L’Arneis che veniva d’Almondo…

Su questo vitigno autoctono si è detto davvero di tutto, nel bene e nel male, senza considerare il fatto che ad un certo punto della sua carriera, entrando in un locale se si chiedeva un vino bianco senza specificare, nell’80% dei casi era un Arneis, proprio perché la sua personalità ben si adatta al bevitore occasionale di poche pretese, le stesse di questo classico vitigno delle colline del Roero. Ovviamente come in tutte le cose vanno considerate le dovute eccezioni.

Lo ammetto, nemmeno a me fa impazzire, ma la cosa che più mi entusiasma in questi casi è appunto scovare l’eccezione che conferma la regola, dopo svariate degustazioni l’ho trovata: Roero Arneis Docg “Bricco delle Ciliegie” l’azienda è quella di Giovanni Almondo ed è situata a Montà in provincia di Cuneo, cuore della zona vitivinicola denominata Roero, situata sul versante sinistro del fiume Tanaro. Ci troviamo a trenta chilometri da Alba e venti da Asti, quasi a metà strada tra queste due mitiche “capitali” del vino piemontese.

Roero Arneis Bricco delle ciliegie 2012 Az. G.Almondo
Roero Arneis Bricco delle ciliegie 2012 Az. G.Almondo

Ho visitato l’azienda di Giovanni Almondo a Giugno del 2012, ricordo a distanza di ormai due anni lo sguardo rassicurante di questo grande viticultore Italiano, uno dei più apprezzati in zona e non solo.
Inizialmente ci ha accolto con un fare un pò distaccato, tipico dei piccoli produttori piemontesi, persone che non puntano ai grandi numeri, al marketing o alla notorietà, in questo caso è diverso è la notorietà che ricerca loro, considerata la qualità dei loro vini e la pioggia di riconoscimenti. Quando però Giovanni ha capito la passione che nutro verso i vini piemontesi ed il rispetto che ho del loro impegno costante, del loro sacrificio e della loro dedizione ad elevare lo standard qualitativo dei loro vini ad altissimi livelli, ha subito abbassato la guardia cominciando a raccontare aneddoti significativi della sua carriera, accompagnandoli per mia fortuna ad una sequenza davvero lunga di assaggi della sua intera gamma di cui conto di tornare a parlarvi presto, magari in un articolo da inserire nella sezione “aziende”, ricordate l’articolo sulla visita all’azienda Letrari di Rovereto?
Ma veniamo al suo fantastico Roero Arneis Docg “Bricco delle Ciliegie”, un vino di culto in questa zona, universalmente riconosciuto come uno dei migliori, di sicuro il migliore a mio avviso, ma questo non conta.
Senza nulla togliere al suo Roero Arneis Docg “Vigne Sparse” vinificato esclusivamente in acciaio, di grande equilibrio gustativo ed ottima bevibilità, con note olfattive sicuramente più dirette e semplici ma estremamente fini ed eleganti, il “Bricco delle Ciliegie”, 2012 l’annata in questione, riesce da subito a farmi letteralmente innamorare della sua incredibile pulizia di profumi, un carattere nordico già dal primo olfatto, un vino che sembra arrivare dal Polo Nord metaforicamente parlando, il suo naso è inizialmente congelato, si rivela con una lentezza impressionante ed è proprio questo aspetto ad ipnotizzarmi.

Ottimo aspetto
Ottimo aspetto

A differenza del “Vigne Sparse” un 20 % della massa fa 15 giorni di fermentazione a 16-17°C in barriques, il restante 80 % ovviamente acciaio. Gradazione alcolica 13% vol. La tipologia di terreno dal quale nascono queste uve Arneis è composta da 65% di sabbia, 25% limo, 10% argilla e calcare. Va da se che con un mix del genere, aggiunto il fatto che ci troviamo a 350 mt. sul livello del mare con buone escursioni termiche, pendenza del 30%, esposizione Est-Sud/Est con vigne che hanno minimo 30 anni, “bricco della ciliegina sulla torta”, permettetemi la battuta, l’esperienza e la serietà di Giovanni a condurre l’azienda, pare sin troppo facile prevedere quello che ci sarà nel bicchiere, ma permettetemi di raccontarvelo brevemente.
Il vino sin dall’aspetto ha il passaporto per il Polo Nord, un giallo paglierino di estrema lucentezza e trasparenza con riflessi ancora verdolini, il naso è un continuo rimando a sensazioni fruttate di pera Kaiser, melone d’inverno, pompelmo, kiwi. Note floreali di piccoli fiorellini freschi di montagna, erbacee di citronella, salvia, resina di pino, menta, sembra di stare in una pineta in montagna perchè a queste note bisognerà sommare un elegantissima mineralità tipica della roccia scaldata al sole e di calcare. Con l’ossigenazione ed aumento di temperatura passando da 8-10° a 10-14° si percepiscono incredibili note di incenso e miele di acacia con un finale di tostatura di legno davvero lieve. Ma veniamo al palato, in perfetta sinergia la componente fresco-sapida, sbalordisce per persistenza e corrispondenza gusto olfattiva, l’intensita è moderata, non aggredisce il palato, al contrario lascia una piacevole ricordo fruttato di kiwi e pera Kaiser e leggermente speziato con una particolare sensazione asciutta dopo la lunga salivazione data dalla freschezza incredibile di questo vino ancora estremamente giovane. Il costo in cantina di questo gioiello è di 13 euro.

La ricetta che vi propongo in abbinamento è davvero un classico della cucina italiana, che tutti gli italiani devono saper fare. Non avete scuse, per quest’occasione niente supermercato/banco rosticceria:
“Pollo arrosto con patate e cipolline borettane”.

Pollo arrosto con patate e cipolline borettane
Pollo arrosto con patate e cipolline borettane

Riccetta:
Preparare un trito di rosmarino, salvia, alloro, sale e pepe nero, cospargerlo sul pollo esternamente ed internamente. Ungere una pirofila d’olio, adagiarvi sopra il pollo ed infornare a forno caldo per un’ora a 180 gradi girandolo di volta in volta ricordandosi di irrorarlo con i succhi di cottura. Trascorso metà del tempo, aggiungere le patate tagliate a tocchetti e le cipolle borettane aggiungendo un pizzico di sale e pepe sulle stesse.
Terminata la cottura tagliare il pollo avendo cura di mantenere la crosta bella croccante adagiata sui pezzi, disporre le patate e le cipolle attorno, avendo cura di averle ben scolate dai vari grassi della teglia.

L’abbinamento risulta azzeccato. La persistenza del piatto è pari a quella del vino, si ha una piacevole sensazione di equilibrio gustativo e di corrispondenza tra la spezie/erbe aromatiche descritte sia nella ricetta, sia del vino, la tendenza dolce del piatto e rinfrescata dall’acidità del vino e rimane la bocca pulita pronta al prossimo boccone.
Buon appetito!
Non mi resta di darvi appuntamento al prossimo Week-end di degustazione, sperando che sia all’altezza di questo.

Pubblicato da frescoesapido

Sommelier Ais dal 2011, in tandem con Danila Atzeni, fotografa professionista e sua compagna, autrice, tra l’altro, degli scatti dei suoi articoli, è un grande appassionato per la materia tanto cara a Dio Bacco ed ama la purezza delle materie prime in cucina: proprio l’attività tra i fornelli l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo svariati master di approfondimento sui più importanti territori vitivinicoli al mondo, nel 2021 ha ricevuto il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino. Collabora, altresì, anche con altre note riviste di settore quali Lavinium, L'Acquabuona e Travel Wine Magazine.

8 Risposte a “L’Arneis che veniva d’Almondo…”

  1. Buongiorno Maestri come va? Ieri x noi serata pesante con tonnellate di antipasti all’aperitivo (pizzette, torte salate frittatine trecce con formaggio e prosciutto salatini….) accompagnati da una magnum di Equipe5 ed un Ferrari maximum blanc ed un Bellavista rosé 2008 in formato tradizionale… poi 2 magnum offerte da un’ospite di pinot nero Oltrepopavese Corte sole!! Poi ha fatto l’ingresso il cuc cus accompagnato peró nn dal quello che mi hai consigliato tu, ma per motivi economici e di reperibilitá e x una mia fissa da un buon Lambrusco mantovano ben fresco! A me é piaciuto il tutto, anche se un bianco alla luce dei fatti ci stava meglio…. Sai ho una bottiglia di Roero Arnieis Cecu d’la Biunda 2013 in cantinetta, nn sará buono come quello che hai descritto tu, ma mi vien voglia di provarlo ora hihihi!!! Se ci foste stati voi ben altre bottiglie avrebbero portato alla luce il loro fondo, sto preparandovi la degustazione……………… P.s. tra tutti ieri sera il Ferrari x me numero uno,36 mesi sui lieviti un blanc de blancs di Chardonnay s.a. un demi musse!!! A presto

    1. demi musse???????bellissimo questo termine devo suggerirlo a Rossella Romani colei che cura la terminologia ufficiale di noi sommelier….il maximum l’abbiamo bevuto più volte lo trovo leggermente troppo piacione, per il residuo zuccherino, è un vino studiato da casa Ferrari per l’abbinamento gastronomico come il Riserva Lunelli e sul cous cous poteva starci grazie alla morbidezza che asseconda le durezze del piatto, il Lambrusco Mantovano che è anche la nostra passione,il mio prefertio è quello della Cantina Sociale di Quistelloso solitamente serve a sgrassare dei grandi salumi, quindi sul piatto di cui mi hai parlato che in quanto a grassezza zero,non saprei…ma mi fido!Alla fine l’abbinamento gastronomico è una scienza inesatta, vale molto di più l’abbinamento per pure emozione…il migliore!Ciao Mitico

      1. Hihihi che fagiano che sono, ho anche sbagliato a scrivere… Demi mousse!!! Sinceramente pensavo fosse un termine usato in Francia x definire questo tipo di vini (Champagne) a bassa pressione tipo i Saten…. Boooo!!! Il Maximum ha un buon rapporto qualitá prezzo e come dici tu col “piacione”,ed é verissimo, piacea tutti… Conosco bene il gran rosso del vicariato di Quistello e se nn erro é un lambrusco di Graspa rossa… cmq effettivamente é delizioso. Quello di sabato era un Giubertoni secco “frizzante”, ma a mio avviso meno buono di quello che dici tu!! Sbagliando s’impara dicono e anche con questa cena ho imparato qlc… Ho fatto un’ordine su Callmewine…ho preso 6 eccellenze, mi hai quasi rovinato susserendomi questo sito hihihihihi!!!! A presto e buona settimana ragazzi ciaoOo

        1. Per definire i “Saten”, termine coniato dalla Franciacorta riferendosi a vini spumanti con pressione atmosferica minore, attorno alle 4,5 atmosfere, al contrario delle 6 del metodo classico/Champagne, nel resto del mondo, si usa il termine “cremant”ne sono un esempio gli ottimi:
          Cremant de Bourgonge, de Loire, d’Alsace, de Jura…provali Gabriele e fammi sapere cosa ne pensi…a presto così mi farai sapere i nuovi acquisti.
          Ciaoooooo!

  2. Buongiorno Ragazzi! Ieri sera é passato a trovarci un’amico (che spesso fa parte del pannel di degustazione nelle nostre serate alla scoperta dell’Italia vinicola) e ci ha portatoun bel salame ed uno Champagne a me sconosciuto “Raymond Demière cuvée prestige”…. Nn so se fosse una bottiglia infelice,ma nn aveva affatto la tipica mineralitá ed un finale amarognolo…. Conosci questo produttore Andrea? Poi x salvare la serata la grande Enry,il mio Amore, ha aperto un rosso tanto x nn smentirsi…un Friulano di Livio Felluga il Vertigo 2012. Merlot e Cabernet Souvignon! Un colore intenso come il suo profumo coi suoi 13,5 gradi di razza dal gusto pieno… Questo sono sicuro che lo conosci!!!! Cavolo stavolta un pò di acqua Panna nn guastava hihihihi!!! Buon lavoro e a presto

    1. Ciao Gabri!Come no, conosco Livio Felluga come le mie tasche, ho visitato il suo stand lo scorso anno a Vinitaly anche se ammetto di preferire i suoi bianchi, per ovvi ragioni, ricordo che cmq il Vertigo mi aveva sorpreso nonostante la concentrazione che non amo particolarmente nei rossi per una nota balsamica fresca che invogliava la beva, non conosco la maison Raymond Demiere ho fatto una ricerca, siamo in zona Ambonnay so che ha anche un grand cru, ma nulla di particolare ho trovato ben poco,ma devo bere per giudicare, conosco un certo Serge Demiere, sempre di Ambonnay non male ma non ai livelli di questi Champagne che importa il mio amico Gionata Venesio a Rosignano Monferrato, con la sua azienda “la cuvèe” se con call me wine ti sei rovinato quando ordinerai da lui, con il rapporto qualità prezzo che ha ti conviene cmq tagliare la carta di credito…ecco il sito:
      http://www.lacuvee.it/
      Fai pure il mio nome quando scriverai o chiamerai per fare il primo ordine, ti tratterà con i guanti!Priorità nell’ordine:
      Jacques Beuafort,Chopin,Sourde diot,Mallol Gantois,Bourdaire Gallois…ma anche tutti gli altri meritano.
      Considera che lui ha anche un ristorante di cucina tipica del Monferrato:

      http://www.acasadibabette.it/

      dove alla carta puoi ordinare i suoi champagne, pagandoli al tavolo come sul sito, Pazzesco sarebbe bello fare un pranzo da lui magari una Domenica, che ne pensi, guarda che bello il paesino di Rosignano:

      https://www.google.it/search?q=rosignano+monferrato&tbm=isch&imgil=B_EsDbvTDwueJM%253A%253BIoAN-8ukUau0dM%253Bhttp%25253A%25252F%25252Fwww.localidautore.it%25252Fpaesi%25252Frosignano-monferrato-2018.aspx&source=iu&usg=__xjIHa-A5EOCQ2zxuPdaA9vdbnlU%3D&sa=X&ei=ho3iU6aiBaKfygPRpoHACA&sqi=2&ved=0CC4Q9QEwAQ&biw=1366&bih=667#facrc=_&imgdii=_&imgrc=B_EsDbvTDwueJM%253A%3BIoAN-8ukUau0dM%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.localidautore.it%252Fdbimg%252Fpaesi%252Frosignano-monferrato-4483.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.localidautore.it%252Fpaesi%252Frosignano-monferrato-2018.aspx%3B390%3B262

      A presto!

      1. Ma quante ne sai???? Altro che Maestro sei un’illuminato un Guru!!!! Sai che quella nota balsamica l’ho sentita molto bene e concordo con te! Settimana scorsa abbiamo bevuto in due sere diverse un Barbaresco delle case in collina del 2008 ed un Renato Ratti Ochetti 2011 un Nebbiolo d’Alba ed entrambi erano certamente un’altro mondo…Certo i bianchi Friulani invece sono da inchino!!! Ho sbirciato il ristorante e la cuvée…. la voglia é indubbiamente tanta e stasera ne parlo a Enry, anche se ad occhio croce saranno almeno 200km da noi…. Cmq in qlc modo devo conoscere la mia guida spirituale”voi” e se nn sará a Medole o a Rosignano che tra l’altro avrebbe sicuramente un fascino in piú potremmo venirci incontro, in modo da fare in giornata senza sacrificarci troppo tempo in auto… Magari hai un’altro asso nella manica da proporre come ritrovo??? Anche se nn è ancora scartata la tua proposta!! P.s. scommetto che conosci anche questi 2 rossi Piemontesi hihihihi!!! A presto Grande

        1. Scherzi Gabri? Renato ratti è il guru a mio avviso del dolcetto il suo “colombè” un classico, Dolcetto come deve essere e rimanere, non tutte quelle porcherie da competizione da 16 % vol.che snaturano il vitigno. Anche il suo Barolo Mercenasco non è male, nella annate giuste, anche se c’è di meglio.
          Casa in collina intendi quello di Terre da Vino?C’è sicuramente di molto molto molto meglio,Terra da Vino come Terre del barolo è un brand da Grande distribuzione, anche se lavora seriamente, ma siamo in serie c2 se vuoi bere un Barbaresco da serie A assaggia:
          Marchesi di Gresy,Sottimano,Castello di Neive,Bruno Rocca,Rizzi,ma soprattutto il “Vanotu” di Pellissero…potrei continuare all’infinito ma per ora mi fermo qui altrimenti scleri, poi intendiamoci i vini che hai bevuto son bei vini, difficile bere male in quelle zone, ma non emozionano a mio avviso, a presto.

I commenti sono chiusi.