Birra Belga a portata di carrello.

Mai come in questo periodo si ricorre, per ovvie ragioni meteorologiche, all’acquisto di questa nobile e antichissima bevanda, che pari al vino ha un tradizione millenaria.
Nonostante i passi da gigante che abbiamo compiuto in Italia per quanto riguarda la qualità vedendo il fiorire di centinaia di microbirrifici artigianali sparsi dalla Sardegna all’Alto Adige, non si può non riconoscere a livello storico e culturale il primato a quella piccola nazione chiamata Belgio, che ha elevato la birra a standard qualitativi incredibili creando un vero e proprio stile.
Questo stile è basato sulla cosidetta fermentazione spontanea, ovvero si lascia il mosto all’aria aperta per favorire l’inoculo naturale rappresentato da lieviti e batteri lattici che danno corpo, struttura e giusta acidità alla birra.
Queste birre prendono il nome di Lambic e Gueuze, sono birre strutturate e complesse, con varie sfumature odorose marcate, hanno lunga persistenza al palato e buona gradazione alcolica, e sono particolarmente adatte all’abbinamento gastronomico, non temono piatti di carne di svariato genere, arrosti o primi piatti succulenti.
Non voglio tediarvi oltre con tecnicismi, questo non è un articolo sui vari stili della birra o su come si produce la stessa, mi riprometto però di accordarmi con Danila per un articolo a riguardo, che ovviamente inseriremo nella sezione del blog che riguarda le “lezioni”.
Il tema dell’articolo ha l’obiettivo di aiutarvi a trovare, anche in un posto “banale” come il supermercato, il giusto tipo di birra di buona qualità che vi permetterà di passare con gli amici una piacevole serata di degustazione, magari facendo un piccolo cenno sui piatti giusti da abbinare.
Salvo qualche eccezione, al contrario del vino, in quasi tutti i supermercati si possono trovare ottime birre provenienti dal Belgio, magari non stiamo parlando di prodotti elitari che hanno vinto concorsi in tutto il mondo, con prezzi da capogiro che ormai raggiungono quelli di una bottiglia di Champagne, ma sicuramente parliamo di birre di tutto rispetto, inserite in una fascia di prezzo che va dalle quattro alle sette euro, insomma birre che vanno oltre la solita nota odorosa di cereali e mais tostato, che al palato hanno corpo, bollicine cremose, non certo quel frizzante aggressivo delle birre industriali e con una buona persistenza.
Il campionario è vasto, ma ora vi parlerò di quelle che ho scelto per l’occasione, birre soprattutto facili da reperire con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Le quattro birre in degustazione
Le quattro birre in degustazione

La prima si chiama “Blanche de Namur” è una birra che fa parte della categoria chiamata “birre bianche” o “blanche/wit” è prodotta con malto d’orzo e frumento crudo, ha gradazione alcolica 4,5% schiuma persistente e compatta, lascia svariati merletti nel bicchiere e ha un colore giallo paglierino, data la tipologia non è particolarmente limpida, ma non è un difetto, il perlage è abbastanza fine.
Il naso è estremamente agrumato con note intense di limone, arrivano anche le spezie: lo zenzero e il pepe bianco.Il floreale è leggermente acre, direi senza dubbio la mimosa. Il palato è piacevolmente fresco, cremoso, buona acidità ma anche una particolare sensazione oleosa di pinolo, buona corrispondenza agrumata e floreale, media persistenza insomma una birra che ha nella sua semplicità e freschezza il suo punto di forza, la vedo particolarmente adatta ad un frittura di calamari e gamberetti, cosa ne dite? Mi raccomando servitela massimo ad una temperatura di 6-8 gradi. Prezzo 5,50 euro.

Blanche de Namur
Blanche de Namur

Veniamo alla seconda birra, la “Afflìgem”. Fondata nel 1074 dai monaci benedettini, Affligem è l’abbazia più antica delle Fiandre. Questa birra belga prodotta con orzo maltato al 100 % fa parte della tipologia di birre a doppia fermentazione (vi sta venendo la curiosità di saperne di più sulla birra vero? Dovete solo avere pazienza!) ha una gradazione alcolica pari a 6,8 %, schiuma compatta e abbondante, non particolarmente persistente, rimangono bei merletti nel bicchiere, il colore è giallo dorato particolarmente carico, è abbastanza limpida, perlage fine, con un naso incentrato prevalentemente sulla frutta, la banana e l’albicocca, che diventano man mano più mature con l’aumento della temperatura, la birra va servita tra gli 8 e i 10 gradi. Il naso continua su note tostate di mais e mandorla, un bel floreale di fiori bianchi freschi e miele millefiori. Il palato è cremoso, buona intesità e persistenza, corrispondenza fruttata e piacevole nota ammandorlata sul finale, una birra che nonostante la struttura risulta piacevole e dissetante, soprattutto se servita a 8 gradi. A mio avviso si accompagna bene a dei medaglioni di maiale con cipolle di tropea e pomodori confit. Prezzo 6 euro.

Affligem
Afflìgem

Passiamo alla terza birra, la “Leffe”, non sto parlando del comune Bergamasco nella Val Gandino, tranquilli sono ancora sobrio. Parlo di una delle birre più famose al mondo, deriva da L’Abbazia Notre Dame de Leffe, più precisamente dal lavoro certosino dei monaci che cominciarono a produrla nel lontano 1152, che ne dite è abbastanza vecchia la storia della birra?
La birra in questione appartiene alla tipologia Blonde doppio malto, prodotta con l’utilizzo di orzo maltato e frumento ha una gradazione alcolica pari a 6,6 %, un bel colore giallo dorato che vira su evidenti note ambrate, schiuma compatta ma evanescente, pochi merletti ma un perlage fine.
Il naso è piuttosto semplice, forse un pò troppo caratterizzato in principio dai sentori comuni della birra ovvero lieviti e mais tostato, con l’ossigenazione arrivano note di marzapane, nocciola tostata e frutta tropicale matura, insomma un naso intenso ma poco elegante. Il palato è troppo carico, in bocca è cremosa ma la componente fruttata matura crea un tendenza dolce che stanca un pò il palato, manca di acidità e freschezza. Va servita a 6-8 gradi e ben si abbina a mio avviso ad un piatto di pollo al curry con un rösti di patate. Prezzo 4,30 euro.

Leffe
Leffe

Concludiamo con la migliore delle quattro birre, almeno secondo i miei gusti.
Sto parlando della birra “La Chouffe”, di certo ha una storia più recente, creata dal genio di Pierre Gobron et Chris Bauweraerts, il primo fusto è stato prodotto nel 1982.
Stiamo parlando di un’altra Blonde, strong Ale, in perfetto stile Belga, doppia fermentazione (fusto e bottiglia) utilizzo di 100 % malto d’orzo macinato, gradazione Alcolica 8% è un birra dal colore giallo dorato carico e vivace, media trasparenza, un perlage fine e schiuma compatta non voluminosa ma persistente con abbondanti merletti che rimangono cesellati sul bordo del bicchiere.
Il naso è davvero fine ed elegante, inizialmente floreale sempre la mimosa in primo piano, si apre successivamente a note speziate di pepe bianco, zenzero e agrume, una lieve nota tostata di mais e con l’aumento della temperatura arrivano le note fruttate di pesca e ananas sciroppato e miele millefiori. Il palato è perfettamente corrispondente alle note speziate e floreali, è cremosa, ha una lunga persistenza ma ciò che appaga maggiormente, nonostante la gradazione alcolica e la struttura di questa birra, è la sensazione di freschezza che lascia in bocca, che invoglia la beva. Il prezzo e di 6,80 euro e la vedrei perfettamente abbinata ad un piatto di lasagne alla bolognese.

La Chouffe
La Chouffe

Personalmente queste 4 ottime birre le ho abbinate ad una sfogliata napoletana, composta appunto da una pasta sfoglia cucinata come una crostata farcita con pomodori pachino, olive verdi denocciolate, mozzarelline, olio, origano, pepe nero e basilico. L’abbinamento è risultato perfetto con la “La Chouffe” e la “Leffe” la “Blanche de Namur” lasciava una nota troppo amaricante dopo il boccone e la “Afflìgem” troppo lunga rispetto alla sfogliata.

Sfogliata Napoletana
Sfogliata Napoletana

E voi a cosa abbinereste queste 4 birre? Mi raccomando è vietato rispondere:
“Alla pizza!” Troppo facile ragazzi…a presto!

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

8 Risposte a “Birra Belga a portata di carrello.”

  1. Buona seraa Maestri! Se nn stufo troppo vi rispondo io… Innanzi tutto le conosco tutte e 4, ma sicuramente preferisco le 2 agl’antipodi che hai descritto ed in particolare la Chouffe! La prima ce l’ho in frigo insieme alla Moretti grand cru e una st.etienne(sempre Belga). La Moretti in questione penso sia sicuramente nella Top ten delle Italiane, mentre la Chouffe é semplicemente fantastica!!! La St.etienne la conoscete? É a mio avviso “molto”gastronomica coi suoi 8 gradi poi… Nn sono sicuramente un gran consumatore, ma un paio d’anni fa con la MIA ragazza abbiamo fatto una cena con degustazione di birre Belga. Abbiamo azzardato un pò, pensa persino un filetto di salmone al pepe rosa con pure di ceci…. Ma saró io che faccio schifo, ma si erano comportate discretamente, poi c’era della lasagna al pesto alla Genovese ed altro che nn ricordo ora…. Sono Buone cmq, anche in Inverno!! Ciao Ragazzi grazie

    1. Ma scherzi Gabri? I tuoi commenti sono la mascotte del blog ormai, penso proprio che se non ci fossero li falsificherei io, soprattutto dopo la storia dell’aggiunta di acqua Panna sullo Champagne.
      La St.Etienne la conosco bene, buona freschezza e acidità, media persistenza adatta alla pizza secondo me,sui piatti che hai preparato forse era un pò corta anche se tecnicamente ci poteva stare, la moretti grand cru buona ma troppo cara, assaggia la Baladin di Cuneo, la Croce di Malto di Trecate o la Cittavecchia di Trieste o la Bareley del Sardo Nicola Perra anche la Beer-in di Biella e vedrai che non spenderai più 7 euro per la moretti grand cru, poi ripeto è buona ma a quel prezzo bevo cose più interessanti.
      Un segreto, di inverno bevo più birra che in estate, ma che voi fa, bisogna sapere parlare una lingua universale…a presto

  2. Ciao Maestri come va?Maestra sei in via di guarigione???La cos cussata dovrebbe essere sabato prossimo il 03/08 o forse quello dopo il 10/08 ci siete??? Mi chiedevo visto che dici Andrea che visitate anche cantine in Franciacorta se avete bevuto in cantina o a casa: Cavalleri,Ferghettina, Monte rossa e il Mosnel??? In cantinetta ho appunto un Cabo chon 2008 blanc ed un Ferghettina extra brut 2007 ed un collezione esclusiva Giovanni cavalleri 2005… Poi ho altri Franciacorta, ma nn so se saranno all’altezza di questi…Bellavista rosé 2008 e Ca del Bosco vintage saten 2009!! Grazie

    1. Ciao Gabri, non riesco ancora a darti conferma, sempre causa infortunio di Danila che è cmq in via di guarigione, per il 3 sarà difficile forse l’8, ma non voglio impegnarti inutilmente.
      Sai la mia diffidenza per i grandi nomi in Franciacorta, ma tra i vari citati Cavalleri sta a tutti gli altri come Maradona sta a Messi, non penso ci sia bisogna di aggiungere altro, se ti intendi un minimo di calcio, al contrario di me, ma l’esempio penso sia esaustivo anche fatto da un non esperto.
      Ferghettina non mi ha mai pienamente convinto, per mancanza di struttura e persistenza al palato, la causa come sempre in Franciacorta sta nella materia prima e dai terreni da cui essa proviene, non tanto nei vari produttori che lavorano seriamente, nulla da eccepire.
      Monte Rossa è un classico, con la sua mineralità rassicurante, buona struttura e persistenza, ma prezzi decisamente troppo alti in confronto ad altre cose relative al metodo classico in generale soprattutto all’estero, un consiglio se ti capita assaggia certi cremant di Loire o d’Alsace o meglio ancora di Jura, per non parlare dei Blanquette de Limoux da uve Mauzac in prevalenza, grandi vini a prezzi decisamente inferiori, rimprovera il tuo enotecaro di fiducia se non te ne ha mai parlato.
      Il mosnel non mi ha mai fatto impazzire per le stesse ragioni di Ferghettina anche se riconosco che il loro saten, anche se detesto questa tipologia, ha finezza ed eleganza invidiabili al naso a prezzi decisamente più onesti, ma cmq non li compro.
      Veniamo a Giovanni Cavalleri, tutto un altro mondo, ma non voglio influenzarti devi berlo prima. Guarda caso, dove sono situati i vigneti di Cavalleri? Ad Erbusco, Monte Orfano. Come diceva Peppino a Totò: ho detto tutto…!
      Bellavista e Ca del bosco, per carità grandi nomi ma per bere cose che ti rimangono in testa, devi andare su di livello nella gamma, e onestamente se devo spendere 50 euro, ti faccio una sfilza di nomi in Champagne che non mi basta lo spazio di questo blog, ma non posso svelarti tutto subito no?
      Un caro saluto Gabri, a presto.

  3. Nuooo mi dispiace troppo se nn ci sarete…. Nn voglio insistere, cmq se cambiate idea sappiate che seite i ben venuti e la data é fissata x Sabato prossimo il 02/08!! Ricordati Maestro che una vostra visita me l’hai promessa ed io sto preparando le bottiglie x il panel di degustazione hihihi…Nn scherzo e vorrei che, sempre se vi va mi faceste sapere voi la data che vi é comoda!!! Approposito dei Franciacorta, innanzi tutto nn mi deludi mai hai sempre la risposta ben fatta!!! Poi io li ho comprati x provarli, xé voglio scoprire di persona come sono, anche se piú assaggio i Bresciani piú apprezzo altre denominazioni… Allora Cavalleri é figlia del super vulcano? Io nn amo i Saten, ma quello di Cavalleri pur nn essendo millisimato mi ha colpito… Cmq in generale costano parecchio questi Spumanti e su questo sono pienamente d’accordo con te!! Ho visto che avete pubblicato un articolo sul Perlé rosè 2005(poi lo leggeró) sono appassionato in modo esagerato di Ferrari… Io ho il 2007 che attende d’essere stappato, ma senza fretta… Buona serata ragazzi e Grazie 1000

    1. Figurati Gabri il piacere è soprattutto il mio di effettuare una bella degustazione in vostra compagnia, ti prometto che la cosa avverrà presto
      perchè non hai idea di quanto mi esaltino queste cose, la condivisione, conoscere nuovi appassionati, ma come avrai capito in questo momento abbiamo priorità diverse, la salute prima di tutto…ovviamente!
      Ti auguro una buona serata e mi raccomando vedi di “bacchettare” il tuo enotecaro altrimenti mi dai il numero che ci faccio due chiacchiere…ahahahah…saluti!

  4. Buongiorno!! Hihihi, la prossima volta che vado in enoteca ci penso io….. Allora a presto e faremo un brindisi anche x voi!!! Approposito, tu cosa consiglieresti x accompagnare il cus cus alla Marocchina??? Io avrei pensato a vini mossi x sgrassare un pò la bocca…. Grazie e buona guarigione!!!

    1. Caro Gabriele, il couscous alla marocchina è un bel problema perchè c’è dell’agrodolce che come ben sai non è facile da abbinare con un vino secco, uvetta zafferano, brutte bestie! Ma mai dire mai ci penso io, bisogna trovare un vino che abbia sufficiente freschezza per detergere il palato da sapori cmq persistenti e pesanti, ma allo stesso tempo morbido per non scontrarsi con le spezie e abbastanza strutturato per reggere la carne ovina, ce l’ho:

      http://www.sellaemosca.it/it/vini_torbato.php?id_sub=34&id_art=39

      Dovresti trovarlo abbastanza facilmente. Fammi sapere com’è andata, a presto!

I commenti sono chiusi.