Leonello Letrari: una vita per il Trentodoc

Non è facile scegliere quale sia la tipologia di vino più indicata per aprire le danze,per la presentazione del blog è stato più facile, non potevo che parlare di Andrea Li Calzi, in questo caso seguirò la tradizione,come “i testi sacri”insegnano: con l’abbinamento per tradizione di solito non si sbaglia mai, e con cosa si innaffia l’inzio di un’avventura se non con una serie interminabile di bollicine? Per questa volta farò il bravo, non vi preoccupate, sarò patriottico, sono bollicine Italiane.

Per farvi capire già da subito qual è la lingua che parlo e il tipo di ricerca che faccio quando scelgo un’azienda da visitare, vi farò solo un nome: Leonello Letrari dell’omonima azienda Letrari con sede a Rovereto provincia di Trento, Trentodoc insomma!

Leonello Letrari e suo figlio Paolo Emilio.
Leonello Letrari e suo figlio Paolo Emilio.

Conosciamo tutti Giulio Ferrari e tutti sappiamo qual è stato il suo contributo nel metodo classico Italiano, la sua stupenda intuizione notando che i terreni calcarei della sua zona non differivano molto da quelli della Champagne, e che anche le forme delle colline avevano simili declivi in cui le acque potevano percolare con grande facilità, decise di credere nella potenzialità spumantistica della zona e, nel 1902, cominciò la produzione con barbatelle di chardonnay importate dalla Francia, che risultavano assolutamente sconosciute in Trentino, ancor oggi il suo cognome è protagonista nelle tavole di tutti gli Italiani soprattutto durante i brindisi di Natale e Capodanno, anche se l’azienda attualmente è in mano alla famiglia Lunelli che da anni ormai ha elevato il marchio a simbolo indiscusso del metodo classico Italiano nel mondo.
Non tutti, ahimè, conoscono un’altro grande pioniere di questa tipologia di vino, il suo nome è Leonello Letrari colui che dal 1960 creò i primi uvaggi, è suo il celebre fojaneghe uno dei primi bordolesi italiani, nel’60 inoltre inizia ad elaborare spumanti di pregio, per poi fondare nel 1976 assieme alla moglie Maria Vittoria l’attuale azienda di famiglia portata avanti anche dall’enologa Lucia Letrari, la figlia di Leonello.
Con costanza e dedizione rappresenta l’altra faccia della medaglia del Trentodoc, una faccia meno pubblicizzata,
con dimensioni e numero di bottiglie prodotte, decisamente inferiori, ma con lo stesso numero di consensi e premi vinti in tutto il mondo, una tipologia di azienda che ancor oggi è in mano al suo pioniere, classe 1931, che ho avuto il piacere di conoscere e che mi ha letteralmente accolto a braccia aperte nella sua bella cantina,piena di fascino e storia,la storia di un grande viticultore Italiano.

Io e Leonello Letrari
Io e Leonello Letrari

Plasmati dal particolare terroir e dal microclima della Vallagarina, un ambiente caratterizzato dall’Adige e influenzato dall’Ora del Garda, che crea qui uno speciale microclima di tipo mediterraneo, l’azienda produce 23 diversi tipi di vino di qualità con forte tipicità varietale, con i suoi 23 ettari di vigneto dislocati in diverse località della Vallagarina punta soprattutto sul metodo classico da uve Chardonnnay e Pinot nero, per regalarci forti emozioni, senza trascurare però le varietà autoctone, come il gentile e fruttato Marzemino, il più corposo Teroldego e il sapido Lagrein, non da ultimo lo speziato Enantio; poichè Leonello è stato fra i primi enologi a raccogliere la sfida di produrre un uvaggio di tipo bordolese in Italia, Cabernet franc, Cabernet Sauvignon e Merlot compongono il loro classico, ovvero il Maso lodron a cui seguirà il nel 1997 l’originale Ballistarius con aggiunta di Lagrein al classico taglio bordolese.
Inoltre l’azienda produce una gamma di vini bianchi da uvaggi piuttosto classici della zona come Chardonnay, Pinot Grigio e Müller Thurgau,da segnalare invece alcune chicche assolute a base di raro Moscato Rosa come pure il Dulce Vitae, una vendemmia tardiva di uve bianche selezionate.
Mi soffermerò in questo occasione a descrivere i vini che maggiormente mi hanno colpito, ovvero quelli prodotti con la rifermentazione in bottiglia, tra i più autentici e rappresentativi delle peculiarità del territorio Trentino più precisamente della Vallagarina, terra da sempre vocata alla produzione di vini di pregio.
Dopo una chiacchierata di 3 ore con Leonello sulle peculiarità che hanno caratterizzato maggiormente il terriotrio dagli anni ’60 ad oggi e dopo una svariato elenco di aneddoti, che tra l’altro potrete leggere sul suo libro “viti e vini di una vita” le memorie del fondatore, raccolte da Nereo Pederzolli, finalmente con sommo piacere si arriva al momento tanto atteso, quello della degustazione di questi autentici gioielli Italiani.

Brut Riserva e Dosaggio Zero
Brut Riserva e Dosaggio Zero

Partiamo con il primo vino, il Brut Talento Trentdoc un millesimato 2010 ottenuto dalle cuvèe di Chardonnay 85% e Pinot Nero 15 % vendemmiati a mano, con permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi, sboccatura fine 2013, giallo paglierino vivace e brillante, perlage esemplare per finezza, bolle numerose e persistenti, inesauribili, data anche la recente sboccatura, naso articolato su note di mela golden, ananas, limone, fiori freschi di montagna, salvia, tanta frutta secca, soprattutto mandorla, con l’aumento della temperatura note di foraggio, talco e felce, finale leggermente fumè, in bocca è cremoso, bollicina esemplare per finezza, lunga persistenza, perfettamente bilanciato tra sapidità e freschezza, corrispondente, soprattutto nelle note di mela e agrume, finale di mandorla, che invoglia la beva, un brut “base” tra i migliori della denominazione, ad un costo onestissimo di 17 euro in azienda.

Proseguiamo con il Dosaggio Zero, medesime caratteristiche tecniche del brut, ma l’elaborazione a dosaggio zero lo rende al naso ancora più nordico, con una vena minerale salata al naso di grande eleganza ed evidenti note di mandorla tostata,con l’aumento di temperatura e un po’ più di ossigenazione si percepiscono note di pepe bianco davvero esemplari per finezza, la bevibilità a mio parere, per gli amanti della tipologia e non solo,è imbarazzante, rapporto uomo bottiglia 1 a 1, prezzo: sui 18 euro in azienda.
Entrambi i vini si abbinano magistralmente a prosciutto di spalla, al Parmigiano Reggiano 24 mesi, e ad antipasti di pesce, crostacei, ma anche in abbinamento totale per un pranzo estivo non impegnativo, ma grazie a questi due vini, di gran classe.

Il livello sale inesorabilmente quando mi ritrovo nel calice, giallo paglierino, ma lievemente più caldo dei precedenti, il brut riserva Talento Trentodoc 2008, 48 mesi sui lieviti, sboccatura 2013, unione di Chardonnay 60% e Pinot nero 40% è un vino che ammalia già dal perlage, il vino che più di tutti si è imposto all’attenzione degli appassionanti e della stampa, ricevendo il maggior numero di premi, ma questo non voglio che influenzi la mia degustazione.
Il naso si apre su note di mela leggermente più matura, un nota tostata di nocciola, sempre freschissimo l’agrume, ma più morbido, il pompelmo e con l’ossigenazione note di crema di limone e cioccolato bianco per chiudere su uno sfondo leggermente speziato; questa speziatura si ritrova al palato, corrispondente alle note agrumate e di mela matura, persistenza lunghissima e bolla cremosa a carezzevole, abbinamento ideale: salmone in crosta su purea di asparagi, costo in azienda del vino 21 euro.

A mio avviso qui saliamo ulteriormente di livello, ma questo forse dipende anche dai miei gusti personali che non posso non considerare, con il Dosaggio Zero Riserva Talento Trento doc 2008, sboccatura 2013, medesime caratteristiche del Riserva brut, a parte il dosaggio che inesorabilmente si fa sentire rivelando da subito un naso molto più minerale, con note di pietra e calcare, ben fuse con il comparto fruttato di agrume e susina matura, con l’ossigenazione accenni tostati di mandorla e note di cenere molto eleganti.
Insomma un naso complesso, nordico, che al palato non delude rivelando ottima bevibilità, lunga persistenza e finale agrumato.
L’abbinamento gastronomico che mi sento di consigliare su questo piatto è un fagottino di sfoglia ripieno di cappesante e porcini secchi che poggia su una crema di cipollotto fresco. Costo del vino in azienda 22 euro.

Il Panorama della Vallagarina
Il Panorama della Vallagarina

Poteva mancare un rosè? no di certo, e che rosè! Non il base, ovvero il Brut Rosè Talento Trentodoc millesimato ottenuto con uve Pinot Nero vinificato con breve contatto sulle bucce e Chardonnay, affinato sui lieviti per almeno 24 mesi, ma bensì il +4 Rosè Talento Trentodoc, sboccatura 2013, una tipologia di rosè di casa Letrari, che come indica il nome rimane altri 4 mesi a riposare sui lieviti, rispetto al minimo previsto dal disciplinare,
per aumentare il suo prestigio e la sua complessità, che si avverte subito sin dal colore rosa antico, davvero incantevole. Il naso rimanda a piccoli frutti rossi, ciliegia, gelatina di lamponi e a delle note che con l’aumento di temperatura si trasformano in pepe rosa e caramella alla fragola. Il palato è succoso, la bollicina è meno cremosa, più verticale, con buona corrispondenza di frutti rossi descritti al naso, un vino che accompagna in maniera magistrale un piatto di parmigiana di Melanzane con un contorno di rosti di patate. Costo del vino in azienda:28 euro.

Pensavo di aver abusato fin troppo della pazienza e cortesia di Leonello (e a questo punto credo anche della vostra) quando ad un certo punto questo splendido ottantenne tira fuori dal suo cilindro un’autentica perla, che onestamente non mi aspettavo nemmeno di degustare, ma in casa Letrari la gentilezza e la cortesia
sono la parola d’ordine soprattutto quando la clientela dimostra una reale passione per la materia.
Come concludere questo articolo se non con un Trentodoc che se fosse umano a quest’ora dovremmo iscriverlo alla terza elementare, ebbene si, 96 mesi sui lieiviti!
Il 976 Riserva del Fondatore Talento millesimo 2003 con sboccatura 2013 ottenuto dalla vinificazione delle migliori uve Chardonnay e Pinot Nero, è un vino prodotto solo nelle grandi annate, quando qualcuno da lassù decide di farci questo regalo, già dal colore si intuisce che il vino dispensa saggezza, un pò come il suo fondatore, un giallo dorato di incantevole luminosità con ancora qualche riflesso paglierino, un perlage finissimo e continuo, non esuberante, come un uomo che arrivato ad una certa maturità, sa prendersi i suoi tempi e i suoi spazi.
Parlare di questo vino attribuendo aggettivi, note olfattive e gustative, mi sembra superfluo e riduttivo, bisognerebbe solo stare in silenzio, ma nel vostro interesse ci proverò. Inizia lento, pacato, gentile, con note di gelatina di limone, fiori gialli, una splendida nota di mimosa, man mano che passano i minuti viene fuori il
pan di spagna, il cioccolato bianco lo yogurt, note balsamiche di eucalipto e menta, una lieve tostatura di nocciola, foglia di tabacco, per chiudere su note di liquirizia, che ritroviamo anche in bocca dove la cremosità della bollicina è davvero indescrivibile, la persistenza è praticamente infinita arriva tranquillamente
al minuto, ma la cosa che ti fa innamorare sin dal primo sorso e la freschezza che ancora possiede, questa caratteristica mi convince ad abbinarlo ad uno spezzatino di capretto in umido con cipolle e zafferano, provare per credere! Il costo per provare quest’autentica emozione è di 47 euro in azienda, rapporto qualità prezzo per un vino con una sosta sui lieviti così prolungata è praticamente senza pari.

Trendo Brut Riserva del Fondatore 976 annata 2003
Trendo Brut Riserva del Fondatore 976 annata 2003

Il mio primo articolo finisce qui, spero di avervi incuriosito e di essere riuscito anche solo per un secondo a farvi provare la stessa emozione che ho provato io nell’aver incontrato un personaggio così importante come Leonello Letrari, ringrazio tutta la sua splendida famiglia per la cortesia che mi ha riservato e spero di tornare a visitare presto la loro Azienda, un connubio perfetto tra tradizione e innovazione in un terroir che non smetterà mai di affascinarmi, ma ce ne sono tanti altri che ho intenzione di illustravi quindi se vi va, seguitemi!

Voi cosa ne pensate? Avete bevuto i vini Letrari?

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.