Borgo Maragliano, la passione della famiglia Galliano.

E’ proprio così. Quella della famiglia Galliano, in quel di Loazzolo, è proprio la storia di una grande passione di famiglia tramandata da padre in figlio dal lontano 1850, quando Giovanni Galliano decise di acquistare le prime terre a Loazzolo. Questo comune in provincia di Asti, al confine tra Langhe e Monferrato, in uno scenario mozzafiato che proprio negli ultimi mesi è diventato patrimonio dell’Unesco, è ancor oggi assieme al comune di Canelli la patria dell’uva Moscato.

Tra Langhe e Monferrato vista mozzafiato
Tra Langhe e Monferrato vista mozzafiato

Perdonate il paragone ma a mio avviso l’azienda Borgo Maragliano, dal 1900 a ad oggi, sta all’uva Moscato come i Rolling Stones stanno alla musica Rock’n’Roll. Questo esempio vale più di mille parole perchè questa storica azienda oltre ad essere considerata un punto di riferimento qualitativo per la Docg Moscato d’Asti, ad oggi, è una delle poche a produrre un’autentica perla ottenuta da uve Moscato, il Loazzolo Doc. A mio avviso uno dei vini passiti più equilibrati dell’intero stivale, un vino emozionante con capacità di invecchiamento clamorose.
Ad Aprile di quest’anno, come tutti gli anni, ho partecipato a quel simpatico e massacrante evento chiamato Vinitaly e nel marasma più totale ho trovato un oasi di pace: lo stand di Carlo Galliano. L’attuale proprietario ed enologo dell’azienda, che assieme alla gentilissima Silvia, la moglie, coadiuvati dal prezioso aiuto e sostegno di Giuseppe e Germana, i genitori, proseguono la dinastia di questa vera chicca enologica piemontese.
Carlo è un vignaiolo autentico, la sua passione per il vino è viscerale. Ascoltando le sue parole si riconosce un’umiltà ed un attaccamento al territorio che ci riporta inevitabilmente indietro nel tempo. Lui stesso ammette che l’uva Moscato ha reso celebre tutto questo territorio, ancor oggi è il motore trainante della sua azienda. Questa solida certezza non gli ha impedito, una volta diplomatosi alla scuola enologica d’Alba nel 1990, di continuare a sperimentare coltivando l’uva Pinot Nero e Chardonnay, spinto dalla sua grande passione per il metodo classico.

Carlo Galliano & me.
Carlo Galliano & me.

Le vigne di Loazzolo sono accarezzate dal Marin, un vento di mare. Pensate che ci troviamo praticamente ai confin con l’Appennino Ligure e nelle giornate di tempo sereno è possibile vedere il mare dai punti più elevati, come la torre di Roccaverano, celebre comune limitrofo dove si produce il famoso formaggio Robiola. Questo vento favorisce la maturazione delle uve, esaltandone caratteristiche e profumi, vigne situate a 430 metri s.l.m. su un terreno
composto da mix sabbioso, tufaceo e calcareo. Tutti questi elementi hanno convinto Carlo a lanciarsi con tutta la sua passione nell’avventura del metodo classico, a mio avviso uno dei più interessanti e caratteristici dell’intero stivale, con peculiarità uniche e difficilmente accomunabili ad altre zone spumantistiche italiane. In grado dunque di competere con le stesse ad armi pari, dove una degustazione alla cieca, a mio avviso, potrebbe regalarci della grandi sorprese.
La visita in cantina l’ho effettuata Sabato 27 Settembre, ovviamente assieme a Danila. E’ proprio Carlo ad accoglierci con l’usuale sorriso e la solita gentilezza che contraddistingue ogni componente della famiglia, Silvia, Giuseppe e Germana compresi. Dall’ingresso dell’azienda, affacciati su una delle terrazze più belle che ho mai visto in Piemonte, ci mostra tutte le sue vigne, visibili tutte ad occhio nudo, uno spettacolo indescrivibile. Carlo le descrive una ad una spiegandomi le differenze che riguardano l’esposizione e le uve coltivate nei vari vigneti e mi anticipa alcuni sui progetti futuri che riguardano alcuni vitigni che vorrebbe piantare ma di cui è ancora troppo presto per poterne parlare.

Le vigne di Loazzolo
Le vigne di Loazzolo

Abbiamo fatto l’usuale giro in cantina e la perlustrazione di un meraviglioso dove Carlo affina le sue pregiate bottiglie di metodo classico ad una temperatura particolarmente costante, vi ricordo che solo così si crea un perlage di assoluto livello come quello dei sui vini.

cunicolo sotterraneo scavato nella roccia per l'affinamento dello spumante
cunicolo sotterraneo scavato nella roccia per l’affinamento dello spumante

Trascorse quasi tre ore in sua compagnia ed in compagnia di Silvia, la sua dolce metà che ogni tanto andava via per seguire l’ufficio ed altri clienti, tra discussioni tecniche sul suo modo di interpretare il vino e l’inevitabile confronto con gli altri produttori di zona, nazionali ed esteri, Carlo mi chiede se mi andrebbe di assaggiare qualcosa. Mai domanda fu più appropriata e retorica, rispondo con un sì categorico.
Il primo vino che mi serve è il Francesco Galliano blanc de blancs, 100 % Chardonnay 24 mesi sui lieviti, con fermentazione in vasca inox. Il vino si presenta giallo paglierino con una luminosità ed un perlage da vero cavallo di razza. Il naso è incentrato su note di frutta fresca a polpa bianca, lime, erbe aromatiche, miele e fiori di acacia, una elegantissima nota minerale accompagna il sorso cremoso, pieno avvolgente ma giustamente fresco e sapido con ritorni di frutta e agrume, buona persistenza, il vino è molto piacevole e beverino.

Francesco Galliano blanc de blancs
Francesco Galliano blanc de blancs

Passiamo al secondo, Carlo versa nel calice il Giovanni Galliano brut rosé, questa volta trattasi di Pinot Nero 100 % sempre con fermentazione in vasca inox, maturato per ben 30 mesi sui lieviti. L’eleganza si vede già dalla veste, rosa tenue molto vivace, perlage sottile e continuo. Il vino da subito sprigiona eleganti note fruttate di fragola e lampone, un floreale fresco e cenni speziati di pepe rosa con una lieve nota minerale a chiudere. Il palato anche in questo caso è sorretto da una buona spalla acida che invoglia la beva, la bollicina è sicuramente più verticale, lunga la scia fruttata e speziata che richiama il naso. Un rosé davvero ben fatto.

Giovanni Galliano rosé
Giovanni Galliano rosé

Passiamo al Giuseppe Galliano brut, il vero protagonista della degustazione, simbolo dell’azienda per quanto riguarda la gamma di metodo classico, premiato negli anni da svariate guide.
La composizione in questo caso è 20 % Chardonnay con fermentazione in piccole botti di rovere e 80 % Pinot Nero con fermentazione in vasca inox, 3 anni sui lieviti e sei mesi in bottiglia.
Il vino presenta un color giallo paglierino intenso e vivace, ravvivato da un perlage di pregevole fattura, cordoni numerosi e bollicine estremamente fini e persistenti.
Il naso ricorda inizialmente un floreale di genziana e ginestra, poi tanta frutta: la mela golden, l’uva spina, il ribes, il lampone, una nota agrumata di limone. Ma ecco che ben presto arriva una nota dolce di confetto alla mandorla ed una fragranza molto particolare di yogurt ai cereali, una lieve nota minerale di tufo chiude un naso davvero elegante ma al contempo complesso e sfaccettato. Il palato rivela la sua giovane età, la bolla è verticale ma non aggressiva, l’acidità è tagliente, ma ben integrata al comparto fruttato che corrisponde pienamente e lascia in bocca una piacevole freschezza che invoglia la beva. Sicuramente un vino che avrà tanto da dire a partire dal 2016, a mio avviso.

Giuseppe Galliano brut
Giuseppe Galliano brut

Conclusa la degustazione di metodo classico, passiamo al prodotto che ha storicamente reso celebre l’azienda Borgo Maragliano: il Moscato d’Asti Docg “la Caliera”. A mio avviso uno dei migliori del comprensorio. La motivazione è semplice, “la Caliera” è un vino che va ben oltre i segni distintivi tipici dell’uva Moscato. All’aromaticità tipica di pesca e salvia subentrano note di muschio, un lieve cenno minerale e di fiori d’acacia, tutte note con una pulizia di profumi invidiabile. Il palato è davvero avvolgente, cremoso, dotato di un equilibrio e di una freschezza che lo rendono particolarmente equilibrato e persistente. Da provare in abbinamento ad una crostata di frutta, finirete anche da soli ma meglio se in compagnia, tutta la torta e tutta la bottiglia.

La Caliera Moscato d'Asti
La Caliera Moscato d’Asti

Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, arriviamo alla vera perla dell’azienda. Il celebre Vendemmia Tardiva Loazzolo Doc, annata 2010, uve 100% Moscato Bianco di Canelli. Prodotto davvero in quantità limitate, solo nelle annate che Carlo reputa ottimali per la produzione di questo nobile vino prodotto con uve in parte lasciate appassire su graticci all’aria aperta, in parte raccolte a partire dalla fine di Novembre fino alla festa dell’Immacolata quando i grappoli ancora presenti in vigneto, attaccati da Botritis Nobile arricchiscono il vino di sfumature preziose ed uniche.
Descriviamolo dunque. La veste è giallo paglierino intenso e vivace, brillante, con riflessi dorati. Ha una buona consistenza, alcol 11,5 % vol. Il naso è intenso, le note fruttate di pesca gialla e albicocca sciroppata si alternano ad eleganti note floreali di gelsomino ancora fresco. L’agrume candito di cedro e limone, lasciamo presto spazio a note più calde di miele d’acacia e speziate di pepe bianco, si avverte anche una leggerissima tostatura di vaniglia, su uno sfondo finale che ritorna fresco perché si avvertono note di muschio e salvia, grazie all’aumento della temperatura ed un’adeguata ossigenazione. Al palato è una goduria. Inizialmente caldo e avvolgente, supera presto la sensazione pseudo calorica grazie ad un acidità davvero ben gestita che rinfresca il palato ricordando note fruttate di pera Williams e agrume candito. Un vino emozionante che saprà sorprendere lo sbadato che lo scorderà in cantina per i prossimi dieci o quindici anni. Beato lui!

Loazzolo doc Vendemmia tardiva 2010
Loazzolo doc Vendemmia tardiva 2010

Di una cosa sono certo, i vini dell’azienda Borgo Maragliano di Loazzolo sono il frutto di una costante passione ed un costante impegno tramandato di padre in figlio ormai da secoli, parlare con Carlo significa comprendere e mettere a fuoco un angolo di Piemonte che ha tanto da offrire in termini di qualità assoluta e continua ricerca.
Non mi resta che augurare a Carlo ed a tutta la sua famiglia di continuare a conseguire successi in tutto il mondo, per rendere celebre questo angolo di Piemonte, come del resto stanno già facendo ormai da anni. Spero presto, sempre assieme a Danila, di tornare a trovarli, per poter assaporare ancora una volta questi piccoli gioielli enologici del grande Piemonte.

Azienda Borgo Maragliano in Loazzolo
Azienda Borgo Maragliano in Loazzolo

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

4 Risposte a “Borgo Maragliano, la passione della famiglia Galliano.”

  1. Bellissimo articolo Andrea! Conosco personalmente la famiglia Galliano e la loro bellissima cantina.L’azienda e il fantastico territorio in cui è situata sono un’ottima meta anche per le attività di cicloturismo e trekking.

    1. Ti ringrazio molto dei complimenti e ti invito a seguirci sempre, ne vedrai delle belle! Se vuoi conoscere un’azienda di bollicine ai livelli di quella di Carlo, leggi anche l’articolo che ho scritto sulla famiglia Letrari di Rovereto.
      Anche noi siamo appassionati di trekking e sci di fondo, non c’è nulla di meglio di bere un bicchiere di vino considerando questi livelli di qualità, dopo aver fatto una bella passeggiata in montagna o magari un anello delle mitiche piste di fondo di Dobbiaco in Val Pusteria, conosci?

  2. Ciao Andrea come va? Sei sparito da tuo blog… Ieri sera abbiamo provato un vino che mi hai consigliato di Falkestein, il Riesling 2012! Un paglierino luminosissimo e cristallino dal profumo con la p maiuscola abbastanza intenso e complesso minerali abbondanti e mela ed un pò di miele e camomilla…. Entra pieno e la freschezza pungente con sapiditá importante e di buon corpo finendo un filo amarognolo equilibrato e molto fine, forse lo si poteva attendere un’annetto, ma decisamete da collocare tra i migliori bianchi che abbia bevuto… Porta in se tutta la freschezza del suo territorioed un succo sublime! Ecco la mia prima, anzi il mio primo tentativo di degustazione sensoriale hihihihi… Aspetto un tuo nuovo articolo e nel frattempo Venerdi andiamo ad una degustazione guidata dal personaggio del Bonera dove ci guidera su 2 Nebbioli 2 Sangiovese e 2 Aglianico…. A presto grazieee

    1. Ciao Gabri, hai ragione ma purtroppo siamo stati presi con il trasloco e non ho avuto un minuto nemmeno per bere il vino figurati per scrivere di vino, ma ti prometto che appena avró la connessione recuperiamo alla grande, mi fa piacere che ti sia piaciuto Falkenstein, ora, se lo trovi,prova quello di Castel juval e poi quello di Kuenhof, un caro saluto, a presto!

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