Bernard Tornay a Bouzy, un affare di famiglia.

La Champagne è una zona vitivinicola molto vasta e ricca di piccole denominazioni differenti l’una dall’altra, vanta peculiarità uniche e caratterizzate ed i vari comuni dove vengono coltivati i vigneti hanno una storia ormai plurisecolare. Alcune zone come la Côte des Bars o la Côte de Sézanne, storicamente meno vocate a detta di alcuni illustri personaggi del passato, negli ultimi anni stanno raggiungendo livelli qualitativi ragguardevoli, soprattutto grazie al costante impegno di piccoli vigneron che hanno creduto fino in fondo al potenziale dei loro vigneti. Al posto di conferire le uve alle grandi maison hanno cominciato a seguire la loro filosofia produttiva con impegno e passione, assumendosi un rischio d’impresa che oggi li sta ripagando di tanti sforzi.

Fatta questa doverosa premessa, non si può certo ignorare che alcuni comuni della Champagne e di conseguenza alcuni Grand Cru, posseggano una marcia in più. Il motivo è molto semplice, a parità d’impegno tra vigneron di differenti zone, coloro che ad oggi hanno la fortuna di possedere ettari di vigneto in comuni quali Mesnil Sur Oger, Ambonnay o Cramant solo per citarne alcuni esempi tra Côte des Blancs e Montagne de Reims, godono di un ambiento pedoclimatico ed un terroir che inevitabilmente li avvantaggia.

Il Terroir

Bouzy è un altro di questi comuni eletti, non vi è alcun dubbio. La famiglia Tornay dagli anni ’50 coltiva 22 ettari di vigneto nel cuore di questo villaggio classificato Grand Cru. Situato a sud est della Montagne de Reims, una delle zone maggiormente vocate della Champagne, ci troviamo più precisamente sui pendii di questa famosa collina,  patria delle uve pinot noir più pregiate al mondo, ovviamente per ciò che riguarda la spumantizzazione, come viene chiamata in Italia.

Il motivo risulta chiaro ed inequivocabile, ed è sempre il terroir a dare le risposte che cerco. Questa zona, la più settentrionale della regione, è rappresentata da un vasto altopiano ricoperto da boschi, il comune di Bouzy vi rientra a pieno titolo. Sui versanti vengono coltivati vigneti che affondano le radici in un sottosuolo gessoso molto profondo, la vite compie uno sforzo notevole per cercare nutrimento, assorbe una quantità enorme di sostanze minerali che donano spiccata freschezza e sapidità ai vini prodotti in questa zona. Inoltre i boschi circostanti garantiscono una buona biodiversità per via della loro notevole funzione termoregolatrice.

La Maison

L’origine della famiglia Tornay risale al XVII°secolo ed è fortemente radicata alla storia stessa del comune di Bouzy, inoltre è legata indissolubilmente ad un’altra famiglia, Barnaut, che apparve in questa regione all’inizio del XVI° secolo. Bernard Tornay successivamente sposò Simone Barnaut, nacque dunque lo Champagne Bernard Tornay.

I viaggi continui in tutto il mondo di Bernard, ed il confronto con le diverse tecniche enologiche ed agronomiche legate alla coltivazione della vite, lo spinsero a creare una moderna cantina adatta ai progressi appresi in campo enologico, senza perdere di vista la tradizione del territorio circostante. La vecchia cantina situata nel centro di Bouzy non si adattava bene alle nuove tecnologie, non vi era lo spazio necessario per ricevere i vari camion, oltre a svariate necessità che lo spinsero a comprare un lotto di terreno dove costruì una cantina che ancor oggi mantiene temperature naturali e costanti tutto l’anno. Condizione ideale per l’affinamento dei vini.

La maison, ai giorni nostri, è condotta con lo stesso spirito e la stessa dedizione dalla figlia Nathalie e del marito Rudy Hutasse, figlio di Fernande Hutasse, un’altra famiglia di produttori di Champagne  che risiede ed opera nel villaggio classificato Premier Cru di Cumières, nel cuore della Vallée de la Marne.

Per quanto riguarda la mia rubrica “Champagne a tutti i costi” siamo di fronte ad un altro satellite nascente, ovvero una maison che possiede diversi marchi o è collegata ad altre etichette facenti parte della stessa famiglia. Approfondirò presto anche i prodotti della maison Hutasse, oltre agli Champagne prodotti da Nathalie Tornay figlia di Bernard che oltre a curare la maison protagonista di questo articolo,  è presente sul mercato con la propria omonima etichetta.

A Bouzy è proprio il caso di dirlo, trattasi di “Family Affair” come cita il titolo di questo mio scritto, sento già sullo sfondo la famosa canzone di Mary J. Blige prodotta da Dr. Dre.

La Filosofia dell’Azienda

La filosofia aziendale, tanto in cantina quanto in vigna è dedita al minimo intervento. Nel primo caso per non snaturare il vitigno e le peculiarità offerte dalla natura circostante con tecniche poco consone alla tradizione champenoise, nel secondo per offrire al consumatore un prodotto sano e privo il più possibile di sostanze dannose per l’organismo.

Un altro aspetto interessante della maison Bernard Tornay è che la stessa produce ottimi Coteaux Champenois, ovvero vini rossi utilizzati anche nei Rosé d’Assemblage. A questo proposito è da segnalare che da anni la famiglia Tornay rifornisce importanti maison del calibro di Taittinger, Mumm, Duval Leroy, Lanson e molte altri marchi famosi, a testimonianza del fatto che la qualità raggiunta in questa tipologia di vini è di indubbio valore.

Come di consueto è giunto il momento di descrivere il mio punto di vista sul vino degustato.

Champagne Brut Grand Cru Bouzy, Bernad Tornay.

Il vino è ottenuto da un assemblaggio di uve chardonnay 40%, pinot noir 60% coltivate in vigneti definiti Grand Cru nel comune di Bouzy. L’età media dei vigneti è 35 anni, dai più giovani che ne hanno 10 ai più vecchi che ne hanno ben 75.

Sosta 36 mesi sui lieviti più ulteriori 6 mesi post dégorgement, 12,5% vol. è figlio della vendemmia 2012, nella cuvée vengono impiegate anche cinque tipologie di vini di riserva diversi, svolge la fermentazione malolattica  e l’affinamento in vasche d’acciaio.

La sboccatura non viene riportata in etichetta, dalla mia analisi visiva e gusto-olfattiva, il dégorgementè stato effettuato nel primo trimestre del 2017.

Il Vino

Veste una tonalità intensa color giallo paglierino, resa ancor più luminosa per via di riflessi oro antico generati dalla presenza importante dell’uva pinot noir. I cordoncini sono fitti e regolari, il perlage ha il giusto sprint e fatica ad affievolirsi anche a diversi minuti dalla mescita.

Il naso, paradigmatico in quanto a territorialità, esordisce generoso, intenso di ricordi fruttati che spaziano dalla susina gialla al mandarino, la mela annurca. Una sensazione dolce di biancospino e miele d’acacia annunciano la nota olfattiva protagonista del vino, ovvero la potenza minerale del gesso coadiuvata da un ricordo di gusci di ostriche, fedelissima e rappresentativa del territorio di Bouzy. Con lenta ossigenazione affiorano sentori di salvia che si alternano alla dolcezza della frolla. Davvero un naso in continua evoluzione che appassiona e coinvolge.

Il palato, sorretto da vibrante acidità, dimostra classe ed eleganza. La bolla è fine, carezzevole, si avverte una sensazione di rotondità per via di un frutto opportunamente maturo. Il vino ha corpo e densità gustativa, il giusto allungo, impegna il palato senza strafare in un finale sapido che ricorda la mineralità percepita al naso, oltre a tanto agrume.

Conclusioni

Questo Champagne mi ha decisamente convinto, le sue peculiarità molteplici a livello gustativo mi hanno spinto ad azzardare con l’abbinamento gastronomico. Ho voluto premiare l’arte di Danila Atzeni, grande appassionata di cucina giapponese che da anni diletta il mio palato con svariate preparazione a base si Sushi e Sashimi. In questo caso ha superato se stessa, sia per quanto riguarda l’originalità della composizione del piatto e dei rispettivi ingredienti, sia per la stupenda foto scattata. L’abbinamento è decisamente riuscito, la grande sapidità del vino ha valorizzato enormemente il pesce crudo, la rotondità del palato ha contrastato perfettamente le durezze del piatto, ovvero salsa di soia e wasabi.

Ho attribuito un punteggio pari ad 89 punti, il prezzo del vino varia dalle 22 alle 30 euro a seconda del canale di acquisto: on line/azienda nel primo caso, enoteca nel secondo. Fatta questa considerazione non posso che definirlo un ottimo rapporto qualità prezzo. Ottimo esordio per la famiglia Tornay, nuovo satellite della mia rubrica “Champagne a tutti i costi”.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.