, le sue storie ed i suoi personaggi, quindi mi auguro che sia il primo di una lunga serie.

Evviva l’Alto Piemonte!

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Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

4 Risposte a “Taste Alto Piemonte, Novara presenta i vini del territorio.”

    1. Che onore Roberto! Ti ringrazio del complimento, è un cerchio che si chiude per me, ho iniziato dall’Alto Piemonte ho approfondito tutto il mondo del vino, ma il mio cuore è tornato in queste terre e vi rimarrà per sempre. Grazie davvero, i tuoi complimenti mi fanno capire che sono sulla buona strada. A presto.

  1. Grande Andrea si percepisce una nota profonda nelle tue parole, una nota che chiamerei Amore!!! Sei innamorato dello spanna e come poter darti torto, il Nebbiolo da queste parti da vita a profonde differenze peculiarità che i produttori che hai menzionato stavolta ed altri che hai citato altre volte sanno valorizare ! W lo Spanna e bravo Andrea

    1. Ciao Gabriele, grazie per le belle parole, è una terra che non cerca compromessi, autentica come il colore dei porfidi di Boca e Bramaterra. Hai usato la parola amore, ed è corretto, è solo grazie a questo sentimento che oggi possiamo costruire il successo di questi vini. Un abbraccio

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