Enrico Gatti: la Franciacorta tutta da abbinare.

Devo essere sincero, non ho mai fatto carte false per la Franciacorta.
Riconosco in questa zona un indiscutibile capacità di valorizzare e comunicare il marchio, cosa che ad esempio manca ad una denominazione come il Trentodoc, che territorialmente e storicamente ha delle peculiarità più interessanti a livello di vini spumanti prodotti con la tipologia del metodo classico.

Non ho mai fatto carte false nemmeno per la musica lirica, ma ogni volta mi capita di ascoltare un brano di Luciano Pavarotti riconosco che mi è impossibile non provare un emozione. Il mio Luciano Pavarotti in Franciacorta, con molti chili in meno e molte bollicine in più, è Lorenzo Gatti dell’azienda Enrico Gatti che dal 1975 produce bottiglie di spumante prevalentemente a base Chardonnay di indiscutibile qualità, su colline sovrastanti la morena centrale del territorio franciacortino, che da Adro a Calino passando per Erbusco, godono di un terreno ricco di minerali e sostanze nutritive.
L’abbinamento di questo week-end è dedicato a lui.
La bottiglia in questione l’ho acquistata nella sua cantina nell’Aprile del 2012, ma riporta una sboccatura Aprile 2011.

Franciacorta Brut Millesimato 2006 Enrico Gatti
Franciacorta Brut Millesimato 2006 Enrico Gatti

Mantenuta in cantina fino a pochi giorni fa, il brut millesimato 2006 Enrico Gatti, 100 % Chardonnay, 50 mesi sui lieviti, è un vino davvero esemplare per perlage, finezza e persistenza, nonostante i 3 anni dalla sboccatura.

La Brillantezza
La Brillantezza

Naso articolato su note fruttate di limone, pesca bianca, ananas e mango, ancora ben lontani dalla maturità. Sorprende per un incredibile finezza data dal floreale di fiori bianchi di campo, una nota erbacea di fieno ed erba tagliata, una mineralità tutta iodata, con l’aumento della temperatura note balsamiche di talco e menta e chiude su note complesse di miele millefiori e zafferano, un naso davvero esemplare per complessità e finezza.
Il palato è corrispondente, la bolla è esemplare per cremosità e finezza, inizialmente riporta alle note agrumate ed erbacee, masticandolo si avverte la dolcezza della frutta tropicale, chiude su note di miele millefiori e mandorla tostata.
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L’abbinamento che vi propongo è davvero curioso:
-Canapè di uova di quaglia all’occhio di bue, con bottarga di muggine e punte di asparagi
-Canapè di uova di quaglia sode con cipolle di tropea e punte di asparagi.

Ricetta:
Far tostare il pane bianco in cassetta su una piastra 2 minuti per lato a fuoco moderato.
Sulla stessa piastra versare pochissimo olio e far friggere le uova di quaglia, stando bene attenti a non far cuocere troppo l’albume che deve restare praticamente crudo, sbollentare gli asparagi in acqua calda lasciandoli croccanti e tagliare le punte, tagliare 2 lamelle di bottarga e posizionare il tutto come nella foto.
Per le canapè con la cipolla di Tropea,far sbollentare le uova in acqua bollente per 5 minuti,dividerle a metà.
Far scottare le cipolle di Tropea in una padella dove prima avremo fatto cuocere del pomodoro fresco con aglio.
Posizionare il tutto nella canapè con al centro una punta di asparagi.

Canapè
Canapè

L’abbinamento risulta azzeccato: la sapidità della bottarga, la tendenza dolce della cipolla di Tropea, l’untuosità dell’uovo all’occhio di bue o la grassezza dell’uovo sodo, vengono perfettamente equilibrate dalla freschezza e dal perlage cremoso dello spumante, c’è corrispondenza gustativa tra le note verdi dell’asparago e quelle dello spumante, c’è continuità di sapore ed il tutto crea un’armonia interessante.

Queste le mie impressioni, spero tanto che proverete il mio abbinamento e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo week-end di degustazioni.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.