Il Gavi di Nicola Bergaglio, un vino “Cortese”.

Partire sempre da un aggettivo per descrivere un vino? Funziona anche in questo caso.
Come i Dotti della Franciacorta, ricordate? Qui ci troviamo davanti al senso più puro e assoluto del termine.
Dunque “Cortese”. Pensi subito ad una persona rispettosa, in grado di farti sentire a tuo agio che ha classe, eleganza, fascino e sa essere garbato senza risultare troppo invadente e preponderante, il suo fascino risiede proprio nel lasciarsi scoprire un po’ alla volta, non rivela tutto subito, ci vuole tempo ed il tempo non potrà che migliorarlo.

Leggendo queste parole e questi aggettivi, come si può non pensare ad una tra le più nobili ed antiche uve a bacca bianca autoctone piemontesi, il Cortese appunto che, se vinificato da mani esperte e rispettose del terreno sul quale cresce, in alcuni casi è in grado di dare vini bianchi tra i più eleganti, pregiati e longevi dell’intero stivale, a mio avviso l’eleganza nei vini è sempre sinonimo di pregio e qualità, l’avrete ormai capito.
Ma parliamo dunque di queste mani esperte e rispettose, hanno un nome e cognome e risiedono a Gavi in frazione Rovereto 59, Località Pedaggeri in provincia di Alessandria, l’azienda omonima si chiama Nicola Bergaglio, dal 1946 produce a mio avviso uno tra i più autentici Gavi Docg di tutto il territorio, da uve Cortese in purezza come da disciplinare, una Docg nata nel 1998 e che ne permette la coltivazione solamente nei seguenti undici comuni tutti i provincia di Alessandria: Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo.
Attualmente l’azienda è nelle mani di Gianluigi Bergaglio, che conduce la parte enologica, e di suo figlio Diego, che collabora con lui in cantina ma soprattutto in vigna, dove c’è sempre un gran da fare, è lui che ci ha ospitato e raccontato un sacco di cose interessanti.
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L’azienda è di piccole dimensioni ed a conduzione prettamente familiare, quindi per creare un modello di business vincente, come lui stesso ci spiega, bisogna minimizzare i costi, soprattutto se si hanno obbiettivi chiari e concreti, bisogna darsi da fare in prima persona tanto in vigna quanto in cantina, questo anche e soprattutto per poter poi vendere il proprio vino a prezzi onesti e rimanere competitivi sul mercato, come dimostra il suo Gavi che in quando ad onestà merita una medaglia d’oro al valore, non parliamone nemmeno se acquistato direttamente in cantina.
La coraggiosissima scelta di questa azienda, che nonostante le piccole dimensioni produce 130 mila bottiglie, è quella di produrre due sole etichette di vino, esclusivamente vinificate in acciaio allo scopo di valorizzare al massimo la grande eleganza e mineralità dell’uva Cortese. Quanto mi piacerebbe che questa filosofia fosse sposata da più produttori, per valorizzare maggiormente il terroir di provenienza se l’uva lo permette, senza confondere il consumatore con vitigni internazionali al solo scopo di offrire una gamma di prodotti diversificata quanto inutile. La prima è il Gavi del comune di Gavi con menzione Rovereto, ovvero la località dove risiedono le vigne in Gavi, attualmente è in vendita l’annata 2014, il base per così dire, che proviene da più appezzamenti di terreno. La caratteristica argilla rossa con forte componente ferrosa è la matrice distintiva di questi vigneti tutti potati a guyot posti a 300 metri di altitudine, meravigliosamente esposti che godono di brezzi liguri, tutto questo si riscontra soprattutto nel vino di punta, il Gavi del comune di Gavi “Minaia”, prodotto con solo uve provenienti da questo storico vigneto, attualmente in vendita l’annata 2014, un vero e proprio cru, è proprio il caso di dirlo, un vigneto molto caratteristico ed affascinante situato a pochi metri sopra la cantina.

I filari di Cortese
I filari di Cortese

Diego è stato gentilissimo, intuendo la grande passione che nutro per questa tipologia di vitigni mi ha portato in vigna, mi ha spiegato la composizione del suolo, le differenze tra il suo terroir: molto duro, compatto, asciutto con falsi rilevi, quindi più duro da coltivare rispetto ad altri cru situati in altre frazioni di Gavi ad esempio Monterotondo dove gli appezzamenti sono più morbidi, più regolari, quindi meno ardui da coltivare, in mattinata ho visitato proprio questi vigneti e devo ammettere che le differenze sono lampanti, ma credetemi le stesse differenze poi si notano anche nella qualità finale del prodotto, perché messo a paragone con altre valide aziende, a mio avviso non c’è gara.
A riguardo vorrei aprire una parentesi. Ciò che ho imparato in tanti anni, soprattutto visitando i vigneti che è poi la cosa più appassionante, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, è che più la vite si sforza e fa fatica a crescere inerpicandosi e spaccando per così dire il suolo dove nasce, più la qualità dell’uva sarà pregiata. Continua il meraviglioso parallelismo tra la vite e l’uomo, non sono forse le cose per il quale ci impegniamo di più a darci le maggiori soddisfazioni perché frutto del nostro studio, della nostra ricerca, quindi della nostra passione? In vita mia ritengo di non essermi mai impegnato sul serio, pur comportandomi seriamente nelle varie situazioni, se non per qualcosa che mi abbia appassionato veramente.
Diego ci ha poi accolto in cantina invitandoci a degustare le due etichette citate.
Gavi 2014 del comune di Gavi
Gavi 2014 del comune di Gavi, Rovereto

La prima è il Gavi del comune di Gavi 2014 Rovereto, esclusivamente vinificata in acciaio, con rese per ettaro normali senza ossessioni da vendemmia verde estrema, che il più delle volte a mio avviso è solo un trucco per alzare il prezzo finale del vino, fatte le dovute eccezioni ovviamente.
Il vino si presenta paglierino chiaro, algido ma al contempo luminosissimo, qualche riflesso verdolino molto nordico, fa presagire un naso incentrato su fresche note di agrume e susina gialla, ma ecco che arriva la vera protagonista dell’uva cortese: la mineralità gessosa che si fonde in maniera unica in quanto ad eleganza e finezza al floreale bianco di acacia e biancospino, sviluppa anche sentori di erbe aromatiche quali la salvia ed il timo limonato, mandorla fresca oltre ad un incessabile nota di pepe bianco. Davvero un naso algido e austero da nord Borgogna. A mio avviso il vero pregio dei vini di Bergaglio e del Gavi in generale, quando è buono, è la nota alcolica quasi sempre contenuta, un massimo di 12,5 % vol. elemento che ne facilita la beva, senza perdere la caratteristica più importante ovvero la persistenza e l’estratto del vino.
In questo caso oltre ad un’ottima sinergia acido-sapida, grande rotondità e morbidezza lo rendono versatile nell’abbinamento gastronomico, da piatti di pesce anche speziati e piccanti a torte salate di verdura o con l’utilizzo di prosciutto, funghi e formaggi di media stagionatura, il vino colpisce proprio per persistenza e corrispondenza agrumata oltre ad una sapidità che rimanda ovviamente al terroir prevalentemente minerale. Insomma un vino da bere tutti i giorni, soprattutto per il prezzo che vi invito a scoprire andando a visitare la cantina, rimarrete a bocca aperta!
Gavi Minaia 2014 del comune di Gavi, Rovereto
Gavi Minaia 2014 del comune di Gavi, Rovereto

Non asciutta, perchè Diego prontamente ci versa il vero cavallo di razza, il Gavi del comune di Gavi “Minaia” 2014,
stessa lavorazione del precedente ma come abbiamo già detto, uve da un solo vigneto, “Minaia” appunto.
La trama visiva è pressoché simile alla precedente forse l’unica differenza la si riscontra roteando il bicchiere, la consistenza sembra maggiore, le lacrime nel bicchiere scendono più lentamente al contrario delle mie una volta infilato il naso nel calice, ma non voglio influenzarvi troppo cerchiamo di rimanere imparziali.
Non si può non pensare alla regione dello Chablis in Borgogna, la nota gessosa in questo caso è ancora più nitida si sentono anche lievissime percezioni di metallo caldo, ferro, ovviamente il vino è ancora giovane, il naso risulta compresso, alle note floreali di acacia e gelsomino si affiancano note di agrume, ancora non ben definite, la mela renetta, note importanti di propoli ed un finale sempre di pepe bianco. Per goderne a pieno dovremo aspettare minimo due anni, a mio avviso. Non per il palato, che risulta perfettamente equilibrato tra la note agrumate che donano grande acidità e l’interminabile persistenza, data dalla sapidità gessosa, risulta morbido, rotondo di grande bevibilità e freschezza. Una sola parola per L’abbinamento: corstacei, in tutte le salse, sbizzarritevi più che potete, crudi marinati in abbinamento a spezie, tabasco, con verdure…è semplicemente perfetto.
Gavi Minaia 2013 del comune di Gavi, Rovereto
Gavi Minaia 2013 del comune di Gavi, Rovereto

Diego mi ha fatto degustare altre annate del “Minaia” dalla 2013, più calda e fruttata, ma sempre di grande freschezza e fascino alla 2007, per mostrami il grande potenziale di invecchiamento di questo grande bianco italiano. Il colore risulta ovviamente più caldo, ma conserva nel suo lieve dorato dei lampi paglierino di grande luminosità e intensità cromatica.
Gavi Minaia 2007 del comune di Gavi, Rovereto
Gavi Minaia 2007 del comune di Gavi, Rovereto

Il naso sconvolge in quanto a sinergia tra note minerali gessose-ferrose, speziate dolci di miele di acacia e fiori bianchi e gialli leggermente macerati, che riportano ad affascinanti sensazioni lievemente eteree ed ossidate che rivelano grande complessità olfattiva, la scorza di agrume candito, soprattutto cedro e note balsamiche di propoli e mentolo a chiudere.
Il palato sfida le leggi della fisica, al contrario del classico invecchiamento che accentua la nota pseudo calorica del vino facendolo risultare più sapido, amaro e pesante, qui si nota una maggior finezza, la sapidità è contenutissima, a vantaggio di un importante nota speziata corrispondente al naso che ne quintuplica la persistenza mantenendo il palato fresco e perfettamente pulito, questo è il cortese cari i miei lettori, non c’è storia.
Concludo ringraziando pubblicamente Diego e Gianluigi Beraglio per l’infinita gentilezza e disponibilità che ci hanno riservato, anche a nome di Danila, contando presto di tornare a trovarli con la sincera speranza di trovare la cantina gremita di appassionati e perché no, sperando che tra questi vi sia qualche mio lettore, spinto dalla curiosità che spero sia sorta dopo la lettura di questa mia ennesima “fatica”.
Eccomi con il gentilissimo Diego Bergaglio.
Eccomi con il gentilissimo Diego Bergaglio.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

4 Risposte a “Il Gavi di Nicola Bergaglio, un vino “Cortese”.”

  1. Da sempre sono grande appassionato del Gavi, un bianco che nelle sue espressioni migliori mi incanta per freschezza e sapidità.
    Oggi stavo decidendo dove fare una puntatina nelle prossime settimane per acquistare qualche bottiglia e pensavo proprio a Nicola Bergaglio e Broglia, produttori che negli anni ho imparato ad apprezzare, ma che non ho ancora visitato in loco. Smanettando con Internet mi sono imbattuto nel tuo blog che non conoscevo e nel bellissimo post che hai dedicato a Nicola Bergaglio. Ho anche scoperto una passione condivisa per i bianchi della valle Isarco, l’Erbaluce, lo Champagne di piccoli e misconosciuti produttori, Nebbiolo e compagnia e anche …per lo sci di fondo. Sono un appassionato incallito, in pensione da un anno e quindi con un po’ di tempo in più da dedicare al mondo del vino. Mi sono pure lasciato andare alla tentazione di farmi un blog l'”Acino Volante” solo con l’intento di condividere qualche emozione. Se hai un attimo di tempo dagli un occhio e vedrai che condividiamo un po’ di cose (addirittura un post sui bianchi della Valle Isarco), anche se tu hai una preparazione tecnica che io posso solo scordarmi (nella vita ho fatto tutt’altro).
    Complimenti ancora!

    1. Ciao Angelo, innanzitutto grazie dei complimenti, il mio intento è condividere con persone appassionate, ma anche e sopratutto neofiti, ciò che negli anni ho imparato e scoperto di questo favoloso mondo, usando un linguaggio semplice ed universale, parlo solo ed esclusivamente della verità del mondo del vino, perchè non essendo un blog a scopo comm.le me lo posso permettere, è come un mio diario segreto che poi tanto segreto non è.
      Anche io faccio altro nella vita e forse la mia passione per il vino e per coloro che con sacrificio ed abnegazione rendono questo mondo affascinante ovvero i viticultori, è sempre più grande proprio perchè non lo faccio per mestiere, come la mia grande passione per la cucina, nel blog troverai anche articoli su abbinamenti enogastronomici con piatti inventati da me e ricette classiche. Cosa dire? Leggerò di sicuro il tuo blog, e spero di risentirti presto, vorrei avere molto più tempo per scrivere articoli e visitare aziende, ma faccio il possibile. Valle d’Isarco e sci di fondo più piccoli vigneron di Champagne? Iniziamo molto bene questo lungo sodalizio, se poi entro fine mese assaggerai anche un vero Rossese di Dolceacqua, vino che sempre di più mi sta appassionando per la sua eleganza, leggiadria e somiglianza con la zona di Beaune in Borgogna, direi che siamo al completo. A presto e grazie ancora.

      1. Ti posso segnalare perché mi era veramente molto piaciuto il Rossese 2013 di Tenuta Anfosso. Per grazia ed eleganza nei miei appunti lo paragonavo ad un Pinot Nero di Borgogna e vedo che anche tu hai avuto sensazioni simili. Ho provato negli anni diversi altri Rossese e mi hanno particolarmente convinto quelli di Ka Mancinè (parlo però del 2011).
        A risentirci presto.

        1. Considera che Maurizio Anfosso dell’azienda Ka Mancinè oltre ad essere con il suo mitico Beragna da vigne ad alberello ultra centenarie, il mio Rossese preferito di sempre è anche un grande amico, persona davvero di altri tempi, la sua interpretazione di Rossese in questo caso tocca vette di assoluta eleganza e caratteri distintivi prettamente nordici, sensazioni speziate e balsamiche da fuori classe riconducibili ad un grande Chambolle Musigny. Tenuta Anfosso è un buon rossese, ma più muscoloso concentrato affina maggiormente è un interpretazione diversa, anche data da un terroir diverso simile a quello di Giovanna Maccario, considera che ogni cru nel comprensorio di Dolceacqua è diversissimo l’uno dall’altro, è soprattutto in questo che la zona ricorda la Borgogna, io ti consiglio di approfondire sempre di più questo grande vitigno, perché ti conquisterà letteralmente se sei amante di questa tipologia di vini. Un caro saluto

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