Biard-Loyaux, Champagne à Passy-Sur-Marne

Passy-Sur-Marne è un comune della Vallée de la Marne, dista dai 30 ai 40 chilometri ad ovest di Aÿ ed Épernay, capitali storiche di una delle zone più famose della Champagne. Ci troviamo esattamente tra Dormans e Château-Thierry, a ridosso del famoso fiume che da il nome a questa stupenda regione.

La Maison

Quarta generazione per la Maison Biard-Loyaux, facente parte dell’associazione Vignerons indépendant , oggi al timone troviamo Laurent e Dominique che continuano la tradizione familiare iniziata nel 1947 quando si producevano appena duemila bottiglie, ad oggi l’azienda è titolare di dieci ettari dislocati in diverse parcelle nel comune di Passy-sur-Marne. L’esposizione dei vigneti è a Sud, Sud-Est, la matrice del terreno è composta, a seconda delle parcelle, da strati di diversa tipologia di calcare, ma anche argilla e marne.

Questa naturale diversità di suolo, contribuisce a plasmare Champagne tipici e dall’impronta marcatamente territoriale, diversi e sfaccettati a seconda dei vitigni utilizzati nella cuvée.

L’azienda coltiva chardonnay, pinot noir e pinot meunier senza grandi differenze di proporzione, la tipologia di agricoltura impiegata è tradizionale, si da molta importanza al ciclo naturale della vite, cercando di rispettare al massimo le varie fasi per ottenere un’uva sana ed al giusto grado di maturazione.

Pur riconoscendo l’indiscussa superiorità dello chardonnay coltivato in Côte des Blancs, per divertirmi e soddisfare la mia curiosità ho scelto di degustare un Blanc de Blancs in Vallée de la Marne, ovvero un vino prodotto con sole uve chardonnay provenienti da vecchi vigneti. Il vino sosta tre anni sui propri lieviti, il 25% della massa utilizzata ha subito un affinamento in legno, il dosaggio è di 6-7 grammi litro, appartiene alla categoria brut sans année.

Champagne Brut “Blanc or Blancs”, Biard-Loyaux.

Esame visivo

Il calice è reso brillante da un perlage minuto e continuo, la presa di spuma è stata svolta egregiamente, i cordoncini sono fitti e regolari.

Il colore richiama il giallo paglierino, le bollicine evidenziano vivacità cromatica e luminosità.

Anche in questo caso, in etichetta non è riportata la data di sboccatura, ma in base alla mia esperienza sono passati almeno 12-18 mesi dalla sboccatura.

Esame olfattivo

Il naso esordisce intenso, domina la frutta leggermente matura, distinguo l’ananas e la susina gialla, la pesca noce. Questa esuberanza, allontana la mia mente dallo stile delle zone maggiormente vocate della Côte des Blancs, mi ricorda se mai alcuni cru della stessa, soprattutto Chouilly ed alcune interpretazioni di vini prodotti nella Côte de Sézanne.

Tornando al naso, un floreale di mimosa ingentilisce il bouquet ed una mineralità netta di gusci di ostriche e calcare richiamano fortemente la matrice del terroir. Chiude su note di pâtisserie, la frolla ed il limone candito.

Esame gustativo

Il sorso è coerente nei toni fruttati leggermente maturi, gli stessi si percepiscono in maniera marcata, la cremosità della bolla amplifica una sensazione di rotondità che lo rende a mio avviso uno Champagne adatto ai più svariati abbinamenti gastronomici, anche piatti speziati di pesce o verdure.

Purtroppo manca quella verticalità gustativa che amo nello chardonnay, ha una buona sapidità ma la freschezza latita, il vino si siede nonostante una struttura notevole che dimostra la stoffa del territorio e delle uve. Forse la causa è una curva di maturità delle uve non propriamente azzeccata?

Di certo è un buon prodotto, tecnicamente ben fatto, ma privo di quello slancio emozionale che lo rende indimenticabile e dalla beva coinvolgente e pericolosa. Mi auguro non faccia parte invece di quella serie di vini dal titolo: “Potrei ma non voglio”.

Mi riprometto di assaggiarlo di nuovo, assieme ad altri vini della gamma.

l punteggio

Al vino ho assegnato 84 punti, ha un buon rapporto qualità prezzo, non è distribuito in Italia. Si acquista on line o sul sito stesso del produttore ad un prezzo che va delle 18 alle 22 euro.

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Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.