Fresco e Sapido compie un anno e noi festeggiamo con quattro Champagne e due cari amici.

E’ proprio così, sembra ieri da quando ho pensato a questo blog con Danila e oggi sta già mettendo i primi dentini, ma da che mondo è mondo quando ci si diverte e si mette passione nel fare le cose il tempo vola.
Ma al diavolo i romanticismi ragazzi, questo è un blog che parla di vino non è una soap opera. Bando alle ciance che il tempo è denaro e non vi nascondo che fa un caldo bestiale e dovrei essere al mare a mollo come le vinacce nel mosto al posto di sudare qui a Novara dando guerra alle zanzare, che tra l’altro sono la nostra doc più famosa dopo le amate colline novaresi.
Infatti era proprio così fino a nemmeno una settimana fa. Per festeggiare il primo anno di Fresco e Sapido abbiamo scelta una location a noi cara, ovvero Loano, ridente località balneare del Savonese che è anche la dimora dei nostri due carissimi amici Chiara e Nino, due grandi appassionati di vino che mi onorano sempre della loro amicizia e stima, considerato il fatto che sono anche due accaniti lettori del blog.

Nino, è tra l’altro appena tornato da una cinque giorni in Champagne (beato lui!) dove ha avuto la fortuna di visitare ben nove aziende tra grandi maison e piccoli récoltant manipulant.
Così come ho fatto per l’acquisto della mia nuova casa, quando ho festeggiato con il mitico Dom Perignon 2004 (qui trovate l’articolo) al mio caro blog non potevo riservare un trattamento meno decoroso, e allora vai di Champagne e di fiducia in Nino, grande conoscitore di Loano e di tutto ciò che questo grazioso comune può offrire in termini di ristorazione e locali dove servono seriamente questo nobile nettare di questa mitica regione, entrata tra l’altro da poco a far parte del patrimonio dell’Unesco, una scusa in più per brindare, cosa ne dite?
Nino e Chiara li abbiamo incontrati all’ora dell’aperitivo in questo grazioso e storica locale di Loano, l’Olivier’s Pub, situato sul lungo mare, il posto è davvero carino e accogliente con un dehor che da appunto sul mare e che ogni fine settimana vorrei avere a disposizione con una carta di vini davvero variegata ed in grado di soddisfare tutti i gusti, soprattutto i nostri in termini di Champagne perché il proprietario, Gigio Quartieri, persona alla mano e molto simpatica riserva ai suoi clienti una selezione mista di etichetta tra grandi maison e piccoli récoltant manipulant.La nostra scelta è ricaduta, dopo un grande dibattito tra me e Nino, su una magnum blanc de blancs brut s.a. premier cru a Mareuil-sur-Ay di Roger Pouillon e Fils, siamo in piena Vallèe de la Marne a 7 km. da Epernay. L’abbiamo scelta perché è un una delle aziende che ha visitato Nino e personalmente non la conoscevo.

blanc de blancs brut s.a. premier cru di Roger Pouillon e Fils
Blanc de blancs brut s.a. premier cru di Roger Pouillon e Fils

Il vino nel bicchiere ha tonalità paglierino vivace, molto luminoso grazie ad un perlage finissimo e continuo, il naso è da subito floreale con sensazioni fresche di biancospino, agrumate di limone e frutta secca, su tutte la mandorla, una vena minerale netta di gesso e leggermente iodata impreziosiscono questo naso che incanta per finezza e semplicità. Ciò che ovviamente conquista, trattandosi di Champagne da sole uve Chardonnay, è il gusto: freschissimo e bilanciato considerando la sapidità notevole, così come la persistenza, ha bolla cremosa ma al contempo vivace e ritorni agrumati e leggermente tostati, insomma un gran bel vino, estivo, come lo abbiamo definito tutti assieme, da bere a litri in buona compagnia, obbligatoria la magnum perché ha una beva pericolosissima. Vedrei questo vino perfettamente abbinato ad un fritto di calamari contornati da una quenelle di crema di piselli e dadolini di feta.
Al tavolo eravamo in sei, presenti alla serata anche il cugino di Nino con la moglie, anche lei aspirante sommelier, ma il punto è, poteva bastare la magnum? Direi di no.
Saliamo di livello, dopo un’attenta analisi dello scaffale ho voluto rendere il favore a Nino, perché cosi come io non conoscevo R.Pouillon e lui si, essendoci appena stato, ho scelto un vino che amo particolarmente ma che Nino non conosceva ovvero il brut rosè s.a. premier cru a Jouy-Les-Reims dei fratelli Pierre e Philippe Aubry che coltivano i loro vigneti in regime biodinamico nel cuore della Petite Montagne de Reims.

brut rosè s.a. premier cru Aubry
Brut rosè s.a. premier cru Aubry

Questo vino è molto particolare, un pò come tutti i prodotti di questo piccolo vigneron. Pensate che tra le tante particolarità, Aubry nel suo champagne ” Le Nombre d’or” assembla uve dimenticate ma storiche nella Champagne come il Fromenteau o Enfumé ed il Petit Meslier e l’Arbanne oltre al Pinot Blanc, Meunier e Noir, insomma una chicca per veri curiosi della tipologia, l’ho assaggiato un paio d’anni fa ad una serata Ais sulle stravaganze è l’ho trovato particolare e curioso oltre che buono.
Ma torniamo al rosè premier cru, assemblaggio di Chardonnay 60% et Pinot Noir e Meunier 40 %. Viene utilizzato anche il 15 % di vino rosso fermo con la tecnica della macerazione da uve Pinot Meunier provenienti da vigne vecchie chiamate “Les Noues”.
Questo elemento è il fulcro del vino, perché si avverte sin dalla tonalità, vivace e cerasuolo con riflessi buccia di cipolla, la bolla finissima e continua rende il vino brillante più che mai.
Il naso incentrato da subito su note minerali e speziate di grande intensità, si addolcisce con l’ossigenazione lasciando spazio a dolci note di frutti di bosco maturi, su tutti il mirtillo il lampone e la fragolina di bosco, una nota agrumata di arancia sanguinella, ma ecco che torna il minerale leggermente ferruginoso, chiude su eleganti note di pasticceria e lievemente balsamiche di mentolo.
Il palato è davvero fresco, acido, speziato, sapido in linea con la grande mineralità del terroir, si rileva anche una certa percezione tannica, dovuta a mio avviso dal 15 % dei vini fermi aggiunti in macerazione, ma davvero lieve, che rende il vino oserei dire succoso, ma di grande fascino e persistenza con grandi ritorni fruttati e speziati, perfettamente corrispondenti al naso, su tutte la nota di arancia sanguinella che lascia una bocca fresca e perfettamente pulita. Grande vino! “Scolato” in quattro, forse cinque secondi al massimo, per modo dire ovviamente.
In quanto all’abbinamento gastronomico questo vino non teme a mio avviso un bel piatto di Roast beef al sangue contornato da patate novelle e cipolle borretane passate al forno.
Ma a proposito di cibo, ovviamente tutto questo Champagne nonostante gli ottimi appetizer offerti da Gigio, ha stuzzicato il nostro appetito.
Veniamo dunque al secondo locale che abbiamo visitato, ovvero il ristorante Matamá di Mauro Iacoangeli, un altro grande amico di Nino e Chiara, situato nei caruggi di Loano, luogo davvero affascinante e antico.
Il padrone di casa, a mio avviso grande chef e amante di Champagne e vino in generale, vista l’ottima cantina che riserva ai suoi clienti, è davvero una persona piacevole e alla mano in grado da subito di farti sentire come a casa.

crudo di Gamberi di Oneglia e tartare di ricciola
Crudo di Gamberi di Oneglia e tartare di ricciola

Ha cucinato dei piatti molto interessanti, eseguiti con materie prime locali: dalle primizie dell’orto delle penne vegetariane che ha preso Danila, passando per il classico coniglio alla ligure, anticipato da un crudo di Gamberi di Oneglia e tartare di ricciola, oltre ad un ottimo besugo al forno, pesce tipico della liguria che io e Nino ci siamo letteralmente sbranati.

Il piatto crudo di Gamberi di Oneglia e tartare di ricciola
Besugo al forno

Per l’antipasto io e Nino, dopo la solita mezz’ora di dibattito, abbiamo scelto davvero un vino incredibile, per restare sulla tipologia di champagne fatti con il cuore, l’anima e la passione oltre ad un grande terroir, la scelta è ricaduta su Gaston Chiquet, storico recoltant manipulant che da otto generazioni, 1742, delizia i palati di mezzo mondo.
L’azienda è situata a Dizy sempre in Vallèe de la Marne, ma il vino che abbiamo scelto proviene da uno dei migliori grand cru della Montagne de Reims ovvero Ay.
Il vino in questione è appunto il Réserve Blanc de Blancs d’Aÿ, Brut Millésimé 2005 Grand Cru, in poche parole: Tanta Roba!!!!!
Scherzi a parte io non so esista o meno il paradiso, ma assaggiate il crudo di gamberi di Oneglia con un sorso di questo prezioso nettare, di sicuro ne vedrete un’anteprima.
Lo ammetto, la scelta è particolare, un blanc de blancs nella terra dei più grandi Pinot Nero spumantizzati, e perchè no? Ragazzi credetemi, quando la mano è saggia ed il terroir autentico tutto è possibile, non ancoratevi a questi luoghi comuni, se pur non privi di verità.

Réserve Blanc de Blancs d'Aÿ, Brut Millésimé 2005 Grand Cru di Gaston Chiquet
Réserve Blanc de Blancs d’Aÿ, Brut Millésimé 2005 Grand Cru di Gaston Chiquet

Il vino, 100% Chardonnay da uve di sola annata 2005, nel calice è oro brillante, con ancora qualche timido riflesso paglierino. La bolla è quasi invisibile per finezza, ma rende una luminosità nel bicchiere davvero incredibile e scintillante.
Il naso è quanto di meglio possa offrire lo Chardonnay dopo sette anni di affinamento sui lieviti e tre anni post sboccatura. Offre dolci sensazioni di miele di acacia unite alla frutta esotica matura: mango, anansas, papaya, scorza di agrume candito, frutta secca disidratata, la banana su tutte, tanta pâtisserie, il plum cake, la nocciola tostata il burro fuso, tutto sorretto da una sferzante mineralità gessosa e note finali balsamiche di mentolo e liquirizia dolce. Insomma, non che gli altri non lo fossero ma qui ci troviamo davanti ad un livello davvero alto ed il palato non fa che rafforzare questa mia convinzione.
La bolla è cremosità allo stato puro, setosa come poche, svanito questo effetto arriva imponente una sferzata di acidità necessaria quanto incredibile, continuano la frutta e le dolci note di Pâtisserie a chiudere un palato lunghissimo, sapido quanto basta ma incredibilmente fresco ed equilibrato.
Considerando l’affidabilità di Mauro in cucina e quella di Nino con in mano un bicchiere, decido di fidarmi al mille per mille concludendo questo fantastico viaggio in Champagne passando per Loano, con una scoperta che Mauro propone ai suoi clienti, lo Champagne in questione è di un piccolo recoltant manipulant dell’Aube, dipartimento a sud della Champagne, patria del Pinot Meunier e anche di grandi Pinot Noir, che negli ultimi anni sta facendo davvero grandi cose.
L’azienda in questione è Devaux situata più precisamente a Bar-sur-Seine, nel cuore della Côte des Bar nel dipartimento dell’Aube.

brut s.a. blanc de noirs Devaux
Brut s.a. blanc de noirs Devaux

Il vino degustato è il brut s.a. blanc de noirs da 100% uve Pinot Nero della Côte des Bar.
La veste giallo paglierino tendente al dorato è molto luminosa, il perlage minuto, regolare e continuo.
Il naso offre sensazioni intense di frutta secca e tostata, mandorla su tutte, pepe bianco, scorza di limone, ribes, lampone, note mentolate freschissime e di anice, chiude su note minerali di calcare, insomma un naso duro, oserei dire maschio.
La bolla è dritta verticale, incisiva, non priva di finezza, si avvertono sensazioni agrumate/tostate corrispondenti, grande freschezza, media intensità e persistenza, buona sapidità che impreziosisce il besugo al forno cucinato da Mauro con contorno di verdure fresche locali dell’orto.
Insomma ragazzi direi che assieme a questi cari amici di Loano abbiamo degnamente onorato il primo compleanno di Fresco e Sapido, attimi di degustazione come questi rimangono scolpiti nella mente di un appassionato, la presenza di persone così piacevoli non fanno altro che aumentare la componente emotiva nei confronti di questi vini e ricordatevelo sempre, vi lascio con questa massima sperando di non apparire troppo retorico perché per me è la verità: un buon vino in ottima compagnia diventa indimenticabile, un ottimo vino bevuto in solitudine rimane un ottimo vino, ma potreste dimenticarvelo.
A presto, ed ancora tanti auguri Fresco e Sapido, mille di questi brindisi!

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

2 Risposte a “Fresco e Sapido compie un anno e noi festeggiamo con quattro Champagne e due cari amici.”

  1. Certo che quando si tratta di festeggiare nn siete secondi a nessuno…. Un grande aticolo per una grande serata bravi ed auguri per un’Anno di fresco e sapido!!! Io in quanto a Champagne sono poco piú che uno sbarbatello, ma leggendo queste cronache mi viene voglia tastare a suon di bicchieroni!! A presto ragazzi

    1. Grazie Gabriele, lo Champagne è un viaggio senza ritorno, compri il biglietto parti e non torni mai più, soprattutto non sarai più lo stesso, quale altra esperienza ti regala un emozione del genere. A presto con altre di queste grandi emozioni!

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