Jacques Lorent e lo stile della Coopérative de Mardeuil.

Seguendo la stessa filosofia dell’articolo scritto sullo Champagne Baron De Marck, ho deciso di  continuare il mio viaggio nel mondo dei “vini satellite” dalla maison Jacques Lorent, uno dei quattro marchi appartenenti alla Coopérative de Mardeuil. Gli altri tre, per dovere di cronaca e con l’intento di approfondirli in futuro sono: Beaumont des Crayères, Comte Stanislas e Charles Leprince.

Viste le tante mode che gravitano attorno al mondo del vino, attraversate da me con una certa diffidenza nel corso degli anni, citerò una frase che ho praticamente tatuato nel cervello. E’ tratta del celebre film “Stanno Tutti Bene”, diretto da Giuseppe Tornatore ed interpretato da Marcello Mastroianni:” Ricordatevi che il vino si può fare anche con l’uva!”. Mi permetto di aggiungere che queste uve devono essere coltivate con passione ed impegno da persone esperte, in un territorio possibilmente vocato. E’ sicuramente questo il caso del comune di Mardeuil, dove dal 1955 una grande cooperativa che prende il proprio nome dal luogo dov’è situata, coltiva 86 ettari di vigneto composto dalle tre uve fondamentali per la produzione delle nobili bollicine francesi. In ordine di volume per l’azienda si parla di pinot meunier, chardonnay e pinot noir.

Il territorio

Mardeuil è un comune situato nel comprensorio vitivinicolo della Vallèe de la Marne, per l’esattezza nella rive gauche, tra Œuilly e Troissy. E’ uno tra i comuni più grandi, con 194,30 ettari di vigneto a prevalenza pinot meunier, quasi il doppio rispetto allo chardonnay ed il triplo rispetto al pinot noir.

Il terreno, un po’come in tutta la rive gauche, è composto in prevalenza da gesso, marne e sabbie, esiste anche una percentuale inferiore di calcare ed argille.

Alcune tra le maison che hanno fatto la storia dello Champagne, come ad esempio Moët & Chandon o Henriot, possiedono in questo comune diversi ettari di vigna. Altre, sicuramente meno note ma ugualmente affidabili in termini di costanza qualitativa, hanno incentrato quasi totalmente il loro volume d’affari in questa regione. E’ il caso della Coopérative de Mardeuil che attraverso il marchio storico Beaumont des Crayères, e per mano di un gruppo di vignaioli delle colline di Epernay, dal 1955 gestisce 85 ettari di vigneti, con una produzione di 600.000 bottiglie.

La Maison

La filosofia aziendale è improntata da tempo sull’agricoltura sostenibile, estesa ovviamente a tutti i 230 soci conferitori, grazie a controlli rigidi e costanti. La vendemmia viene effettuata manualmente, inoltre le tecnologie moderne ed all’avanguardia illustrano il desiderio di investire in un futuro aziendale solido ed al passo con i tempi.

In merito alla pressatura ed al frazionamento del mosto, l’azienda usa solo “Cuvée” e “Cuvée Second”. Gli champagne d’annata e solo le più prestigiose etichette della gamma vengono elaborate esclusivamente da “Coeur de Cuvée”, la cui capacità nei confronti dell’ invecchiamento risulta effettivamente incomparabile.

La maison ha ottenuto nel 2014 la certificazione ISO 22000. Questo riconoscimento premia le capacità aziendale nei confronti della tracciabilità dei propri champagne, ed il suo costante  impegno per la valorizzazione e la salvaguardia del territorio.

Il nome “Beaumont des Crayères” deriva da uno dei più importanti appezzamenti di Mardeuil di proprietà della maison, dove l’esposizione risulta davvero ideale ed il drenaggio naturale del terreno è sempre il valore aggiunto. Le “Crayères” come ho specificato più volte nei miei articoli, sono il simbolo indiscusso dello Champagne, rappresentano il sottosuolo gessoso, caratteristico dei migliori terreni di questa regione.

Mardeuil è famosa inoltre per la qualità del suo pinot meunier, questo vitigno si è adattato perfettamente al clima della Vallèe de la Marne ed infatti l’azienda possiede la maggior parte dei suoi vigneti in questa regione. Altri importanti appezzamenti sono distribuiti a Damery, Cumières, Hautvillers e Dizy, così come Pierry, Vinay ed Epernay, nomi che sicuramente non sono sconosciuti agli occhi dei grandi appassionati di tutto il mondo.

Ma come sempre veniamo allo champagne degustato ed alle mie impressioni.

Champagne Jacques Lorent Grande Reserve Brut s.a.

A riprova di quanto scritto, la maison crede nelle potenzialità del pinot meunier di Mardeuil, infatti il biglietto da visita della marchio Jacques Lorent, ovvero la cuvée Grande Reserve, riporta in etichetta un buon 60% di questo vitigno, a saldo il 15 % di pinot noir ed il 25% di chardonnay. 12,5% vol., sosta sui propri lieviti per 24-48 mesi.

A differenza del marchio storico Beaumont des Crayères, Jacques Lorent non riporta la data di dégorgement in etichetta, in base alla mia esperienza la stessa è abbastanza recente, inizi 2018, quindi a prescindere mi riprometto di degustare lo stesso campione tra almeno un anno, per dare al vino la possibilità di distendersi maggiormente a livello gusto-olfattivo.

Giallo paglierino intenso e vivace, mostra un perlage particolarmente fine composto da diversi cordoncini fitti e regolari, analizzandolo in controluce mostra nuance oro antico.

Il naso, inizialmente rigido ed austero, esordisce con note fresche di biancospino e salvia, scorza di limone, mela Granny Smith, ananas acerbo. Sulla stessa linea la parte minerale che ricorda il gesso, i gusci delle ostriche ed una sensazione balsamica di muschio bianco, note di frutta secca quali anacardo e pinolo. Con lenta ossigenazione e lieve aumento di temperatura, note biscottate e di yogurt al miele ammorbidiscono il bouquet, che evolve nel bicchiere.

Il vino è dotato di una grande verticalità gustativa, lo si nota sin dal principio per via di una bollicina croccante ed incisiva, questo elemento unito allo sprint del perlage all’esame visivo, mi ha fatto intuire a grandi linee il periodo di dégorgement.

La freschezza è notevole, la coerenza delle note agrumate anticipa la persistenza del sorso che classificherei media, come la sua densità di materia al palato, e la sua sapidità. Un vino che non stravolge per potenza, ma seduce per la sue doti di bevibilità che lo rendono particolarmente adatto a primi piatti a base di verdura. Io personalmente l’ho abbinato ad un piatto di ravioli di borragine ligure, rigorosamente spadellati con burro e salvia.

Un vino che definirei essenziale in cantina per la sua duttilità nell’abbinamento anche all’ora dell’aperitivo, soprattutto in una stagione notoriamente disimpegnata come l’estate. Altro elemento a favore di questa bollicina francese è il prezzo, in Gdo addirittura sotto le 15 euro, entro le 20 on line. Ottimo rapporto qualità prezzo perché ho attribuito allo stesso 87 punti. A questo punto direi che non mi resta che degustare gli altri prodotti della gamma.

 

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.