Il lago d’Orta si tinge di Nebbiolo… e non solo!

Pettenasco, un comune in provincia di Novara a cui sono particolarmente legato per ragioni familiari, di infanzia e perché ritengo che sia una delle sponde più belle del lago d’Orta a sua volta uno dei laghi più belli del mondo.
Quando ho letto di questa manifestazione, il primo lago d’Orta Wine festival, non potevo che esserne felice.
Assaporare un buon calice di vino in quei luoghi cari a Mario Soldati che vi dedicò alcuni tra i suoi romanzi più significativi, senza tralasciare la sua passione per il Gattinara, celebre vino a base Nebbiolo, di cui vi ho già abbondantemente parlato.

Il paesaggio rilassante del  Lago d'Orta
Il paesaggio rilassante del Lago d’Orta

L’autore inglese William A. Stuart che ci visse per ventiquattro anni durante i quali, oltre ad esplorare a fondo i luoghi più suggestivi, seppe immedesimarsi profondamente non solo in essi, ma anche comprenderne la gente, le tradizioni, le leggende, i costumi, perché l’atmosfera di questo lago se lo frequenti regolarmente non può lasciare indifferente ed in alcuni suoi borghi più belli, tra cui Pettenasco, il tempo sembra si sia fermato, si può “udire” uno tra i silenzi più autentici al mondo, vera pace per l’anima ed il cuore. Un angolo di paradiso in cui rifugiarsi per fuggire dal caos e lo stress della vita quotidiana.
Ma veniamo all’evento a cui ho partecipato, il primo lago d’Orta Wine festival organizzato in collaborazione con il comune di Pettenasco e la Pro loco. Presenti oltre ad alcuni stand Coldiretti ed il Consorzio biologico Vintesa, alcune tra le più interessanti e storiche realtà enologiche delle colline novaresi, oltre a qualche gradita sorpresa rappresentata da aziende emergenti che a mio avviso hanno dimostrato una fedeltà ed attaccamento al territorio attraverso i loro vini che fa ben sperare per il futuro di questa interessante denominazione dove il vitigno Nebbiolo, localmente detto Spanna, raggiunge vette di eleganza e complessità tra le più rare in Italia.
Di seguito l’elenco dei produttori presenti alla manifestazione:
Cascina Zoina, Rovellotti, Antichi Vigneti Cantalupo, Madonna dell’Uva, Gilberto Boniperti, Poderi ai Valloni, Cà nova, Pietraforata, Antico Borgo dei Cavalli, Alfonso Rinaldi, Francesca Castaldi, Nervi, Lorenzo Zanetta.
Nel complesso, considerando le mie otto ore di degustazione passate ad approfondire soprattutto le realtà emergenti, cercando soprattutto di parlare con questi giovani ed appassionati produttori, tralasciando le aziende più note che ho bevuto migliaia di volte ma di cui verifico annualmente la costanza qualitativa. Ho riscontrato una qualità di vini di medio-alto livello, unica eccezione rappresentata dall’azienda agricola Madonna dell’Uva che non mi ha pienamente convinto, a causa di una mancata aderenza al territorio. Ho trovato questi vini eccessivamente opulenti, eccessivamente muscolosi, di buon equilibrio gustativo ma poco eleganti al naso, manca la finezza e l’eleganza tipica di queste zone, ma ovviamente l’azienda anche se deriva da una stirpe antica di viticoltori ha una conduzione relativamente giovane, quindi mi auguro che potrà che migliorare vendemmia dopo vendemmia.
Le azienda che mi hanno maggiormente colpito sono Cascina Zoina con sede ad Oleggio, con il suo “Esther della Zoina 2010” un vino bianco da vitigno Erbaluce di stampo Borgognone, crio macerazione a 4° per ventiquattro ore, fermentazione in barriques nuove 50% in rovere e 50% in acacia a temperatura controllata di 19°, fermentazione malolattica in legno, un vino che mantiene inalterati i caratteri organolettici dell’Erbaluce apportando grazie a questo tipo di vinificazione note complesse di spezie dolci e note balsamiche di grande pregio ed equilibrio,
soprattutto gustativo, dove sapidità e freschezza si integrano magistralmente, creando una persistenza pressoché infinita. Da segnalare anche l’ottimo “Nebbiolo Centoundici”, annata 2011.

Esther della Zoina 2010 e Nebbiolo Centoundici 2011 di Cascina Zoina
Esther della Zoina 2010 e Nebbiolo Centoundici 2011 di Cascina Zoina

Un’altra grande riscoperta e stata Gilberto Boniperti di Barengo, il suo nebbiolo sia nella versione esclusivamente vinificata in acciaio “Carlin” 2011 con incredibile pulizia di profumi tipici del vitigno quali la viola, la ciliegia, una piacevole nota speziata di pepe nero e liquirizia che nel caso del “Barton” 2010 affinato in botte grande si fondono ad una complessa nota minerale di pietra e ferro che si integrano magistralmente a note di tabacco e caffè un grande Nebbiolo dall’equilibrio gustativo davvero notevole, fresco, sapido con un tannino di pregevole fattura.

Carlin e Barton di Boniperti
Carlin 2011 e Barton 2010 di Boniperti

Ma veniamo ad Alfonso Rinaldi un grande appassionato del vitigno Erbaluce, localmente detto Greco Novarese, con il suo ottimo Colline Novaresi Bianco Costa di Sera dei Tabacchei, un vino che amerei definire dritto e senza compromessi, dove la fragranza e la semplicità delle note olfattive di mela, pesca, sfondo erbaceo e note di erbe aromatiche quali la salvia, tutte di pregevole qualità, predispongono il palato ad un’esperienza gustativa di autentica piacevolezza. Un vino autentico com’è autentica la passione che Alfonso trasmette nel descriverlo.

Costa di Sera dei Tabaccheri
Costa di Sera dei Tabacchei di Alfonso Rinaldi

Un’altra azienda degna di nota di cui vi ho già ampiamente parlato nell’articolo sul supervulcano è Antico Borgo dei Cavalli di Sergio Barbaglia, con sede a Cavallirio, oltre al Boca 2008 uno dei capisaldi dell’intera denominazione, mi ha sbalordito la loro Vespolina “Ledi”, vitigno autoctono del novarese, dalle incredibile note speziate di pepe nero e frutta fresca, un equilibrio gustativo sensazionale dove l’acidità ben controllata e un tannino di pregevole fattura fanno si che questo vino raggiunga punte di estrema piacevolezza e bevibilità.

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Vespolina Ledi di Antico Borgo dei Cavalli

Tra i vini offerti dal Consorzio Vintesa, sicuramente da segnalare il Riesling d’Alsace di Camille Braun un vero fuoriclasse, giallo paglierino con riflessi oro antico, un naso incredibilmente fine, dove il melone d’inverno segue note di frutta a polpa gialla su uno sfondo minerale iodato e salato, palato cremoso, morbido, grande acidità a supporto di un incredibile bevibilità e piacevolezza.

Riesling
Riesling d’Alsace di Camille Braun

Interessante, a chiudere questa piacevole manifestazione, l’incontro casuale che ho avuto con l’autore del documentario “Barolo Boys” Paolo Casalis, che assieme a Tiziano Gaia della illustre azienda di Barbaresco, ha girato questo documentario che, citando le sue parole: “narra la storia di una rivoluzione e traccia la parabola, breve ma intensissima di un gruppo di produttori che ha cambiato in modo indelebile il mondo del vino”. Un Terroir, quello di Barolo che conto di approfondire molto nei miei prossimi articoli, per continuare a farvi innamorare del vitigno Nebbiolo in tutte le sue magiche declinazioni, restate connessi ragazzi, mi raccomando!

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

10 Risposte a “Il lago d’Orta si tinge di Nebbiolo… e non solo!”

  1. Ciao Andrea hai finito le vacanze ééé…Cavolo che bell’articolo complimenti e che bell’evento!!! Forse ho sempre sbagliato a considerare l’Erbaluce un “vinetto”, ma nn l’ho mai provato x questo motivo… Mi merito “pochissime”frustate…. Approposito di Nebbiolo mi hannoregalato una bottiglia di Roero Negro Prochiosso 2011… l’ho aperta la stessa sera facendo attenzione a quello che mi hai detto… Ne ho messo un sorso nel bicchiere di tutti i commensali e poi visto che era un pochino caldo l’ho riposto in frigo x 40 minuti ad ossigenare! I profumi erano da subito esaltanti, ma assaggiando la lacrima messa nel calice ho provato una sensazione nuova x me… Mi ha praticamente seccato il palato e sentivo quasi una patinina brasiva sui denti… Sensazione caldae senso di abbondanza di grado alcolico! Si ha 14 gradi, ma sembrava averne molti di piú! Dopo la sosta in frigo a perdere qlc grado di temperatura nn é cambiato quasi di nulla…Profumo fantastico e calore…. Ti chiedo se ho sbagliato ad aprirlo forse giovane ho é come doveva essere e nn é il tipo di vino che adoro di piú??? Aggiungo che ho comprato 1 mese o piú fa 2 bottiglie di quella cantina e nnle ho ancora aperte, un Barbaresco 2009 (penso sará eccezionale) ed una di Sudisfá Roero 2010 (questa costa 30 €quasi) e spero nn mi colpisca cosí maluccio!!! Grazie a presto

    1. Ciao Gabri, quanto tempo!!!!Mi stavo preoccupando, ho pensato addirittura ti fossi dato al mondo analcolico!
      Scherzi a parte il Roero Prachiosso di Negro del 2011 è un bambino è come mangiare un caco acerbo, nel senso che hai percepito ancora una materia totalmente inespressa che probabilmente non ha nemmeno raggiunto la maturità proteica, poco equilibrio un naso ancora troppo graffiante e carico di tutta la frutta fresca che non riesce a superare le sensazione pseudocaloriche date dall’alcol sia al naso che al palato, essendo cmq un vino strutturato che arriva a 14,5 % considerando poi il 2011 un annata molto grassa, con ph di acidità non ottimali.
      Il mio consiglio su quelle bottiglie è di non avere fretta ma nemmeno esagerare con l’invecchiamenteo quindi la prossima bottiglia di Prachiosso tra 2 anni il Sudisfà tra 4 minimo,è uno dei roero migliori assieme a Matteo Correggia con suo il “Val dei Preti” o “Ròche d’Ampsej” e assieme ai Roero Giovanni Almondo, di cui ho già scritto per l’Arnesi “Bricco delle ciliegie”, con il suo Roero “bric Valdiana” quindi mi raccomando non fare altri infanticidi e bevi sempre i vini rossi massimo a 18 gradi se no le sensazioni spiacevoli verranno sempre accentuate.
      Un caro saluto e mi raccomando continua a seguirci sempre!!!!

  2. Ecco immaginavo d’aver fatto io la cagata….. Ma come posso capire quando aprire o nn aprire una bottiglia? Penso che il Barbaresco 2009 di Negro lo si possa bere anche adesso?? Ti farei visionare tutta la mia cantina per nn correre piú in questi errori che costano cari a dei piccolini… Il Mio Sommelier personale, almeno fino a quando mi sapró arrangiare!!! Grazie e nn temere che nn vi mollo maestri!!!

    1. Caro Gabriele, per fare quello che dici tu mi ci vorrebbe la sfera di cristallo altro che corso da sommelier.
      Il mondo del vino è molto di più di calcoli, statistiche, intuito. C’è qualcosa di magico che accompagna la vita di un vino da quando è in bottiglia
      al momento in cui lo stappi, pensi che si sia addormentato, che sia arrivato, che non possa più migliorare ed invece no lui dopo anni di situazione stazionaria riprende da solo il suo cammino verso l’evoluzione migliorativa, è un qcs di inspiegabile, l’unica cosa che nessun enologo/sommelier…sia mai riuscito a spiegare in tutti questi secoli. I due esempi massimi di questo mistero sono per il vino rosso il Nebbiolo e per il vino bianco il Riesling ovviamente.
      Io posso solo aiutarti a non fare errori grossolani nell’aprire bottiglie quando è palese che non si debba fare. Ma vedrai che con il tempo il miglior sommelier che potrai trovare sei tu. A presto

    2. Dimenticavo sul Barbaresco di Negro aspetterei ancora un paio d’anni minimo. Anche se si tratta di una tipologia di vino che come il Nebbiolo delle mie parti è tutto incentrato su finezza, eleganza e bevibilità quindi non avrai la stessa sorpresa di quel Roero, ma è cmq presto Gabri.
      Ti consiglio di acquistare dei vini da doc o docg “di ricaduta” se vuoi berli subito ad esempio un buon Nebbiolo d’Alba, oppure se vuoi variare prova dei grandi vitigini come un Verduno Pelaverga, una Freisa ovviamente la Barbara. Con quelli vai ad occhi chiusi!Ma il Nebbiolo così come il Pinot Nero in Borgogna è una roba seria! Non si scherza…ahahahaha…saluti

  3. Grazie sempre impeccabile!!! Cmq mi viene difficile capire che l’Ochetti 2011 di Ratti fosse pronto ed il Prachiosso 2011 di Negro no…. Sbaglio nel pensare che siano fatti con lo stesso vitigno…. Cmq dici che il nebbiolo richiede tempo, mentre altri tipo Aglianico, Nero d’Avola , Nerello Mascalese , Aglianico , San giovese , Monte Pulciano d’Abruzzo o i Friulani rossi no??? O meglio scusa riformulo la domanda, uno di questi vini di cantine importanti tipo Tenuta delle terre nere, Elena Fucci,Santadi, le due Terre…… Del 2011 o 2010 sono piú immediati??? Tipo il Rossese del 2012 che ho preso sotto tuo consiglio o il Pinot nero di Franz Hass 2012…. Scusa se insisto, ma ho l’onere d’imparare adesso!!! Mannaggia t’avessi imparte che gancio che ti tirerei hihihihihihi

    1. Gabriele ascolta io per la passione che ti riconosco, se fossi in te, farei il corso Ais. E’ impegnativo, ma completo.
      Non si possono spiegare in poche righe le richieste complesse che mi fai, certo potrei riassumere dicendo che è tutta questione del ph di acidità
      del vitigno e dal terroir da cui proviene: Nebbiolo in ogni dove, Aglianico e Sangiovese in alcune zone, ma è riduttivo.Tutto il resto dei vitigni che mi hai citato invecchiano bene solo se derivano da pochissime zone e in base alla scelta in vigna di pochissime aziende.Poi considera che Negro è leader del Roero quini punta a prodotti ovviamente di maggior pregio sulla Docg Roero, più complessi e meno immediati Renato Ratti con l’Ochetti fa un semplicissimo Nebbiolo d’alba d’annata, senza troppe pretese su quel prodotto, devi imparare a capire qual’è la differenza tra una denominazione come Roero docg e Nebbiolo d’Alba “d’annata”anche se vengono fatti dallo stesso vitigno ma con vinificazione e selezione in vigna diversa ovviamente.
      Quindi armati di pazienza iscriviti a Brescia o meglio Mantova dove c’è Bortolotti che è il delegato responsabile di provincia che ha fatto l’esame orale a Danila qui a Novara, ironia della sorte, e vedrai che un giorno sarò io a farti le domande sul tuo blog. Non ho capito cmq il motivo per il quale dovrei ricevere un tuo gancio…ahahahah…sono contrari alla violenza se non provocata da una magnum di Champagne meglio se della zona di Cramant anche in faccia, possibilmente non vuota.
      A presto.

  4. Noooo gancio m’intendo una “pezza”… nn so come dite voi a Novara, ma ti sfinirei di domande insomma hihihihi!!! Hai ragione scusami, ma ho comprato bottiglie x me “costose” e soppratutto con aspettative importanti per sprecarle con un’apertura sbagliata ed allora volevo una dritta… Ho pensato al corso che mi consigli, ma é difficile trovare le forze x affrontarlo anche se sono molto tentato, ma nn avró mai di certo un mio blog!!! Tu scrivi bene ed hai un naso incredibile e trasmetti un'”Amore”incondizionato e contagioso nelle tue degustazioni che io credimi nn avró mai!!! Magari un giorno la faremo questa chiaccherata davanti ad una bolla altoatesina o ad un Grumello Ar.pe.pe magari!!!! Untima cosa e poi nn ci torno piú su”promesso” il Rossese 2012 é subito buono quindi?? Indubbiamente un paio d’anni in cantina gli fanno benee questo penso a quasi tutti i vini,ma almeno che sia fatto!!! Grazie davvero a te e Danila e buone bevuteeee!!!

    1. Lungi da me il non volerti aiutare, cosa hai capito? Non mi sfinisci affatto, lo dicevo per te, per accrescere questa tua passione.
      Comunque grazie per i tuo complimenti, si vede che sono sinceri e mi fa piacere riuscire a trasmettere con semplicità la mia passione.
      Ascolta Gabri facciamo così ti giro il mio indirizzo di posta elettronica, [email protected] scrivimi una mail con la lista dei tuoi vini
      e io compatibilmente con i miei impegni ti darò delle dritte. Ok? Per il Rossese 2012 dipende dall’azienda e di quale vino stai parlando.
      Ma come avrai già letto nel mio articolo, il Rossese è un vino dove eleganza, finezza e bevibilità sono le sue principali caratteristiche quindi dato un anno di affinamento minimo nella tua cantina lo puoi già bere tranquillamente perchè non è particolarmente tannico, ma anche li dipende dal tipo di prodotto. Fammi sapere, attendo la tua mail.
      Saluti e buona Domenica.

  5. Grazie Andrea imal inviata… Ti ho spedito solo i rossi hihihihi!!! Scusa davvero x l’insistenza ed a presto ciaoo

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